Roma è una città piena di misteri. In gran parte insondabili. Ci vivo da più di vent’anni e ogni giorno resto stupito.
Prendiamo il caso della spazzatura, che qui chiamano monnezza ed è una specie di mistero dei misteri. Ho girato mezzo mondo e non ho mai visto una capitale sporca come Roma. Eppure qui si vedono, molto più che altrove, mezzi della nettezza urbana continuamente all’opera. Alcuni sono autocarri giganteschi, larghissimi e altissimi (che, fra l’altro, bloccano il traffico), altri sono mezzi più agili e leggeri: sta di fatto che percorrono incessantemente le strade della città a tutte le ore. Come api operaie instancabili, sono sempre in movimento. Mai visto nulla di simile, che so, a Berlino, Londra, Parigi, ma nemmeno a Madrid o a Lisbona. Eppure Roma è sporca. Perché? Che fanno tutti quei mezzi in giro? Mistero.
Un altro caso è quello delle buche nelle strade. In nessuna città come a Roma ho mai visto tanti camion e camioncini carichi di catrame, con sopra dei signori che, armati di badile, gettano il suddetto catrame sulle buche, allo scopo di colmare le voragini piccole e grandi. Eppure, a dispetto di tutto questo girare di camion e di tutto questo gettare catrame, le buche sono sempre di più e sempre più grandi. Come mai? Che sia catrame solubile? Mistero.
Poi c’è il caso degli autobus. Alcuni sono enormi e lunghissimi, come dinosauri urbani. Altri sono di media stazza, altri piccoli. Ma una cosa hanno in comune: passano quando vogliono e come vogliono. A volte puoi restare alla fermata anche quaranta, cinquanta minuti, senza che ne passi uno, piccolo, medio o grande che sia. Poi, all’improvviso, ne arrivano due, tre o quattro, tutti assieme. Solo che a quel punto i cittadini in attesa si sono stufati: qualcuno se n’è andato, qualcuno si è addormentato, qualcuno ha fatto l’autostop. Perché gli autobus romani si comportano così? Sarà per un eccesso di creatività? Mistero.
Sempre a proposito di autobus, quando fanno sciopero i romani dicono sempre: “Oggi c’è lo sciopero dei mezzi, chissà che traffico!”. E invece ho potuto ripetutamente verificare che quando c’è lo sciopero dei mezzi il traffico è molto più scorrevole. Perché? Mistero.
Invece sapete quando il traffico si blocca per davvero? Quando piove. Ma dicendo “quando piove” non intendo dire “quando ci sono piogge torrenziali o monsoniche”. No, in questa città bastano due gocce, una pioggerellina leggera, quasi timida, e tutto si blocca. Perché? Mistero.
Poi c’è il caso delle moto, dei motorini e dei loro conducenti. A Roma i mezzi a due ruote sono tantissimi, e mi son fatto l’idea che siano tutti pilotati da studiosi di fisica impegnati in esperimenti sull’impenetrabilità dei corpi. Infatti tentano in ogni modo di passare dove non si può passare, di infilarsi tra le auto anche dove non c’è lo spazio per farlo. In certi momenti, mentre tu sei a bordo della tua auto, bloccato nel traffico, sembra quasi che questi studiosi, avendo spinto all’estremo la loro ricerca, ti chiedano di aprire le portiere, così che possano passare attraverso l’auto. Non tutti gli studiosi a due ruote hanno raggiunto lo stesso livello di perizia, ma devo dire che alcuni sono notevoli: in effetti riescono a passare anche dove non ci sarebbe il minimo pertugio per farlo. Come mai in questa città ci sono così tanti studiosi di fisica? E come mai vanno tutti in moto e motorino? Mistero.
Poi c’è il caso relativo all’uso delle frecce, altrimenti detti segnalatori luminosi. Che i romani utilizzano con grande parsimonia. Persone generose, quando si tratta di usare le frecce diventano improvvisamente sparagnine e si tirano indietro. Devi fare un sorpasso? Che tu sia sul Grande raccordo anulare, sulla circonvallazione o in qualsiasi altra strada, l’uso del segnalatore sarebbe molto utile: eviterebbe frenate brusche e rischi di collisione, e aiuterebbe a fluidificare il traffico incessante. Invece niente, la freccia non viene usata. Hai individuato un possibile parcheggio e hai quindi deciso di frenare? Bene: l’uso della freccia sarebbe auspicabile, così chi ti sta dietro capisce le tue intenzioni ed evita di finirti addosso. Invece niente, quel semplice gesto di innescare la freccia non è contemplato, oppure resta nelle intenzioni. Sembra quasi che i romani siano convinti che sull’utilizzo della freccia ci sia una tassa. Eppure non è così. E allora perché non la usano? Mistero.
In compenso, e siamo a un altro mistero, è molto usato il clacson. Laddove l’uso della freccia fornirebbe a chi sta dietro le chiavi interpretative per capire le intenzioni di chi sta davanti, il clacson ha più che altro uno scopo intimidatorio ed è quindi usato da chi sta dietro nei confronti di chi sta davanti. Ed è usato in molti modi, secondo un codice consolidato: un colpetto, allo scattare del verde, sta a dire “sveglia!”. Un colpo più prolungato, sempre allo scattare del verde, sta a dire “sveglia vecchio scimunito!”. Uno strombazzamento prolungato, in caso di manovra azzardata da parte di chi ti sta davanti o a fianco, vuol dire qualcosa tipo “mortacci tua!”. Due, tre o anche quattro strombazzamenti prolungati, a beneficio delle auto che ti circondano, vuol dire che il traffico ti ha dato alla testa e che a quel punto bisognerebbe chiamare l’ambulanza. Se solo fosse possibile. Perché il traffico è tale da non lasciar passare nemmeno un eventuale infermiere in bicicletta, figuriamoci un’ambulanza.
A proposito di biciclette e di piste ciclabili romane, mi sono già espresso in un precedente contributo e quindi mi astengo.
Insomma, i misteri di Roma sono tanti. Per questo più che di un sindaco questa città, per essere governata, avrebbe bisogno, credo, di un mago.
Aldo Maria Valli