Dopo l’attentato a Trump / Iper-complottismo e banale evidenza nei giorni decisivi della storia

di Massimo Viglione

Al di là della sicurezza dei nuovi estremisti del cospirazionismo cosmico sempreverde (che sono l’altra faccia degli schiavi del sistema globalista che credono e obbediscono a tutto, odiando chi ragiona al loro posto), la verità è che nessuno può veramente avere la certezza assoluta su quanto avvenuto a Trump.

Però alcune evidenti considerazioni di logica basica vanno fatte, anche se poi non si può escludere del tutto che si possa trattare di un piano organizzato.

1) Se c’è una cosa di cui dobbiamo veramente meravigliarci, è che Trump sia ancora vivo, nel senso che avrebbe, secondo logica, dovuto essere ucciso già da molto tempo.

2) Il meccanismo Usa non si può risolvere in impacchettamenti ideologici di comodo, come avviene per il nulla italiano: lì, sebbene tutti operanti e operai dello stesso sistema, non sono però tutti uguali. Non sono “tutti cattivi”, almeno non tutti alla stessa maniera.

Trump, uomo del sistema oltre ogni dubbio, dà però fastidio ai dominatori del sistema, al globalismo anti-umano di cui il blocco Bush-Clinton-Obama-Kerry-Biden-Pelosi e tutto lo schifosissimo ciarpame liberal, e anche in buona parte repubblicano, è emblema.

Trump ha impedito il sogno della Clinton nel 2016. Nel 2020 hanno dovuto far scaturire dal nulla decine di milioni di voti telematici per sconfiggerlo: ricordo ancora la Pelosi che, con la sua faccia ricolma di odio e disprezzo, nell’ottobre 2020, mentre stracciava platealmente i fogli del discorso di Trump, dietro le sue spalle, dinanzi al Congresso (e quindi dinanzi al mondo intero), affermava, sempre dinanzi al mondo intero, che Trump non sarebbe stato rieletto, a qualsiasi costo.

Il 6 gennaio 2021 gli Usa sono stati sull’orlo della guerra civile (e lo sono sempre), e chissà in quale maniera hanno convinto Trump a fare un passo indietro nel momento più decisivo.

Ora, però, sanno che non possono ripetere nuovamente questa operazione criminale. E, a differenza di allora, ora c’è in gioco anche il meccanismo ormai troppo avviato della guerra alla Russia, che un Trump di troppo potrebbe in qualche modo interrompere (preoccupazione devastante anche per alcuni tradi-conservatori nostrani casarecci).

Trump, anche questa volta, deve essere fermato, a qualsiasi costo, come disse la Pelosi. E forse, stavolta, il costo deve essere “kennediano”, in qualche maniera, anche perché ovviamente risolutivo in via definitiva.

Sia chiaro che chi scrive non si illude affatto su Trump. Non dimentica che è stato sierista e favorevole al totalitarismo sanitario esattamente come Biden, e anche come Putin (non dimentichiamolo mai: su questo punto, tutti uguali alla Cina, nessuno escluso). E non dimentica nemmeno i suoi plateali appoggi al mondo del genderismo o altri aspetti equivoci e pericolosi su cui è meglio sorvolare.

Chiarito questo, occorre dire però che ci si può sbizzarrire quanto si vuole con il complottismo estremo (Trump che prepara questo piano, che peraltro provoca morti e feriti innocenti, per eccesso di genio machiavellico), ma un pizzico di inevitabile sano realismo, anzi di mero buon senso, non può e non deve impedire di capire che Trump è e rimane il problema numero uno del mondo liberal, del mondo globalista e anche di parte significativa del mondo conservatore (tanto statunitense che nostrano).

Insomma, un problema fastidioso per la Rivoluzione: non certo perché, come detto, sia un contro-rivoluzionario; non certo perché sia nemico del sistema globalista; anzi, ne è parte integrante. Ma perché – come sempre accade – è il leader (almeno pubblicamente operante) dell’altra parte del regno globale, quella scomoda, imprevedibile; corrotta, anzi, corrottissima, su alcuni punti, ma non suicida cosmica e odiatrice dell’uomo in quanto tale. La parte “meno peggiore” di quella prona alle più atroci perversioni sessuali e ai piani più folli di dissoluzione, rappresentata dai poteri (chiamiamoli così per prudenza) “liberal”.

Per chiudere: tutto può essere, anche che abbiano organizzato un secondo 11 settembre immensamente più piccolo: e in effetti nella ricostruzione dei fatti qualcosa non torna. Però, francamente, stavolta nessuno al mondo può negare che se il tentato omicidio fosse veramente stato programmato a Washington e/o in qualcuna delle tante agenzie di intelligence, non vi sarebbe assolutamente nulla di cui meravigliarsi. Anzi, vi sarebbe da dire: “Finalmente!”.

Ma è davvero credibile che al sistema delle agenzie di intelligence possa sfuggire qualcosa? Che un tizio qualsiasi possa veramente piazzarsi su un palazzo e sparare a suo piacimento al probabile futuro presidente degli Stati Uniti d’America? È come credere che il Mossad non sapesse nulla di quello che sarebbe accaduto nell’ottobre scorso in Israele. Una pietosissima quanto tragica barzelletta.

Allora rimane il vero dubbio di fondo, ma che è un falso dubbio: le agenzie di intelligence, che hanno fatto finta di essersi distratte, lo hanno fatto per favorire Trump nel suo piano diabolico (che ha provocato anche morti innocenti) o nella speranza di toglierlo di mezzo per favorire la vittoria dei democratici? Ma questo è un dubbio serio? Chi ritiene, ad esempio, che la Cia stia al servizio dei piani di Trump e non della Nato?

Ecco perché, senza escludere nessuna possibilità in assoluto, la sana logica e razionalità richiedono però l’assenso sul fatto che la soluzione più probabile è che abbiano riprovato la via kennediana.

Del resto, sarà il tempo a darci conferma. Perché, purtroppo, nella speranza di tutta la Sinistra mondiale (ma anche di parte del mondo tradi-conservatore asservito ai centri di potere globalisti), se si sbaglia una volta, non si sbaglia la seconda.

Pertanto, per Trump, resta un problema che appare alquanto insormontabile: come potrà condurre la sua campagna elettorale pubblicamente? E, una volta eletto, come potrà essere presidente degli Usa dovendo limitare radicalmente le uscite pubbliche?

Kennedy venne ucciso da presidente. Suo fratello Bob da futuro candidato alla presidenza. La Nato vuole la guerra mondiale. Trump, come è stato recentemente affermato in un articolo a dir poco illuminante per chi non è cieco (ma quanto non sono ciechi), potrebbe essere “destabilizzante” in tal senso, perché potrebbe perfino salvare l’umanità della guerra nucleare (non sia mai!).

Forse è anche inutile perdere troppo tempo a sentenziare su ciò di cui tanto non possiamo essere certi. Di contro, possiamo essere certi che i prossimi mesi, e anni, saranno decisivi per la storia degli Usa, del cosiddetto Occidente, e del mondo intero.

Tutti questi uomini potenti sono solo marionette o al massimo attori. Lo stesso burattinaio e regista, a sua volta, è sottoposto al controllo e volere dell’unico vero Signore della Storia.

A noi non resta che affidarci alla Misericordia del Signore della Storia. Ma, dinanzi ai suoi occhi, dobbiamo però compiere la giusta scelta di campo. Per compiere questa scelta, occorre saper ragionare liberamente, e soprattutto onestamente, sulla realtà delle cose.

E la realtà odierna, pur nella sua immensa e inestricabile complessità, ci delinea comunque una cosa in maniera chiarissima: chi siano i più cattivi fra i cattivi. Ovvero, dove oggi regni veramente il male nella sua essenza più infernale. Dove cioè si realizzino gli estremi esiti della Rivoluzione gnostica, liberal-comunista e anarchico-mondialista.

Dove? Ma ovvio: dove si spara. Dove si cerca la guerra più distruttiva della storia umana. Dove si vuole distruggere la vita nascente, la vita morente, la vita malata, la vita sana; la famiglia naturale, la normalità sessuale, l’ordine del creato in ogni sua forma, la fede nel vero unico Dio. Dove si sta costruendo il mondo della “chiesa di Satana”.

E non è questa la parte di Trump. Questa è la parte di chi oggi guida Washington, la Nato, il globalismo, l’Agenda. La parte che odia Trump, perché odiano chiunque si frapponga in qualsiasi maniera, anche di poco, ai loro piani anticristici. È la parte che odia Putin e il mondo non allineato che ha creato. E che, guarda caso, non odia veramente (ma solo di facciata) la Cina.

In base a questa evidenza, la nostra personale scelta di campo determinerà il nostro personale futuro. In questa vita e nell’altra.

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