In Paraguay c’è un caso alla Spotlight, ma sembra destinato ad avere minore fortuna. Sull’esempio della squadra investigativa del Boston Globe che smascherò i preti pedofili e le coperture del cardinale Law, ad Asunción alcuni giornalisti del quotidiano La Nación hanno formato un gruppo speciale, denominato La Nación investiga, che ha portato alla luce il caso di sacerdoti argentini, accusati di abusi, rifugiati e accolti in Paraguay, dove continuano a svolgere il loro ministero.
Il primo caso riguarda Carlos Richard Ibáñez Morino, indagato dopo denunce di abuso sessuale avanzate da almeno dieci giovani nella cittadina di Bell Ville, nella provincia di Cordoba, agli inizi degli anni Novanta. I denuncianti all’epoca erano giovani dei quartieri poveri e ricevettero denaro in cambio di prestazioni sessuali. La Nación riferisce che la magistratura paraguaiana per due volte ha respinto una richiesta di estradizione da parte ella giustizia argentina. Solo nel novembre del 2004 la Corte suprema avrebbe dato via libera all’estradizione, ma ormai troppo tardi per mettere il religioso sotto processo.
Chiamato dai giornalisti, l’arcivescovo di Asunción Edmundo Valenzuela ha dichiarato di aver appreso della presenza e dell’operato del sacerdote argentino solo dopo essere stato informato dal vescovo della diocesi di Cordoba, a sua volta interpellato dalla squadra investigativa. “Nessuno ha avuto il coraggio di chiedere al sacerdote i documenti”, ha ammesso l’arcivescovo. “Ci si è accontentati di una conoscenza superficiale, lo si è trattato come amico che veniva ad aiutare”.
Una volta scoperto il caso, monsignor Valenzuela ha dichiarato di aver convocato Ibáñez Morino per chiarimenti e di avergli fatto firmare una notifica di interdizione dalle celebrazioni sul territorio dell’arcidiocesi: “Lui l’ha firmata e il documento è stato trasmesso alla Santa Sede”, ha riferito l’arcivescovo.
Il nunzio in Paraguay, Eliseo Ariotti, ha ammesso che “le autorità ecclesiali erano al corrente del caso Ibáñez da un anno e che è stato attivato il protocollo pertinente”. L’ambasciatore vaticano ha precisato che “sono stati raccolti elementi per metterli a disposizione delle autorità, ma non è mai stata presentata una denuncia”.
Il nunzio Ariotti ha fatto poi sapere che altri due sacerdoti, Gustavo Ovelar e Francisco Bareiro, hanno ricevuto dalla Santa Sede la notificazione della riduzione allo stato laicale.
Il caso di don Ibáñez Morino è particolarmente sconcertante. Il prete argentino infatti, una volta arrivato in Paraguay, ha celebrato messe, matrimoni e battesimi in diverse città e perfino nella cattedrale di San Lorenzo. Non solo: durante la visita di papa Francesco è stato ammesso nell’area riservata ai sacerdoti vicino all’altare.
In Italia il caso è stato reso noto da Alver Metalli, responsabile del sito Terre d’America, dove si legge che tutto fa pensare che il prete argentino abbia goduto di coperture e complicità perché, come riferisce La Nación investiga, nel mese di agosto del 1995 fu arrestato e detenuto nel carcere di Tacumbú dopo essere stato fermato a Ciudad del Este, alla frontiera argentino-paraguayana, in esecuzione di un ordine di cattura internazionale emesso dall’Interpol per il processo aperto nel tribunale di Cordoba. Arrestato e dunque liberato. Perché? Su pressione di chi?
Nell’articolo La Nación investiga parla di Ibáñez Morino come del primo di cinque casi al centro delle attenzioni della squadra speciale, ma gli altri quattro articoli, annunciati nella prima puntata, non sono mai stati pubblicati. Recentemente acquisito dalla famiglia del presidente della repubblica Horacio Cartes, il giornale ha infatti deciso di bloccare l’inchiesta. “Ci hanno informati – riferiscono i giornalisti –- che per decisione esclusivamente imprenditoriale dei proprietari le pubblicazioni non ci saranno”.
La decisione di sospendere la pubblicazione dei risultati dell’inchiesta è stata comunicata dalla sorella del presidente del Paraguay, Sarah Cartes, che si occupa della programmazione del giornale.
La Nación, dopo l’acquisizione del presidente Cartes, fa parte di una holding che comprende vari media, tra cui una radio, due pubblicazioni di carattere popolare, Cronica e Popular, e il quotidiano on-line Hoy Digital.
Per quali motivi l’inchiesta è stata bloccata? È un caso di censura preventiva?
In una lunga intervista radiofonica a Canal 13 RPC, il nunzio spiega: “Ho detto [a Sarah Cartes] che non mi sembra opportuno pubblicare cose che al momento non sono sicure finché non ci sia un processo”. Ha poi aggiunto che nel caso del sacerdote argentino la sicurezza c’è “perché abbiamo visto la documentazione”. Su domanda del giornalista di Canal 13 RPC che gli chiedeva se papa Francesco gli avesse telefonato, il nunzio ha risposto: “Il papa è informato di tutto”.
Sta di fatto che il lavoro della squadra investigativa del giornale La Nación al momento ha ricevuto uno stop. Molto dall’alto. Ciò che è stato possibile nel Massachusetts, a quanto pare, è più difficile in Sud America.
Aldo Maria Valli