Quella volta che il VAR entrò nella Chiesa
In quel tempo la litigiosità nella Chiesa cattolica aveva raggiunto livelli preoccupanti. Il problema riguardava in gran parte le parole del papa, perché il sant’uomo sapeva essere attraente, ma non sempre era chiaro e a volte lasciava adito al dubbio che nelle sue affermazioni ci fosse qualcosa di eterodosso.
La situazione alla lunga si fece pesante, anche perché, se all’inizio le controversie riguardavano soltanto pochi addetti ai lavori, a un certo punto arrivarono nelle comunità e nelle parrocchie, dove i cattolici, anziché amarsi da buoni fratelli, presero a dividersi, polemizzare e guardarsi con sospetto.
Molti incominciarono a chiedersi: non si potrebbe introdurre un sistema di controllo riconosciuto, così da evitare polemiche e contrasti?
Fu così che un cardinale, amante del calcio, fece agli illustrissimi colleghi una proposta: «Anche se, a differenza del sottoscritto, non vi occupate di football e non siete tifosi, avrete sicuramente sentito parlare del sistema di revisione delle azioni introdotto sui campi per mettere fine a polemiche e sospetti. Si chiama VAR, Video Assistant Referee. In pratica, quando c’è un’azione dubbia, l’arbitro (in inglese “referee”) può essere chiamato da un suo assistente per rivedere tutto al rallentatore, oppure può essere l’arbitro stesso a chiedere l’ausilio della tecnologia prima di esprimere una valutazione. I tempi cambiano e il calcio ha deciso di adeguarsi. Così, grazie al VAR, niente più sospetti e litigi. Certo, non tutto fila sempre liscio, ma in generale, da quando il sistema è stato introdotto, il tasso di conflittualità sui campi di calcio è diminuito notevolmente».
«Dunque?…», chiesero in coro gli altri cardinali.
«Dunque facciamo lo stesso. Introduciamo il VAR nella Chiesa!».
«E come?…».
«Semplice, miei cari confratelli. Ogni intervento del nostro amato papa sarà registrato (cosa che, del resto, già avviene) e, in caso di necessità, lo si potrà riascoltare con calma, anche più volte e anche, se necessario, al rallentatore, in modo da giungere a una interpretazione unica e condivisa».
«Credo di aver capito che cosa intendi», disse un cardinale che amava il rugby e sapeva bene che in quello sport un sistema del genere (chiamato TMO, ovvero Television Match Official) era stato introdotto da tempo e con successo. «Ma scusa tanto: chi si occuperà concretamente del VAR e chi lo potrà richiedere?».
«Io penso – fu la risposta – che al VAR potremo mettere uno di noi. Anzi, se non avete nulla in contrario, mi candido io stesso. Munito di cuffie, durante gli interventi papali me ne starò attentamente all’ascolto e, con l’aiuto dei tecnici vaticani, potrò chiedere di fermare tutto e riascoltare. Mentre un altro signor cardinale potrà stare in platea e richiedere l’intervento del VAR in caso di necessità».
Tra i porporati ci fu qualche attimo di sconcerto. Poi iniziò un fitto conciliabolo al termine del quale un cardinale si alzò e disse: «Noi pensiamo che si possa fare. Se ha funzionato nel calcio, perché non dovrebbe funzionare anche nella Chiesa? Vediamo però due problemi. Primo: non ci sembra giusto che un solo cardinale possa richiedere l’uso del VAR. Secondo: il nome VAR non ci sembra adeguato al nostro caso, per cui bisognerà trovarne un altro».
Circa il problema del nome, dopo ulteriori fitti conciliaboli, si decise, per comodità, di mantenere la sigla, che però non stava più per Video Assistant Referee bensì per Valutatore Assoluto Retrospettivo. Quanto invece alla possibilità di richiederne l’uso, i cardinali votarono e la maggioranza decise di riconoscere tale diritto a tutti i porporati al di sotto degli ottant’anni (per evitare i problemi di udito) secondo una procedura molto semplice: durante gli interventi papali, sarebbe bastato che un cardinale si alzasse e pronunciasse a gran voce l’acronimo «VAR» portandosi allo stesso tempo gli indici delle mani alle orecchie, così da rendere la richiesta ben chiara a tutti i presenti.
«Anche durante le messe?».
«Anche durante le messe», confermò il cardinale che aveva proposto l’innovazione.
Sebbene i cardinali al di sopra degli ottant’anni mugugnassero un po’ («Ormai è chiaro che ce l’hanno con noi!», sibilò uno di loro), la proposta fu trasmessa al papa, il quale in un primo tempo non ne volle sapere. Poi però i suoi consiglieri gli fecero capire che, qualora non avesse accettato l’innovazione, il danno di immagine sarebbe stato notevole e così, sia pure con riluttanza, diede il suo benestare.
Il VAR entrò dunque nella Chiesa cattolica, e il grande esordio fu in occasione di un’udienza del mercoledì in piazza San Pietro.
Il papa aveva appena detto qualcosa a proposito delle altre religioni quand’ecco che un cardinale saltò su, si portò gli indici delle mani alle orecchie e allo stesso tempo esclamò «VAR!».
La platea fu attraversata da un brivido. Non era mai successo niente di simile. Migliaia di sguardi, dopo essersi puntati sul cardinale, si spostarono verso la postazione allestita sul sagrato, dove il porporato addetto al VAR, aiutato dai tecnici della Radio Vaticana, si mise subito a riascoltare le parole del papa. In un silenzio carico di tensione, rotto soltanto da qualche sporadico colpo di tosse (e dalla voce di un anziano pellegrino che, non avendo capito che costa stava succedendo, prese a recitare il rosario), il cardinale restò all’ascolto per qualche interminabile minuto, pregando i tecnici di tornare indietro. Poi si tolse le cuffie, si alzò in piedi e, rivolto verso la folla, mostrò il pollice alzato, il segnale che voleva dire: «Tutto a posto, si può proseguire!».
Un grande sospiro si sollievo attraversò la folla e l’indomani i giornali titolarono: «Buona la prima per il VAR nella Chiesa».
Dopo qualche tempo, nell’omelia durante una messa solenne nella basilica vaticana, il papa, con il suo solito stile fantasioso e poco convenzionale, disse qualcosa sul rapporto tra dottrina e verità, ed ecco che un cardinale balzò in piedi, fece il gesto convenzionale, gridò «VAR!» e immediatamente il Valutatore Assoluto Retrospettivo entrò in azione: ascoltò, riascoltò, riascoltò di nuovo. Furono attimi interminabili, poi finalmente il Valutatore si alzò, tolse le cuffie e… quella volta il pollice fu verso il basso! Secondo il VAR il papa aveva sostenuto qualcosa di inequivocabilmente eretico!
La messa fu quindi interrotta e un diacono, porgendogli un bicchiere d’acqua, invitò il papa a sedersi. Il pontefice, con mano tremante, prese il bicchiere e bevve. Poi, accigliato, si guardò attorno. Che cosa sarebbe successo?
Il cardinale che aveva richiesto il VAR salì alla cattedra, prese il discorso del papa, estrasse dalla tasca una penna, tracciò sui fogli quelle che alla folla sembrarono vigorose cancellature, scrisse accanto qualcosa e porse i fogli al diacono, il quale, senza leggerli, li consegnò al papa. Questi, visibilmente irritato, afferrò i fogli e li gettò a terra. Dopo di che, con passo svelto, se ne andò, interrompendo la celebrazione e lasciando tutti di sasso.
L’indomani i giornali titolarono: «Clamoroso in basilica. Il VAR riscrive il discorso del papa». E le polemiche tornarono, più feroci di prima.
«Come ha snaturato il gioco del calcio – dichiarò un cardinale intervistato dallo Spiegel – il VAR sta snaturando anche il magistero papale. Io chiedo che si metta a fine a questa pratica dannosa».
«Io invece lo userei di più», osservò un altro cardinale interpellato da La Croix.
Che fare? Il pontefice regnante si consultò con i tre predecessori, che vivevano nella casa per i papi emeriti, ma nulla trapelò.
La svolta, inattesa, si ebbe durante un’altra messa nella basilica di San Pietro. Nel corso dell’omelia papale un cardinale chiese quasi subito l’intervento del VAR per un passaggio controverso, ma un altro cardinale si alzò e contestò la richiesta. Fu come una scintilla che fece divampare l’incendio. In pochi attimi si formarono capannelli di porporati e la discussione raggiunse toni elevatissimi. Sembrava d’essere tornati alla dispute del primo Concilio di Nicea! I fedeli, dapprima attoniti, ben presto si unirono alle discussioni e la confusione aumentò enormemente, arrivando quasi allo scontro fisico, tanto che le guardie svizzere impugnarono le alabarde e le puntarono contro i contendenti.
Ma ecco che, nel pieno del trambusto, un ragazzo, un tipo allampanato e occhialuto, si alzò da una delle prime file, si diresse verso l’immagine della Madonna della Colonna e lì si mise a pregare, in ginocchio.
Il cerimoniere del papa lo vide e, fin quando gli fu possibile, lo seguì con lo sguardo. Poi si alzò a sua volta, lo raggiunse e si raccolse anche lui in preghiera.
Fu come un segnale. A poco a poco, mentre i cardinali discutevano, decine di fedeli si ritrovarono in processione. Qualcuno intonò un canto mariano e allora anche il papa e i cardinali, accortisi di quanto stava avvenendo, si ricomposero, abbassarono la voce e si unirono al corteo.
La preghiera ebbe l’effetto di placare gli animi e mettere fine alle contese, ma quando si andò alla ricerca del ragazzo che le aveva dato inizio nessuno lo trovò.
Sta di fatto che da allora il VAR fu accantonato. Sull’Osservatore romano il cardinale che lo aveva promosso scrisse: «Niente più interruzioni, niente più Valutatore Assoluto Retrospettivo. D’ora innanzi VAR vorrà dire Verità, Amore, Raccoglimento. Con il massimo rispetto e profondo ossequio ci permettiamo tuttavia di suggerire al Santo Padre di ricevere tutti coloro che hanno osservazioni da muovere e di ascoltarli con disponibilità e attenzione».
Proprio in quel periodo era in programma il ritiro spirituale quaresimale per il papa e la curia romana e così tutti decisero che ne avrebbero approfittato per pregarci su.
Aldo Maria Valli