Salvezza universale? Da docente di matematica vi dico: fatti i conti, non può essere così!

Signore, sono pochi quelli che si salvano?

Luca 13, 23

di Piergiorgio Cesario

Caro Valli,

viviamo in un tempo in cui anche nella Chiesa la questione del destino eterno dell’anima sembra del tutto irrilevante, e spesso si fa passare il messaggio secondo il quale dopo la morte andremo tutti in paradiso. In questi giorni un sacerdote che predica su YouTube (evito di riportarne il nome) a una mia domanda ha risposto testualmente che “all’inferno ci vanno i peccati perché Dio salva i peccatori”. Dunque, tutti salvi. Ma questa idea di una salvezza automatica, per tutti, è falsa e anche eretica perché contraddice l’insegnamento della Chiesa e le stesse parole di Gesù.

Affermare che a tutti gli uomini dopo la morte è riservato il paradiso equivale a dire che nessuna anima creata corre il rischio di dannarsi e quindi che nessuno fino ad ora è mai andato all’inferno e nessuno vi andrà in futuro. Lì vi sarebbe solo satana con gli angeli ribelli (a meno che non si affermi che alla fine ci sarà un condono anche per loro: dopo tutto Dio è misericordioso, no?).

Ora, Dio è certamente misericordioso ma è anche giusto, e la misericordia per essere accolta deve trovare un’anima che riconosca di aver peccato e si senta bisognosa di perdono. La misericordia di Dio si riceve, attraverso il sacramento della confessione, con il pentimento sincero e la supplica.

Ma quanti sono quelli che vanno all’inferno?

Sono un docente di matematica. Amo la logica, il retto ragionamento e la deduzione delle affermazioni a partire dai dati sicuri in nostro possesso.

Partiamo dunque dai punti fermi, certi e assodati: il Vangelo, il catechismo e la tradizione.

Il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1033) spiega:

Morire in peccato mortale senza esserne pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio significa rimanere separati per sempre da Lui per una nostra libera scelta.

Tranne il caso di Giuda Iscariota, perché lo fa comprendere Gesù in modo chiarissimo, non potremo mai sapere con certezza se un’anima si sia dannata oppure no. Infatti non sappiamo se tale anima abbia fatto, magari un istante prima della morte, un atto di sincera contrizione e abbia chiesto perdono a Dio come il buon ladrone sulla croce. Appare tuttavia chiaro che questo terribile esito è possibile per ogni essere umano. Dio ci lascia liberi di accoglierlo come Signore e Salvatore o di rifiutarlo.

Nel Vangelo leggiamo:

Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno” (Luca 13,23-24).

“Molti” dice Gesù. Ebbene, in merito a questo passo ho sempre sentito commenti in cui si afferma che Gesù non risponde alla domanda, ma non è vero!

Esaminiamo la risposta e colleghiamola ad altri passi in cui si parla della stessa questione.

Vediamo il passo analogo in Matteo 7;13-14.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!  (Matteo 7;13-14).

Ritroviamo quel pronome “molti” contrapposto in modo più evidente ai “pochi” che si salvano.

E ancora:

Perché molti sono i chiamati ma pochi gli eletti (Matteo 22,14).

Risuonano drammatiche le parole di Gesù quando fa capire che anche tra coloro che avevano un rapporto di predilezione con il Signore ci sarà chi andrà nel fuoco eterno:

Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Matteo 7, 22-23).

Di nuovo quel pronome: “molti”.

Ma nelle parole di Nostro Signore (mai dette a caso, perché nel Figlio di Dio abita la pienezza della luce e della verità) ci sono anche valori numerici.

Nella parabola delle dieci vergini ne abbiamo cinque stolte e cinque sagge. Gesù avrebbe potuto dire, per esempio, che otto erano sagge e due stolte o usare altre coppie di numeri che abbiano per somma dieci, ma dice che la metà di esse si danna.

Nella parabola dei servi e dei talenti va un po’ meglio: uno su tre va all’inferno, ma se questa fosse la stima delle anime che si perdono sarebbe comunque un numero elevato.

Non possiamo riportare qui tutti i contributi di mistici, santi e beati che hanno avuto visioni dell’inferno descritto come pieno di dannati. Ricordiamo solo le apparizioni di Fatima (riconosciute dalla Chiesa) e quanto disse la santa Vergine sulla necessità di pregare per i poveri peccatori poiché già a quel tempo (anno 1917, un’epoca in cui senso religioso, fede e costumi erano certamente migliori rispetto ai nostri sciagurati tempi) tante erano le anime che si perdevano.

D’altra parte, se non ci fosse la possibilità della dannazione, come oggi spesso si predica o si lascia intendere, per quale motivo la madre di Dio avrebbe insegnato la preghiera che ancor oggi si recita nel rosario:

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno e porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia?

Certamente non possiamo stabilire con certezza matematica la percentuale delle anime dannate rispetto alla totalità delle anime create, né possiamo dire quante siano state dannate in media durante i vari secoli di storia cristiana, tuttavia neanche possiamo falsificare il Vangelo e le chiare parole di Nostro Signore Gesù Cristo che ha versato il suo sangue preziosissimo per offrirci la salvezza e distruggere i nostri peccati.

Rimaniamo ancorati all’autentico magistero della Chiesa, certi che chiunque muore in grazia di Dio, pentendosi dei propri peccati e invocando con tutto il cuore la misericordia del Signore Gesù, non si dannerà.

Ricordiamo la grande e meravigliosa promessa fatta da Gesù all’umanità attraverso santa Margherita Maria Alacoque:

Io ti prometto, nell’eccesso della misericordia del mio cuore, che il mio amore onnipotente concederà la grazia della penitenza finale a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi. Essi non morranno nella mia disgrazia, né senza aver ricevuto i santi sacramenti, e in quegli ultimi momenti il mio cuore darà loro un sicuro asilo.

Fa’ o Signore, per intercessione della Vergine Maria e di san Michele, che vincendo il nemico della nostra salvezza ognuno di noi accolga questo invito del Cuore di Gesù e si decida a vivere, almeno una volta nella vita, questa bellissima pratica con amore, con fede e umiltà profonda, mettendo così al riparo la salvezza della propria anima.

Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

 

 

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