«Assolvete medici e donne che abortiscono». Titola così, nella sua home page, il quotidiano Repubblica. Con tanto di virgolette. Il soggetto sottinteso è il papa, e l’uso dell’imperativo dà alla frase un tono pressante. Solo che il papa quella frase non l’ha mai pronunciata, né tanto meno scritta.
Il titolo vuole riassumere il contenuto della lettera apostolica Misericordia et misera, nella quale Francesco, al termine del giubileo della misericordia, stabilisce che d’ora in poi a «tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero», sarà concessa «la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato d’aborto». Si noti: la facoltà di assolvere, non l’obbligo, e certamente non l’imperativo, come invece si deduce dal titolo di cui sopra.
Ha spiegato monsignor Rino Fisichella in conferenza stampa: «Come si sa, questo peccato era riservato ai vescovi, che di volta in volta, a seconda delle circostanze, concedevano ai sacerdoti delle loro rispettive diocesi la facoltà di assolvere». Adesso invece, «in forza del loro ministero, cioè per il fatto stesso di essere ministri della riconciliazione, il peccato di aborto potrà essere perdonato da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare».
Si noti: potrà essere perdonato.
Vado a cercare il punto del documento. È il numero 12, a pagina 22. Ed ecco le parole del papa: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre».
Si noti: quando Dio trova un cuore pentito che voglia riconciliarsi con il Padre.
Poi il papa aggiunge: «Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione».
Si noti: il papa parla di penitenti.
Lascio al lettore il confronto tra i concetti espressi da Francesco e il titolo di Repubblica.
Ma vediamo altri titoli delle edizioni on line di alcuni giornali, con i miei umili commenti tra parentesi.
Corriere della sera: «Aborto, svolta del Papa: i preti assolvano chi procura il grave reato» (di nuovo l’imperativo, inesistente nelle parole del papa, e poi quella parola, reato, al posto di peccato!).
Il Messaggero: «Aborto, svolta di papa Francesco: i preti possono assolvere donne e medici che si pentono» (che si pentono e vanno a confessarsi, bisognerebbe aggiungere).
Gazzetta del Sud: «Svolta di Papa Francesco sull’aborto: sì al perdono» (perché prima c’era forse un «no al perdono»?).
Il Tempo: «Il Papa: chi ha procurato peccato di aborto sarà assolto» (sarà assolto sempre e comunque?).
Il Secolo d’Italia: «Papa Francesco concede per sempre l’assoluzione dal peccato di aborto» (che significa «concede per sempre»? E le condizioni?).
Quotidiano.net: «Aborto, papa Francesco: è un peccato ma va perdonato» (ma sì, colpo di spugna!).
Consumatrici.it: «Papa Francesco: aborto, peccato da assolvere» (ridomando: da assolvere sempre e comunque?).
Mi fermo qua. Ecco come, nella vulgata massmediatica, vengono spesso tradotte le parole del papa. Lo so, lo so: tradurre è sempre un po’ tradire, ma qui il tradimento è bello grosso! So anche, e parlo per esperienza diretta, che fare i titoli non è mica facile, perché bisogna condensare in pochissime parole un pensiero anche complesso, però nessuno dovrebbe sentirsi libero di stravolgere completamente la verità. So anche che le edizioni on line dei giornali producono titoli e notizie con grande velocità, ma il tentativo dovrebbe essere quello di mettere insieme velocità e verità, non di sacrificare la verità alla velocità. O no?
Le decisioni di Francesco possono piacere o non piacere. In ogni caso, prima di tutto, andrebbero riportate correttamente, non stravolte.
Qualcuno, parafrasando proprio Francesco, potrebbe chiedermi: chi sei tu per giudicare? Nessuno, ovviamente. Però sono un po’ stanco di questa cosiddetta società dell’informazione che è più che altro una società della disinformazione e quindi della mistificazione, e non mi va più tanto di vivere in questo villaggio globale nel quale di globale c’è soprattutto la confusione, voluta e alimentata da precisi interessi di parte.
Fra i titoli più onesti che ho trovato c’è quello del Fatto quotidiano: «Papa Francesco: concedo ai sacerdoti la facoltà di assolvere quanti hanno peccato di aborto». La dimostrazione che si può essere sintetici e corretti. Bene anche Tgcom.24: «Giubileo, il Papa nella sua Lettera: “Concedo a tutti i sacerdoti di perdonare il peccato dell’aborto”», con una precisazione immediata nel sottotitolo: «Interrompere la gravidanza resta una colpa grave perché pone fine a una vita innocente, tuttavia non esiste peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere».
Idem per L’Huffington Post: «Papa Francesco dopo il Giubileo: “Tutti i preti potranno assolvere il peccato di aborto”».
Il Post sceglie un’altra strada, più neutra, ma scivola sulla sintassi perché scrive «Cosa ha deciso il Papa sull’aborto» (si dice «che cosa ha deciso», non «cosa ha deciso») e poi, nel sottotitolo, un’ambiguità: «Nella lettera che chiude il Giubileo ha stabilito che tutti i sacerdoti potranno assolvere chi si è pentito, e non solo alcuni vescovi». Col che uno può pensare che i vescovi siano quelli da assolvere, non quelli che possono assolvere.
Sento già l’obiezione: senti un po’, maestrino, ma tu non sbagli mai?
Certo che sbaglio, eccome. Ma proprio perché so quanto sono fallibile cerco, non sempre riuscendoci, di mantenere in funzione il neurone che mi resta. E intanto medito su una frase di un certo signor Joseph Pulitzer (sì, quello del famoso premio giornalistico): «Una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile».
Aldo Maria Valli