In ricordo del mio battesimo
Sessant’anni fa come oggi, il 16 febbraio del 1958, quand’ero un neonato di neanche due settimane, ricevevo il battesimo. Nutro una gratitudine infinita verso i miei genitori e la Chiesa cattolica, che quel giorno mi accolse tra le sue braccia.
Papa Francesco raccomanda spesso di ricordare il giorno del proprio battesimo. Una volta, all’Angelus, ha detto: «Voi sapete la data del vostro battesimo? Conoscete in quale giorno siete stati battezzati? Ognuno ci pensi. E se non conoscete la data o l’avete dimenticata, tornando a casa, chiedete alla mamma, alla nonna, allo zio, alla zia, al nonno, al padrino, alla madrina: quale data? E quella data dobbiamo sempre averla nella memoria, perché è una data di festa, è la data della nostra santificazione iniziale, è la data nel quale il Padre ci ha dato lo Spirito Santo che ci spinge a camminare, è la data del grande perdono… Non dimenticatevi il compito a casa: qual è la mia data del battesimo? In quale giorno sono stato battezzato o battezzata?».
Io sono al corrente della data perché la mia mamma l’appuntò in un quadernino dalla copertina celeste che abbiamo trovato in un cassetto alla sua morte, cinque anni fa: prima non la conoscevo.
Oggi dunque raccolgo volentieri l’invito di Francesco e, per l’occasione, richiamo i diritti e i doveri del battezzato.
Lo faccio innanzitutto con il «Catechismo della Chiesa cattolica», che nella parte dedicata ai fedeli dice: «I fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel modo loro proprio della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo » (871).
E poi: «Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all’edificazione del corpo di Cristo, secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno» (872).
Ne consegue che «le differenze stesse che il Signore ha voluto stabilire fra le membra del suo corpo sono in funzione della sua unità e della sua missione. Infatti c’è nella Chiesa diversità di ministeri, ma unità di missione. Gli Apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, santificare, reggere in suo nome e con la sua autorità. Ma i laici, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il popolo di Dio assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo» (873).
Ed eccoci al «Codice di diritto canonico», che nel Libro II («Il popolo di Dio»), a proposito di obblighi e diritti di tutti i fedeli, stabilisce: «Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all’edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i cómpiti propri di ciascuno» (can. 208).
«Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione» (can. 210).
«Tutti i fedeli hanno il dovere e il diritto di impegnarsi perché l’annuncio divino della salvezza si diffonda sempre più fra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo» (can. 211).
«I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa» (can. 212 – §1).
«I fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri» (can. 212 – §2).
«In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone» (can. 212 – §3).
«I fedeli hanno il diritto di ricevere dai sacri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti» (can. 213).
«I fedeli hanno il diritto di rendere culto a Dio secondo le disposizioni del proprio rito approvato dai legittimi Pastori della Chiesa e di seguire un proprio metodo di vita spirituale, che sia però conforme alla dottrina della Chiesa» (can. 214).
«I fedeli, in quanto sono chiamati mediante il battesimo a condurre una vita conforme alla dottrina evangelica, hanno diritto all’educazione cristiana, con cui possano essere debitamente formati a conseguire la maturità della persona umana e contemporaneamente a conoscere e a vivere il mistero della salvezza» (can. 217).
«Coloro che si dedicano alle scienze sacre godono della giusta libertà di investigare e di manifestare con prudenza il loro pensiero su ciò di cui sono esperti, conservando il dovuto ossequio nei confronti del magistero della Chiesa» (can. 218).
Ecco qua. Il che vale anche come risposta a tutti quelli che mi chiedono il perché del mio blog.
«Duc in altum!»
Aldo Maria Valli