Non solo l’ha sostituito immediatamente, ma gli ha vietato di risiedere nella diocesi, che ha dovuto lasciare subito e nella quale non potrà più risiedere. Destinatario del provvedimento di Francesco l’arcivescovo di La Plata, in Argentina, monsignor Héctor Rubén Aguer.
Arrivato alla scadenza dei settantacinque anni Aguer, come vuole la normativa, ha presentato la rinuncia al pontefice, il quale in genere in questi casi, se il titolare non ha problemi di salute, concede una proroga che può arrivare anche a un paio d’anni. Ma in alcune circostanze (vedi i casi dell’arcivescovo di Malines-Bruxelles, André-Joseph Léonard, e quello del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Müller), Francesco ha agito diversamente e la rimozione è stata immediata.
Tuttavia il trattamento riservato a monsignor Aguer è stato particolarmente duro, tanto che quando, nell’omelia di commiato, il vescovo ha spiegato di essere rimasto letteralmente senza un tetto, un vescovo greco-melchita, presente alla cerimonia, si è talmente impietosito da offrirgli di ospitarlo a casa sua.
In seguito la nunziatura ha concesso ad Aguer qualche giorno in più per togliere il disturbo, ma la sostanza non cambia. Inoltre il Vaticano ha nominato un amministratore apostolico. Come per sottolineare il rischio che, prima di andarsene, Aguer potesse compiere qualche malefatta o inquinare qualcosa.
Che cosa ha fatto il monsignore per meritarsi questo trattamento? Di certo non è mai stato un progressista. Ma la sua principale “colpa”, si dice in Argentina, probabilmente è stata quella di aver spiegato, in una lettera ai preti della diocesi, che Amoris laetitia non può essere interpretata come una rottura con il magistero dei papi precedenti e che dunque i divorziati che si risposano civilmente non possono essere ammessi alla Santa Comunione.
Apprezzato da Benedetto XVI, che lo volle tra i partecipanti al sinodo del 2012 sulla nuova evangelizzazione, Aguer si è sempre battuto per la difesa della vita, contro la cultura abortista, ed è noto per il linguaggio chiaro, apprezzato dalla maggior parte dei fedeli.
Secondo Elisabetta Piqué, giornalista del quotidiano argentino La Nación e biografa di Bergoglio, la decisione di Francesco nei confronti di Aguer “rappresenta un segno del cambiamento di leadership che attende l’arcidiocesi”. Poiché il vescovo era su “posizioni conservatrici”, aveva uno “stile conflittuale” ed era “quasi ossessionato dalle questioni della moralità sessuale”, occorreva un cambio di registro.
Aguer e Bergoglio furono vescovi ausiliari negli stessi anni a Buenos Aires, dal 1992 al 1998, e avevano già allora, scrive la giornalista, “idee e stili molto diversi”.
Il quadro sembra chiaro, ma in Argentina c’è chi parla apertamente di “vendetta” da parte di Francesco. Perché?
Per capirlo, occorre considerare chi il papa ha deciso di mandare a La Plata al posto di Aguer. Si tratta di monsignor Victor “Tucho” Fernandez, rettore fino all’aprile scorso dell’Università Cattolica argentina, nonché ghost writer di Francesco e autore di un libro, Guariscimi con la tua bocca, dedicato all’arte del bacio.
Più volte proposto da Bergoglio come responsabile dell’ateneo, all’epoca Fernandez venne regolarmente respinto dalla Congregazione per l’educazione cattolica a causa del suo curriculum, giudicato modesto, e di alcune sue esternazioni, ritenute poco ortodosse. Il futuro papa comunque alla fine la spuntò e nel dicembre del 2009 Fernandez fu nominato, anche se poi, a causa dell’opposizione da parte di Roma, entrò effettivamente in carica solo due anni più tardi.
Stretto confidente di Francesco, Fernandez ha sempre avuto una forte influenza sull’attuale pontefice, fin dagli anni Novanta, quando Bergoglio lo inserì come consultore in numerose commissioni sia della Conferenza episcopale argentina sia del Celam, Consiglio dei vescovi latinoamericani, e lo portò con sé ad Aparecida, alla Conferenza dei vescovi dell’America Latina, per aiutarlo nel redigere i testi. Poi, da papa, Bergoglio ha affidato a Fernandez l’incarico di stendere la bozza della sua prima esortazione apostolica, Evangelii gaudium, e in seguito lo ha inserito ai vertici delle commissioni che hanno elaborato i messaggi finali del sinodo dei vescovi sulla famiglia.
Anche nell’elaborazione di Amoris laetitia il ruolo di Fernandez è stato decisivo. Come ha dimostrato il vaticanista Sandro Magister, alcuni passaggi del documento, fondato sull’etica della situazione sostenuta da una corrente dei gesuiti, sono tratti quasi testualmente da precedenti lavori di Fernandez e si tratta proprio dei passi che all’epoca misero Fernandez in difficoltà, sia con Roma sia con alcuni vescovi argentini, perché contraddicevano il magistero di Giovanni Paolo II e in particolare la Veritatis splendor.
Luis Alvarez Primo, laureato alla Universidad Católica Argentina ed ex professore di Filosofia politica, in una conversazione con OnePeterFive osserva che La Plata, la seconda diocesi per importanza in Argentina, sarà ora guidata da un uomo conosciuto non per la sua erudizione intellettuale o dottrinale, ma per l’amicizia con Bergoglio. La preoccupazione di molti è che Fernandez possa distruggere “l’ottimo lavoro episcopale” di Héctor Aguer, “probabilmente il miglior vescovo argentino negli ultimi dieci anni”, uno dei pochi che hanno avuto il coraggio di impegnarsi in una campagna pro-vita mentre il congresso argentino sta per approvare una legge che abroga tutte le restrizioni all’aborto.
Intervistato subito dopo la nomina a La Plata, Fernandez ha detto che il suo programma sarà “la Evangelii gaudium, ma presa sul serio, non come uno slogan”. “Stare in mezzo al popolo è ciò che desidero. La mia attività principale sarà la visita permanente alle comunità e avviare processi assembleari e di sinodalità”.
Alla domanda se “la Chiesa gerarchica argentina si stia incamminando definitivamente sulla strada della riforma del papa”, Fernandez ha risposto: “Sta diventando più evidente il feeling con Francesco”.
Interessante, prima di chiudere, può essere ricordare il modo in cui monsignor Fernandez presenta la sua opera teologica dedicata all’arte del bacio: “Chiarisco che questo libro non è stato scritto sulla base della mia personale esperienza quanto della vita della gente che bacia. In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera. Inoltre ho consultato tanti libri e ho voluto mostrare come i poeti parlano del bacio. Così, nell’intento di sintetizzare l’immensa ricchezza della vita, sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.
Nel caso del vescovo Aguer, il bacio che gli è arrivato da Roma non è stato esattamente una manifestazione di affetto.
Aldo Maria Valli
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Aldo Maria Valli
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