Per qualche giorno non ho scritto per il blog perché ho fatto compagnia al mio papà novantacinquenne cercando, per quanto possibile, di prendermi cura di lui. Proprio mentre lo accudivo mi sono tornate alla mente le parole del Vangelo di Giovanni («In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi»), ma soprattutto mi ha colpito la verità di questo brano, perché ho visto davvero il mio papà tendere le mani e sorreggersi a fatica al mio braccio, e davvero gli ho cinto la veste, e davvero ho dovuto dirgli «no, papà, andiamo di qua, ti porto io, di là non ci puoi andare, non puoi fare di testa tua».
Rientrato a casa, ho riacceso il computer e ho trovato il salmo che l’amico Fra Cristoforo ci ha regalato per questa domenica dedicata alla Vergine di Lourdes: «Dio è per noi rifugio e forza, / aiuto sempre vicino nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se crollano i monti nel fondo del mare» (Salmo 46). Come spesso succede, Fra Cristoforo sembra scrivere proprio per me. In effetti i terremoti non sono soltanto quelli causati dai sommovimenti del sottosuolo. Si può essere terremotati nell’anima, in preda all’angoscia, mentre tutto sembra crollare. E allora l’unico vero rifugio è il buon Dio e la preghiera è la grande risorsa di cui disponiamo per abbandonarci nelle sue braccia.
Alla preghiera si sta affidando certamente il papa emerito Benedetto XVI, che proprio cinque anni fa come oggi, nel giorno dedicato alla Vergine di Lourdes, annunciava ai signori cardinali e al mondo la rinuncia al pontificato. Nel 2008, in occasione del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni, durante la messa celebrata a Lourdes, papa Ratzinger disse tra l’altro: «Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo». Poi, citando la Deus caritas est, proseguì: «Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione. Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla preghiera la sua specificità cristiana e la sua vera efficacia».
Oltre che dalla frenesia del fare, la Chiesa di oggi, purtroppo, sembra affascinata dal mito del benessere e così, anziché insegnare a pregare, si mette a fare psicologia o sociologia.
E pensare che quando la Chiesa resta se stessa possiede una forza senza eguali, in grado di portare alla conversione persino il razionalista più incallito, come nel caso dello scienziato Alexis Carrel, che agli inizi del secolo scorso fu illuminato dalla fede proprio a Lourdes e poi, verso la fine della vita, pregò così: «Nulla voglio per me, se non la vostra grazia. Ch’io sia nelle vostre mani come il fumo portato dal vento… Ogni minuto della mia vita, Signore, sia consacrato al vostro servizio. Nell’oscurità, nella quale vado brancolando, io vi cerchi senza posa. Sebbene cieco, mi sforzo di seguirvi: Signore, indicatemi la strada».
Essere come il fumo portato dal vento: l’esatto contrario di quanto insegna il mondo quando propone la strada del diritto all’autodeterminazione. Eppure la Chiesa converte quando agli occhi del mondo è pazzia, non quando si piega alle logiche imperanti.
A volte di fronte a una Chiesa dimentica di se stessa, tutta impegnata a ragionare, o sragionare, secondo le categorie del mondo, proviamo orrore, e allora arriviamo a chiederci: non stiamo forse sbagliando? Anziché dedicarci a cose vecchie e superate come la preghiera, non dovremmo forse accettare la logica dell’«aggiornamento» per metterci al passo con i tempi?
Grazie a Dio in questi casi ci soccorrono i veri pastori, come Elia, il prete che nel suo blog scrive: «Ringraziamo il Signore se questi discorsi ci fanno inorridire: è buon segno. In questa situazione apocalittica, significa che abbiamo ricevuto la grazia inestimabile di conservare la sana dottrina, la retta ragione e l’equilibrio mentale. Non è affatto una forma di presunzione riconoscere la propria sanità spirituale sulla base della Rivelazione divina, di un intelletto funzionante e di una coscienza ben formata; metterla in dubbio, al contrario, sarebbe un grave affronto al Creatore (nonché a sé stessi). È ovvio che questa certezza non debba diventare motivo di superbia o di fanatismo, ma una serena consapevolezza dei doni ricevuti non ha nulla a che vedere con quegli atteggiamenti. La controprova di una buona salute dell’anima è un’umiltà sincera e non affettata, una carità fattiva e discreta, un’inalterabile pace di fondo nella lotta e, non da ultimo, una certa dose di scanzonato umorismo, anzitutto nei propri confronti».
In questo momento di gran confusione, dice Elia, «dobbiamo conservare la granitica certezza che, malgrado i cattivi Pastori e l’apostasia dilagante, la Chiesa è e rimane indefettibile, seppure oscurata. Essa persiste in un piccolo resto». E ancora: «La Madonna sta radunando i suoi eletti, sacerdoti e fedeli, facendoli incontrare e unendoli tra loro a dispetto delle fragilità di ognuno e delle differenze di provenienza, temperamento, formazione ed esperienza. L’importante è sforzarsi di essere docili alle guide che la Provvidenza ci ha posto accanto, rinunciando una volta per tutte a vagabondare da un sito all’altro a caccia di presunti messaggi, profezie e rivelazioni. Non mi stancherò mai di mettere in guardia da questo pericolo. Abbiamo già elementi più che sufficienti per fare una diagnosi adeguata della situazione; ora dobbiamo concentrarci nell’unione con Dio, nella formazione religiosa e nella pratica delle virtù, in primis la carità, soprattutto con le persone a noi più vicine e magari più disorientate. La Madre della Chiesa e degli uomini sta riversando fiumi di grazie sui suoi figli, perché li vuole salvare. Per farci Suoi collaboratori, mortifichiamo dapprima la volontà propria e ricerchiamo quel silenzio interiore che ci permetta di udire gli appelli dello Spirito Santo».
«Chi prega non spreca il suo tempo». In questo 11 febbraio, Beata Maria Vergine di Lourdes, preghiamo per la Madre Chiesa, perché si dedichi all’essenziale e faccia proprie le parole di Santa Teresa di Gesù Bambino: «Nei brevi istanti che ci restano, non perdiamo il nostro tempo, salviamo le anime».
Aldo Maria Valli