Molti mi chiedono un commento sulla vicenda della lettera del papa emerito Benedetto XVI inviata al prefetto della Segreteria vaticana per la comunicazione. Mi sembra che il mosaico dei fatti sia stato composto quasi del tutto, e oggi il collega Marco Tosatti ne fa un riassunto che permette di avere il quadro completo:
Che dire? Tutti noi che ci occupiamo di comunicazione non ne usciamo bene. Io non ero presente alla conferenza stampa nella Sala Marconi della Radio Vaticana, perché impegnato con un altro servizio. Fossi stato presente, avrei commesso anch’io l’errore di non leggere tutta quanta la lettera del papa emerito e di non trarne le debite conclusioni? Sinceramente, non lo so. Sarebbe facile dire: no, io non sarei mai stato così superficiale! Ma so bene come funziona l’informazione oggi. Soprattutto so come andiamo tutti maledettamente di fretta, per cui c’è sempre meno tempo per la verifica, per il ragionamento pacato, per una valutazione alla luce del buon senso e non del sensazionalismo.
Penso che l’intera vicenda meriterebbe una riflessione, da parte di chi è in grado di farla, sullo stato di salute dell’informazione.
Come La lettera rubata di Edgar Allan Poe fornì spunti di riflessione a Sigmund Freud, Jacques Lacan e Jacques Derrida (ma quello era un racconto inventato), penso che questa storia della lettera mutilata potrebbe offrire numerosi motivi di indagine e approfondimento a chi studia i meccanismi odierni della comunicazione, patologie comprese.
Da semplice cronista, vorrei soltanto aggiungere un’annotazione riguardante una passaggio della lettera di Benedetto XVI. Si trova là dove il papa emerito, scusandosi di non poter scrivere circa i librini dedicati alla teologia di Francesco, dice: «Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica perché in tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo, anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti».
Ecco. A proposito di fretta e di serietà, Joseph Ratzinger ci dà qui una lezione: scrivere sempre e soltanto di libri veramente letti, comportamento raccomandabile in un tempo come il nostro, nel quale, incalzati dall’urgenza e dalla necessità di fare mille cose simultaneamente, spesso noi professionisti della comunicazione parliamo di faccende che abbiamo solo orecchiato e di testi ai quali abbiamo dato soltanto un’occhiata in fretta e furia.
E poi c’è quell’ultima annotazione: «… tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti». Il che significa che il papa emerito, a dispetto dell’età, degli acciacchi e degli allarmi spesso rilanciati sulle sue condizioni di salute, continua ad avere una vita attiva, con tanto di agenda piena di impegni. E questa notizia, per chi vuole bene a Benedetto XVI, non può che far piacere.
Aldo Maria Valli