Intervista ai Mercati
– Buongiorno signori Mercati.
– Buongiorno a lei.
– Grazie per questo incontro.
– Grazie a lei.
– Ecco, signori Mercati, siccome in queste ore si parla molto di voi, vorrei avere qualche delucidazione…
– Dica, dica…
– In primo luogo, perché quando c’è una cisi politica, come adesso in Italia, siete così spesso citati? Perché tutti sono così attenti alle vostre reazioni, al vostro responso?
– Beh, perché noi valutiamo, soppesiamo, diamo giudizi.
– Già. Ma perché lo fate?
– Oh, signore, lei è proprio un ingenuo. O forse finge di esserlo, per indurci a parlare…
– No no, io sono proprio ingenuo…
– Beh, come lei sa, noi, i Mercati, siamo sempre attenti alle cose politiche.
– Ma perché?
– Politica, Economia, Finanza, Mercati. Siamo tutti protagonisti di un grande gioco. Tutti in relazione. Tutti uniti da legami di causa-effetto.
– Di qui la famosa «reazione dei Mercati»…
– Appunto.
– Ma in base a quali logiche voi… ecco… soppesate, valutate, reagite?
– Una sola, caro signore: l’interesse.
– Ma l’interesse di chi?
– Oh, lei di nuovo vuole apparire ingenuo…
– No, no, ripeto che lo sono davvero. Dunque, l’interesse di chi?
– Ma l’interesse nostro, evidentemente, dei Mercati.
– E in che cosa consiste, se non chiedo troppo, questo vostro interesse?
– Nel fare in modo che ci sia sempre qualcuno che vende e qualcuno che compra.
– Capisco. Nient’altro?
– E che ci sia un certo equilibrio.
– Cioè?
– Per esempio, se ci sono troppi soldi e pochi beni non va bene. Se ci sono pochi soldi e troppi beni non va bene.
– Ma è una vita un po’ arida la vostra…
– Nient’affatto. Il nostro ruolo è decisivo. Mi creda: se lei oggi a pranzo ha potuto scegliere tra una bistecca e una coscia di pollo, è merito nostro, dei Mercati. E poi è bello ogni mattina vedere che tutti attendono la nostra reazione.
– A proposito: com’è il vostro rapporto con la Politica?
– È un rapporto intenso, ma lei, la Politica, è sempre così volubile, instabile, caotica, disorganizzata.
– Inaffidabile?…
– Già. Ecco perché noi interveniamo così spesso. Cerchiamo di mettere ordine dove non ci sarebbe altro che caos. E di ricordare il principio di responsabilità. Perché nessun pasto è gratis. Non so se ci spieghIamo…
– Però, signori Mercati, ammetterete che così l’autonomia della Politica va a farsi friggere.
– Autonomia della Politica? Lei vuole scherzare…
– No, no, non scherzo. La Politica ha una sua dignità. Non può dipendere dai Mercati…
– Ah! Bella frase! Ma senza significato. Dia retta: se lasciassimo fare alla Politica, saremmo già tutti rovinati.
– Ma perché?
– Per i motivi che le dicevo prima: della Politica non ci si può fidare, non guarda avanti, non pensa alle conseguenze. È sfrontata. Ecco il perché del nostro intervento. Noi, i Mercati, mettiamo le cose a posto.
– Un lavoraccio…
– Qualcuno deve pur farlo.
– Ma non vi sembra di essere un tantino senza cuore?
– Come? Si spieghi meglio…
– Voglio dire: la Politica sarà pure volubile, una farfallona, non discuto. Ma voi, con tutto questo equilibrio, questo controllo, diventate davvero pesanti: la vita non è solo calcolo…
– Caro signore, la vita non sarà solo calcolo, come dice lei, ma immagini che cosa succederebbe se noi non ci fossimo…
– Beh, forse saremmo tutti più… ehm… come dire… più felici?
– Lei vaneggia! Sareste tutti quanti falliti!
– Comunque, come rispondete a chi vi accusa di essere soltanto degli speculatori?
– Rispondiamo che noi lo siamo e ne andiamo fieri. Speculare vuol dire riflettere, e noi applichiamo la riflessione alle operazioni commerciali e finanziarie.
– Già, ma per il bene di chi?
– Oh bella, l’abbiamo già detto: per il bene nostro, dei Mercati! E cioè di tutti.
– Mah, su questo ho i miei dubbi… Grossi dubbi…
– Guardi un po’ che cosa è successo dove noi siamo stati eliminati: solo povertà, miseria, sofferenza.
– D’accordo, ma a volte non vi sembra di esagerare con la faccenda degli interessi?
– Per niente. L’interesse è ciò che muove il mondo. Non ricorda Adam Smith?
– Cioè?
– «Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse».
– E non vi sentite mai utilizzati dai potenti per i loro fini?
– Scusi, non riusciamo a capire…
– Voglio dire: siete sicuri che nessuno vi manipoli per il proprio interesse particolare?
– Ma tutti ci utilizzano per il loro interesse! È così che funziona.
– E quando gettate qualcuno sul lastrico? Nessun senso di colpa?
– Noi non gettiamo nessuno sul lastrico. Ognuno è artefice del proprio male.
– Sarà… In ogni caso, come la mettiamo con lo Spread?
– In che senso?
– Non vi sembra ingiusto fare leva sullo spread ogni volta che da noi la Politica è in difficoltà?
– Giusto, ingiusto… Non sono le nostre categorie. Lo spread è un indicatore. Noi non facciamo che segnalare. Vi aiutiamo a rimettere le cose a posto. Sempre che ne siate capaci.
– Avverto qui una critica all’Italia. Tifate per la Germania?
– Ma che tifo e tifo! Non è una partita di calcio! Parliamo di conti.
– E della moneta che ci dite? Meglio l’euro o la lira?
– La moneta è solo uno strumento. A noi interessa che qualcuno venda e qualcuno compri. Stop.
– Ma secondo voi l’Italia deve restare nell’euro?
– Ripetiamo: non ci riguarda.
– Ma un consiglio?
– Immaginiamo che la lira si ritroverebbe automaticamente svalutata rispetto all’euro. Diciamo di un trenta per cento. Ma è la Politica che decide queste cose. Noi ci limitiamo a prenderne atto e a comportarci di conseguenza.
– E che cosa ci dite della povertà crescente, delle famiglie che soffrono, dei tanti giovani senza lavoro? Voi, i Mercati, non vi interrogate mai su questi problemi?
– Ma non è il nostro compito. A noi interessa che ci sia qualcuno disposto a vendere e qualcuno disposto a comprare. E riteniamo che questa possibilità, alla fin fine, garantisca il benessere più di altri sistemi.
– La famosa «mano invisibile», per cui la ricerca egoistica del proprio interesse giova al benessere generale.
– Esatto.
– E quando un paese soffre, come l’Italia adesso, non vi sentite responsabili?
– Vedo che lei non vuol capire. Ci sentiremmo in difetto se non facessimo il nostro dovere, cioè rendere possibile la contrattazione tra chi compra e chi vende. Il resto è filosofia.
– Avete letto l’ultimo discorso del papa?
– Quale?
– Alla fondazione Centesimus annus. Dove, fra l’altro, dice: «Le attuali difficoltà e crisi nel sistema economico hanno una innegabile dimensione etica: sono legate a una mentalità di egoismo e di esclusione che ha generato nei fatti una cultura dello scarto, cieca rispetto alla dignità umana dei più vulnerabili».
– Ebbene?
– Come reagite?
– Il papa parla da papa, giustamente. Noi più che di morale parliamo di equilibrio. I conti a posto. Entrate e uscite. Cose così.
– Ma che aridità di cuore…
– Come ha detto?
– Niente. Riflettevo fra me e me. L’etica proprio non vi riguarda?
– L’etica riguarda voi. Per noi ci sono solo leggi. Le leggi dei Mercati. Ovvero le nostre. Le quali non si violano impunemente.
– Dunque il denaro non è lo sterco del diavolo?
– Andiamo… Il denaro è uno strumento. Meglio: un’unità di misura. Sta a voi scegliere che farne.
– A proposito di denaro. Scusate se approfitto: non potreste darmi qualche consiglio? Per i miei risparmi…
– Caro amico, ci sono ottimi financial advisors. Si rivolga a loro.
– Scusi?
– Consulenti finanziari.
– Suvvia, un consiglio piccolo piccolo…
– Dipende dal capital asset…
– Scusi?
– E poi badi all’asset allocation…
– Scusi?
– E occhio ai driver di crescita…
– Scusi?
– Per un corretto investment plan…
– Mi gira la testa…
– Tranquillo, lasci fare a noi.
– Va bene, grazie.
– Grazie a lei.
– E ora che fate?
– Andiamo a trovare un’amica…
– Chi è? Se non sono indiscreto…
– La Borsa. Con lei sì che ci si intende!
– Parlerete di Politica?
– Certo che sì. E sai le risate!
Aldo Maria Valli
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ALDO MARIA VALLI
COME LA CHIESA FINI’
LIBERILIBRI