Misteri del passato
Ci fu un tempo in cui le nostre città erano periodicamente attraversate da cortei animati da gente in maschera. Ma non era per carnevale. I cortei – che pare si chiamassero gay pride – avvenivano infatti in estate e quella gente, pur essendo in maschera, non si nascondeva, ma scendeva in strada per rivendicare il proprio «diritto» a essere quel che era.
Il motivo di tutto ciò oggi ci sfugge. Nessuno infatti metteva in dubbio quel diritto. La tendenza dominante era anzi quella di riconoscerlo a tutti i livelli. Eppure le manifestazioni avvenivano.
Occorre aggiungere che i partecipanti non solo rivendicavano un diritto che in realtà non aveva bisogno di essere rivendicato, ma si comportavano in modo sguaiato e spesso osceno. Eppure nessuno prendeva provvedimenti a loro carico. Anzi: i giornali ne parlavano come di persone simpatiche.
I lati oscuri sono tanti. Pensate: i manifestanti non mancavano mai di irridere la fede cristiana e in particolar modo cattolica, offendendo così i sentimenti religiosi di milioni di persone, eppure sembrava che potessero farlo del tutto impunemente. Pochissimi infatti protestavano e le autorità pubbliche, anche sotto questo aspetto, lasciavano fare.
Ma non basta. Durante queste manifestazioni venivano anche lanciate molte accuse false e ingiuste. E sapete contro chi? Proprio contro i cattolici e la loro Chiesa! I manifestanti, vestiti (ma sarebbe meglio dire poco vestiti) in modo indecente, dicevano infatti che i loro simili erano discriminati, vilipesi e addirittura uccisi dai cattolici, ma in queste accuse non c’era nulla di vero, perché la Chiesa cattolica, al contrario, raccomandava di accogliere quelle persone con amicizia, trattandole con tutto il rispetto dovuto a ogni essere umano. Eppure le accuse erano continuamente rilanciate.
Guardando al passato ci imbattiamo spesso in autentici misteri e in questo caso non riusciamo a trovare risposte. Perché quei rozzi e disonesti manifestanti se la prendevano tanto con la Chiesa e con i cattolici? In base ai fatti, non avevano motivo di lanciare simili accuse e invettive. Eppure si accanivano, arrivando a vere e proprie profanazioni, come quella volta che, durante un corteo nella città di Pompei, tanto cara ai cattolici per la presenza di un celebre santuario mariano, presero di mira proprio la Vergine Maria, e lo fecero in un modo così inaccettabile e scandaloso che non vogliamo spendere neppure una parola per illustrarlo.
A proposito dei fatti dell’epoca ci sono molte altre zone d’ombra che non riusciamo a illuminare. Per esempio è difficile capire perché la Chiesa cattolica, anziché denunciare quelle manifestazioni come contrarie alla fede religiosa e, in generale, alla decenza, si limitasse a chiedere rispetto, che era un po’ come chiedere altruismo al più accanito egoista.
Eppure nel caso del corteo di Pompei la Chiesa locale si comportò proprio così. Il «rispetto delle convinzioni dei credenti»: questa la richiesta che arrivò dal vescovo. Ma nemmeno una parola di biasimo o riprovazione per quel modo incivile e insolente di manifestare, né per le falsità affermate e diffuse anche attraverso i mezzi di comunicazione.
Osservando ora quei fatti lontani una sola parola viene spontanea: incredibile. Incredibile che le autorità pubbliche, a ogni livello, lasciassero fare e anzi, a quanto risulta, dimostrassero simpatia e sintonia nei confronti dei manifestanti. Incredibile che tanta volgarità e indecenza non venisse stigmatizzata, ma anzi fosse spacciata come forma di libertà e come diritto. Incredibile che la Chiesa apparisse timorosa di schierarsi sostenendo apertamente che quelle manifestazioni erano piene di atti oltraggiosi e blasfemi.
C’è da dire che non tutte le persone che si definivano gay erano favorevoli ai gay pride. Alcune di loro infatti spiegavano: «A che cosa possono servire queste manifestazioni volgari e oscene? I gay chiedono sempre di non essere considerati diversi, ma con questi cortei vanno contro le loro stesse richieste. Se non vuoi essere considerato diverso, perché organizzare cortei e sventolare una bandiera che dovrebbe essere il simbolo del tuo comportamento sessuale? Tutto ciò è contraddittorio. Gli eterosessuali non organizzano etero pride. Se all’inizio queste manifestazioni potevano essere paragonate a provocazioni, col tempo sono diventati stanchi rituali che servono solo a soddisfare gli istinti degli esibizionisti».
Tali argomentazioni, però, assai raramente trovavano spazio. In generale l’opinione pubblica appariva sotto l’influsso di un pensiero unico secondo il quale quel tipo di manifestazione era non solo legittimo, ma doveroso, come risposta a un atteggiamento che veniva chiamato «omofobia» ma che, a sua volta, non trovava riscontro nella realtà. «No all’omofobia!» gridavano i manifestanti, ma di questa omofobia non c’era traccia nella società. Anzi, ovunque prevaleva la tendenza a considerare la cosiddetta «cultura gay» come normale e perfino auspicabile, tanto che i principali esponenti della cultura parlavano dell’esercizio di quello stile di vita come di un diritto conclamato.
Chi veramente era vittima di discriminazione era la Chiesa cattolica, che però veniva dipinta come il carnefice. Un totale ribaltamento della realtà.
Ecco perché per noi oggi è davvero complicato capire come tutto ciò potesse succedere. L’epoca della quale stiamo parlando era contraddistinta da un ampio uso dei mezzi di comunicazione, che permettevano la circolazione delle notizie e delle idee, ma prevalevano i comportamenti assurdi. Per quale motivo?
Alcuni storici ritengono che proprio nei mezzi di comunicazione si annidasse il problema: era lì che la realtà veniva abitualmente ribaltata, attraverso l’uso intensivo della menzogna e della mistificazione.
Resta da chiedersi perché la Chiesa, che sotto molti aspetti sembrava essere l’ultimo baluardo a difesa della verità, abdicò al proprio compito, non denunciò i soprusi, non fece nulla per ristabilire la verità dei fatti e non aiutò la gente a giudicare correttamente.
Occorre però ricordare che stiamo parlando di una Chiesa cattolica, quella della prima metà del secolo ventunesimo, che era in gran parte sotto l’influsso dell’eresia neo-modernista, il che la rendeva incapace di ragionare correttamente e di esprimersi in base al dettato evangelico del «sì sì, no no». Volendo essere a ogni costo amica del mondo, quella Chiesa si stava condannando all’irrilevanza.
Per fortuna sono tempi assai lontani.
Aldo Maria Valli