18 maggio. Doppia gioia.

Dunque, oggi, 18 maggio, è l’anniversario della nascita di san Giovanni Paolo II. Ma è anche il compleanno numero venti delle nostre gemelle diverse Anna e Paola, che poi sarebbero la quarta e la quinta figlia (su sei).

Ricordo molto bene il giorno in cui andammo (mamma, papà, Giulia, Giovanni e Silvia) dal signor ecografista per ammirare un’immagine in anteprima di questo quarto fratellino (o quarta sorellina). Eravamo curiosi, ma nello stesso tempo dimostravamo una certa nonchalance. In fondo era la quarta volta che ci sottoponevamo al rito: mica eravamo dei novellini!

Così, quando il signor ecografista, con gli occhi ben puntati sull’ecografo e pensando di spaventarci, fece la solita battuta  («bene, bene… ora vediamo quanti sono…»), fu difficile trattenere una smorfia annoiata, come per dire: «Signor ecografista, non la beviamo. Questo scherzetto lo riservi a qualcun altro. Noi siamo tipi navigati. Andiamo al sodo e ci dica come sta questo quarto arrivato».

Ma le cose incominciarono a complicarsi quando il signor ecografista, lo notammo subito, indugiò più del solito e, ci parve, più del dovuto, sulle misteriose immagini provenienti dalle materne profondità.

Dunque, signor ecografista? Che aspetta? Qualcosa non va?

Nel giro di pochi istanti quella che doveva essere una specie di gioiosa formalità si tinse di giallo.

Signor ecografista, perché non parla? Ci sta nascondendo qualcosa?

Serena, stesa sul lettino, non parlava. Le era rimasto incollato in faccia un sorriso, ma lo sguardo tradiva la presenza di altri e più complessi sentimenti.

Io, per quanto astigmatico, sgranai gli occhi e incominciai a sudare freddo: vuoi vedere che il quarto fratellino (o quarta sorellina) non è tutto intero?

Poi il responso: «Ma qui ce ne sono due!».

Come sarebbe a dire «due»?

«Sì, sì, proprio due, non c’è dubbio: eccoli qui. Mai avuto gemelli in famiglia?».

Rapido sguardo tra il sottoscritto e Serena: «Che noi si sappia, mai».

«Bene, c’è sempre una prima volta: avrete due gemelli. Due nuovi fratellini» (sorriso sardonico del signor ecografista rivolto ai volti, palliducci a dire il vero, di Giulia, Giovanni e Silvia).

Ulteriori approfondimenti rivelarono che i due nuovi arrivati erano fratelli eterozigoti, che non è il nome di una popolazione barbara ma il modo in cui si designano i fratelli che si formano quando due ovuli maturano contemporaneamente e sono fecondati da due spermatozoi, ognuno per conto suo. Due fratellini che poi si rivelarono due sorelline.

Quel giorno l’espressione delle nostre facce passò molto rapidamente dalla nonchalance a un certo stupore misto a panico. Trattenuto, come si conviene a persone ben educate. Ma reale!

Commento di Serena: «Nostro Signore è così, tu gli dai un dito e lui ti prende il braccio». Anche due (commento mio).

A volte dico che non ho mai vinto alla lotteria, anche perché non gioco mai, ma non è corretto. Quella volta ho vinto eccome! Mi dicono che ogni mille nascite ci sono circa dodici parti gemellari. E noi siamo stati estratti!

Quando uscimmo dallo studio del signor ecografista e salimmo, tutti e cinque, a bordo della nostra auto familiare color rosso magenta e detta Opima (per via del didietro abbondante), ricordo che feci retromarcia e andai dritto dritto a sbattere contro un palo. Ero un tantino in confusione.

In aritmetica sono sempre stato un somaro, però tre più due lo so fare, e la somma, in quel giorno, si ingigantiva dentro di me come un mostro. A due teste.

Poi il pensiero andò a Giovanni Paolo II. Se eravamo, e siamo, una famiglia extralarge, c’era, e c’è, il suo zampino. Era stato lui a invitarci ad aprici alla vita. Era stato lui a dirci di non avere paura. Lui a dirci di amarci il doppio, di festeggiare il doppio! Ed eccoci qua.

Devo dire che il bello delle nostre gemelle eterozigoti è che non sembrano neanche parenti. Una ha i capelli lisci e gli occhi chiari, l’altra è riccia con gli occhi verde-nocciola. Una ha preso, dicono, dal papà, l’altra, dicono, dalla mamma. Una studia ingegneria, l’altra va all’accademia di belle arti. Ci hanno risparmiato il problema di confonderle.

Poi, come succede in certe lotterie, il bonus extra: Laura, la sesta figlia. Che infatti di se stessa dice di essere il regalo della mamma.

Insomma, capirete perché questo 18 maggio per noi è una data (doppiamente) speciale.

Auguri Anna e Paola! Siete la nostra (doppia) gioia!

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