Altra defezione eccellente in vista del Meeting di Dublino. Dopo il cardinale Sean O’Malley di Boston, che già nei giorni scorsi aveva comunicato l’impossibilità di recarsi in Irlanda a causa della necessità di seguire da vicino gli sviluppi delle vicende legate allo scandalo degli abusi sessuali nel seminario della sua città, ora anche l’arcivescovo di Washington, il cardinale Donald Wuerl, ha deciso di non partecipare al Meeting delle famiglie che nelle giornate conclusive, il 25 e 26 agosto, vedrà la presenza di papa Francesco.
Wuerl, che mercoledì prossimo a Dublino avrebbe dovuto tenere un discorso dal titolo “Il benessere della famiglia è decisivo per il futuro del mondo”, si trova nell’occhio del ciclone dopo che un rapporto del gran giurì della Pennsylvania lo ha accusato di aver sottovalutato e coperto casi di abusi quando era vescovo a Pittsburgh, dal 1988 al 2006.
Il cardinale Donald William Wuerl, nato a Pittsburgh il 12 novembre 1940, ha già raggiunto l’età della pensione e al compimento dei settantacinque anni, come prevede la norma, ha inviato al papa la lettera di dimissioni, ma Francesco l’ha confermato. A Washington nel 2006 ha preso il posto dell’ex cardinale Thodore McCarrick, riconosciuto colpevole di gravi abusi.
Per tentare una difesa di Wuerl era nato un sito web (qui il mio articolo in proposito: https://www.aldomariavalli.it/2018/08/16/la-ragnatela-di-zio-ted-e-quelle-connessioni-inquietanti/) con l’intento di elencare tutto ciò che il cardinale ha fatto contro gli abusi, ma in un secondo tempo la stessa arcidiocesi di Washington ha deciso di cancellarlo.
Petizione per le dimissioni dei vescovi Usa
Intanto più di centoquaranta teologi, educatori e laici cattolici hanno lanciato una petizione per chiedere a tutti i vescovi degli Stati Uniti di presentare le dimissioni a papa Francesco, come hanno fatto lo scorso maggio, in atto di riparazione, i trentaquattro vescovi del Cile dopo le rivelazioni circa abusi sessuali e corruzione tra il clero del paese sudamericano.
“Facciamo appello ai vescovi cattolici degli Stati Uniti – si legge nella petizione, pubblicata fra gli altri dal National Catholic Reporter (https://www.ncronline.org/news/accountability/theologians-lay-leaders-call-mass-resignations-us-bishops) affinché considerino, nella preghiera e nella sincerità, di sottoporre a papa Francesco le loro dimissioni collettive come un atto pubblico di pentimento davanti a Dio e al popolo di Dio”.
La denuncia di monsignor Morlino contro la “sottocultura omosessuale”
Come dichiarato dal cardinale Raymond Burke (qui il mio articolo: https://www.aldomariavalli.it/2018/08/18/il-venerdi-santo-della-chiesa-degli-stati-uniti/), da questa nuova, gravissima crisi che sta sconvolgendo la Chiesa cattolica statunitense emerge che il nodo centrale è quello dell’omosessualità dilagante fra il clero e nei seminari. E proprio su questo problema si concentra il vescovo Robert Morlino di Madison, nel Wisconsin, in una lettera pastorale indirizzata ai fedeli della sua diocesi (qui il testo intero: https://s3.amazonaws.com/lifesite/Letter_to_Diocese_-_Abuse_Scandal_-_August_2018.pdf)
Nella lettera Morlino non esita a parlare di “depravazione” che è stata consentita dalle più alte gerarchie e insiste sull’esigenza di sradicarla con decisione dall’interno dell’episcopato americano.
“È ora di ammettere – scrive il vescovo – che all’interno della gerarchia della Chiesa cattolica esiste una sottocultura omosessuale che sta portando una grande devastazione nella vigna del Signore”.
La crisi degli abusi sessuali, afferma Morlino, ha potuto svilupparsi e continuare perché la Chiesa moderna è scesa a patti con il peccato, sia nell’insegnamento sia nella pratica: “Per troppo tempo abbiamo sminuito la realtà del peccato, ci siamo rifiutati di chiamare il peccato con il suo nome e lo abbiamo scusato in nome di una erronea nozione di misericordia. Nei nostri sforzi per essere aperti al mondo siamo diventati fin troppo disposti ad abbandonare la Via, la Verità e la Vita.”
Basta compromessi con il peccato!
Monsignor Morlino va al cuore della questione: il peccato, dice, deve essere sradicato, e perché ciò avvenga è necessario prima di tutto tornare a considerarlo inaccettabile: “Ami i peccatori? Sì. Accetti il vero pentimento? Sì. Ma non dire che il peccato va bene. E non pretendere che gravi violazioni sotto il profilo sia dell’esercizio delle funzioni d’ufficio sia della fiducia avvengano senza determinare conseguenze gravi e durature”.
La crisi alla quale stiamo assistendo, rileva il vescovo di Madison, non si limita alla vicenda di McCarrick o alla relazione del gran giurì della Pennsylvania. La crisi affonda le sue radici nella licenza e nel permissivismo. “Il nostro insegnamento, la nostra predicazione, il nostro processo decisionale e il nostro stesso modo di vivere sono ormai pervasi da un certo livello di compromesso con il peccato”.
“Se mi permetti – scrive poi il vescovo -, ciò di cui la Chiesa ha bisogno ora è più odio! San Tommaso d’Aquino affermava che l’odio per la malvagità appartiene effettivamente alla virtù della carità. Come dice il Libro dei Proverbi: ‘La mia bocca mediterà la verità, e le mie labbra odieranno la malvagità’ (Proverbi 8:7). È un atto d’amore odiare il peccato e chiamare gli altri ad allontanarsi dal peccato”.
Il vescovo, che invita i fedeli a unirsi a lui e al clero della sua diocesi in atti di riparazione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria per tutti i peccati di depravazione sessuale commessi da preti e vescovi, annuncia che offrirà la Santa Messa del prossimo 14 settembre, solennità dell’Esaltazione della Santa Croce, proprio alla lotta contro il peccato e invita tutti al digiuno in atto di pentimento e purificazione. Infatti, “alcuni peccati, come alcuni demoni, possono essere cacciati solo dalla preghiera e dal digiuno”.
Aldo Maria Valli