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Il Grande Fratello con l’occhio a mandorla

Ricordate il recente giudizio dell’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo sulla Cina, da lui descritta come una sorta di paradiso in terra, dove la dottrina sociale della Chiesa è applicata al meglio?

Bene. Sarebbe interessante sapere che cosa pensa il monsignore delle ultime notizie in arrivo da Pechino, dove il governo comunista sta mettendo a punto un meccanismo davvero alla Grande Fratello di orwelliana memoria, per spiare e valutare costantemente l’«attendibilità» dei cittadini.

Il sistema si presenta come la nuova frontiera dello Stato totalitario. Ed era inevitabile che a testarlo fosse la Cina, Stato totalitario per eccellenza, con il problema di tenere sotto controllo un miliardo e quattrocento milioni di cittadini.

Il «sistema di credito sociale», destinato a diventare obbligatorio per tutti, singoli e imprese, entro il 2020, si presenta come una specie di classifica a punti per stabilire l’affidabilità. Chi avrà un punteggio alto sarà in grado di ricevere svariati servizi e privilegi (servizi bancari, assistenza sanitaria, possibilità di viaggiare all’estero), chi invece riceverà un punteggio basso sarà escluso ed esposto alla pubblica disapprovazione.

Il programma per ora è limitato ad alcuni soggetti in ambito regionale, come ad esempio a Shanghai, ma è destinato a estendersi rapidamente. Internet è lo strumento base: le autorità raccoglieranno infatti i dati necessari alla valutazione attraverso le attività on line, i commenti espressi sui social media, le prenotazioni, gli acquisti: tutto sarà sottoposto a controllo, verifica e valutazione, così da arrivare a un giudizio in base al quale il cittadino, o l’impresa, potrà ricevere un premio o una punizione.

Il tutto rientra nel «Piano di pianificazione per la costruzione di un sistema di credito sociale»  e si presenta come un vero e proprio sistema di monitoraggio continuo. Nulla potrà sfuggire all’occhio del Grande Fratello governativo. Ufficialmente lo scopo è soprattutto quello di vigilare sull’onestà negli affari, anche del governo stesso, sull’integrità dei soggetti impegnati nelle attività commerciali e sulla competenza e la correttezza degli organi giudiziari, allo scopo di «aumentare la consapevolezza dell’integrità e il livello di affidabilità nella società cinese», ma è chiaro che, così facendo, il governo potrà esercitare una sorveglianza totale, con tanti saluti a diritti fondamentali.

Secondo alcuni osservatori il Social Credit System,  xinyong  in cinese, in quanto basato sui concetti di onestà e affidabilità è in linea con l’etica confuciana, ma come non vedere i rischi?

È vero che la nuova economia cinese, a impianto socialista-capitalista, è afflitta cronicamente da disonestà, contraffazioni delle merci, insicurezza alimentare, mancanza di garanzie negli accordi e nei contratti. Di qui la necessità di introdurre controlli e verifiche, ma passo dopo passo il piano si è trasformato in un sistema di controllo totale, con inammissibili intrusioni nella vita quotidiana, nelle abitudini personali, nei rapporti sociali.

Preoccupa in particolare il progetto di arrivare a un sistema di premi e punizioni, destinato inevitabilmente a condizionare i cittadini. Nel piano si parla apertamente di un sistema a punti, con la possibilità di aumentare o perdere il proprio punteggio a seconda dei comportamenti e, ovviamente, delle opinioni. Ad esempio, si possono perdere punti se non si cancella una prenotazione in un ristorante quando ci si accorge di non poterci andare, oppure si possono guadagnare se si decide di donare sangue.

I premi ai cittadini con «elevato credito sociale», come riferisce  Dorothy Cummings McLean in un istruttivo articolo su lifesitenews, potranno includere sconti sui trasporti e attese più brevi negli ospedali. Al contrario, chi si vedrà attribuire  un basso «credito sociale» non potrà acquistare biglietti aerei, prenotare posti sui treni, ottenere il rilascio del passaporto. In più sarà prevista un’autentica gogna telematica, con il documento del «reprobo» pubblicato on line così che possa essere additato come esempio da non seguire. Inutile aggiungere che il rischio di delazione collegato a tutto questo è altissimo.

Quello che si va delineando in Cina «è l’incubo del primo stato veramente totalitario del mondo», dice Steven Westley Mosher, studioso americano specializzato in demografia e controllo della popolazione cinese, in prima linea nella difesa dei diritti umani in Cina, anche contro gli abusi della politica del figlio unico.

«La sinistra – spiega Mosher – ha sempre sostenuto che il vero totalitarismo è impossibile da raggiungere perché non ci sono mai abbastanza sorveglianti, ma ciò non è più vero». La crescente dipendenza dei cinesi dai dispositivi elettronici fa automaticamente di loro soggetti controllati ventiquattro ore su ventiquattro. Basta pagare una bolletta o acquistare un prodotto on line per essere monitorati e schedati. E già ora il governo cinese controlla tutti i telefoni.

Ovviamente, dice Mosher, «il tuo punteggio sociale salirà se dirai cose positive sul regime, e diminuirà se dirai cose negative». Il governo cinese ha un suo rappresentante nel consiglio di amministrazione di ogni società di social media: una mossa sbagliata e per la società può essere la fine.

Per i dissidenti, attualmente perseguitati in vari modi, si annunciano tempi ancora più duri. Quando il sistema di «crediti sociali» diventerà capillare e obbligatorio, restare nell’ombra diventerà difficilissimo. Oggi, forse, organizzare una manifestazione come la protesta di Piazza Tienanmen (1989) sarebbe impossibile. E già questo è un grande risultato per il regime comunista a capo di quella che monsignor Sánchez Sorondo, accademico vaticano, ha definito «una Cina straordinaria».

Aldo Maria Valli

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