Un ragazzo, una montagna di soldi e una morale da (ri)trovare

Sarà che io sono interista, e anche tanto, ma trovo che la vicenda riguardante il giovane portiere del Milan Gianluigi Donnarumma sia semplicemente immorale.

Leggo dalle cronache che in base al suo primo contratto da professionista il calciatore diciottenne percepirà sei milioni di euro all’anno per cinque anni. Poi leggo che siccome la «clausola è modulata sulla posizione del Milan al termine del prossimo campionato», al ragazzo andranno cento milioni in caso di qualificazione della squadra alla Champions League e cinquanta milioni in caso di «mancato approdo all’Europa che conta». Confesso di capirci poco, però ne capisco abbastanza per restare interdetto di fronte a questa montagna di denaro, una montagna spaventosamente alta destinata a un ragazzo che sarà pure bravissimo, ma il cui mestiere alla fin fine è impedire che una palla finisca in rete.

Ora sicuramente qualcuno mi dirà che io sono un moralista da strapazzo e che se il mercato dei calciatori consente queste cifre non c’è nulla di strano nel fatto che un bravo giocatore come Donnarumma se le intaschi. Mi si dirà anche che il talentuoso portiere del Milan non costituisce l’unico caso del genere e che quindi, se proprio voglio prendermela con qualcuno, non è contro di lui che devo indirizzare i mie strali moralistici, ma contro il sistema. Va bene, capisco tutte le obiezioni. Però, signori miei, tutti quei soldi sono proprio vergognosi.

Ma sapete che cosa mi ha fatto restare veramente male? È la notizia secondo la quale il portiere non si è presentato all’istituto per ragionieri di Vigevano dove avrebbe dovuto sostenere l’esame di maturità. E perché non si è presentato? Perché, dopo aver firmato il contratto multimilionario, ha preferito partire subito per le vacanze a Ibiza, dove è arrivato a bordo di un aereo privato. E perché è andato in vacanza a Ibiza senza fare l’esame? Perché la storia del contratto e tutte le polemiche degli ultimi tempi (l’idea di lasciare il Milan, il tira e molla con la società, le accuse di tradimento ricevute dai tifosi) lo hanno stressato. Per cui, niente esami.

Ecco, questa dell’esame mancato è la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia indignazione.

E chi se ne importa se ti sei indignato?, diranno molti. Buon per il ragazzo e per i suoi milioni. Non è che per caso sei invidioso?

No, ve l’assicuro, nessuna invidia. A parte che, se dovessi provare invidia per qualcuno, la proverei caso mai per gente come il grandissimo cestista LeBron James dei Cleveland Cavaliers o il grandissimo rugbista Dan Carter degli All Blacks, e non certo per un portiere di calcio (per giunta milanista), ma sta di fatto che la storia di questo ragazzo che non va all’esame perché «stressato», ed è «stressato» perché, poverino, ha firmato un contratto da sei milioni di euro all’anno più spiccioli, mi provoca una gran rabbia.

Guardate, se Donnarumma fosse andato all’esame, si fosse presentato ai professori e, umilmente, avesse chiesto scusa per la confusione e il fastidio arrecato (orde di giornalisti e troupe televisive all’esterno, fotografi in agguato per strappare una foto del ragazzo davanti ala commissione), forse forse avrei anche visto diminuire un po’ la mia indignazione per la montagna di soldi. Ma la partenza immediata per Ibiza (Ibiza!), in elicottero privato, la trovo di una rozzezza senza pari.

Ma scusa, dirà qualcuno, il ragazzo non è forse libero di fare quel che vuole? E a che cosa gli servirebbe, poi, un diploma di ragioniere, visto che può nuotare, come Paperone, in una piscina piena d’oro? Forse gli potrebbe servire a contare meglio i soldi, ma per quello avrà certamente qualcuno che lo aiuta!

A questa obiezione rispondo che, proprio perché palesemente «inutile», quel diploma andava cercato ancora di più. Andava cercato per un senso di dignità, per dimostrare di avere ancora un qualche tipo di legame con il mondo normale, delle persone normali. Andava cercato anche per buon gusto.

Ma forse, diranno gli obiettori, il ragazzo non aveva studiato (come fa un calciatore professionista a trovare il tempo per studiare?) e, sapendo di andare incontro a una brutta figura, ha preferito evitare.

Al che però io replico: ma scusate, pensate davvero che la commissione d’esame sarebbe stata severa con lui? Pensate davvero che i professori non  avrebbero avuto un occhio di riguardo e un bel po’ di comprensione nei suoi confronti?

No, no, credetemi: da qualunque parte la si guardi, questa storia è solo una triste storia dei nostri tempi bislacchi e del nostro mondo malato.

Eviterò il pistolotto sul cattivo esempio dato da Gianluigi a tutti i coetanei, i quali ora si sentiranno ancora più legittimati a evitare di studiare per cercare fortuna, fama e denaro in ben altro modo. È un pistolotto che evito non solo perché scontato ma anche perché penso che la stragrande maggioranza dei diciottenni non sia così sciocca da aver bisogno di essere messa in guardia da certi esempi perniciosi. Però nessuno  mi può impedire di sentirmi indignato e anche triste. E, ve l’assicuro: se il giocatore in questione fosse stato dell’Inter, avrei provato la stessa indignazione e la stessa tristezza.

Aldo Maria Valli

 

 

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