Cattolici su Marte (seconda puntata)
Riassunto della puntata precedente
Anno 2068. Per la fase preparatoria del sinodo dei vescovi sul tema Discernimento per una Chiesa in Uscita, la Chiesa ex cattolica, ora Rahneriana, chiama a raccolta i giovani che presero parte ai lavori in vista del sinodo del 2018. Il papa infatti li vuole consultare per capire qual è stata la loro esperienza dopo quella storica assise. Emerge che, grazie ai risultati del dialogo interreligioso, pochissimi sono rimasti cristiani, e tra quei pochi, in virtù del Nuovo Paradigma della Chiesa in Uscita, le antiche certezze si sono dissolte. Per l’occasione, in nome dell’ascolto, vengono interpellati anche i cattolici che si sono trasferiti su Marte.
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Gli ex giovani ex cattolici, ora Rahneriani, avevano una peculiare visione della vita spirituale. Cresciuti infatti a forza di inviti a uscire, non possedevano più alcuna nozione circa la propria identità cattolica.
Per secoli la Chiesa aveva insegnato che scopo della vita terrena è conoscere e amare Dio, poi però tutto era cambiato. In virtù del Nuovo Paradigma della Chiesa in Uscita, l’uomo, e non Dio, era stato messo al centro. Secondo il paradigma, ogni umano (ma la cosa valeva anche per cyborg e androidi) aveva un dovere preciso e inderogabile: uscire per andare incontro agli altri. Non si trattava più di seguire i comandamenti del Padre per vivere in comunione con Lui e santificarsi, né di stare in adorazione ai piedi della croce, né di rivivere il sacrificio eucaristico, ma di uscire, uscire e ancora uscire, per incontrare il mondo e specialmente i poveri e i migranti (che fossero umani, cyborg o androidi).
Gli ex giovani, ora Rahneriani, in quel 2068 erano reduci appunto da questo percorso, ma il problema era che non sapevano dove di preciso il cammino li avesse condotti. Il disorientamento regnava sovrano e le domande erano tante: perché siamo usciti? E dove siamo andati? E dove siamo arrivati precisamente?
Porre pubblicamente tali interrogativi era tuttavia vietato. La Chiesa della Misericordia, com’era ormai chiamata comunemente l’ex Chiesa cattolica, ora Chiesa Rahneriana, aveva infatti stabilito da tempo, pena la scomunica, che il Nuovo Paradigma della Chiesa in Uscita non si potesse discutere. E bisogna considerare che, stando al Paradigma, chi usciva non poteva tornare sui propri passi. Il cammino in uscita in effetti non prevedeva un cammino di rientro. Una volta spalancata la porta sul mondo, in tutti i suoi aspetti, non si poteva far altro che seguire il flusso che conduceva verso il mondo stesso, in un costante atteggiamento dialogico – così insegnava la Teologia dell’Uscita – atto ad alimentare un confronto aperto, senza proselitismi, all’interno del quale la Chiesa doveva, nell’ordine: fare ammenda delle proprie colpe, chiedere perdono, aggiornarsi e adeguarsi ai segni dei tempi.
Solo tra gli ex giovani che avevano affrontato l’avventura su Marte c’era chi, sia pure in modo delicato, senza alimentare polemiche, aveva osato ribattere che il nuovo Paradigma della Chiesa in Uscita, alla luce della Teologia dell’Uscita e del Superdogma del Dialogo, proponeva un’idea della fede quanto meno limitata e, alla fine, fuorviante.
C’è da dire che i Cattolici su Marte erano sempre stati un po’ controcorrente. Del resto, proprio per il loro atteggiamento poco disponibile al compromesso si erano trovati quasi costretti a emigrare sul pianeta rosso. La Chiesa della Misericordia infatti li aveva tollerati a fatica. Erano giudicati tradizionalisti, legalisti e farisaici, irrimediabilmente legati al passato, incapaci di aggiornarsi. Fu così che, quando l’astronave Mayflower, nel 2048, partì per Marte allo scopo di portare lassù certi materiali, centodue cattolici bollati come incurabili vennero imbarcati: ufficialmente con l’incarico di portare il Verbo su Marte (dove, per altro, non risultava ci fossero forme di vita intelligente da evangelizzare), ma in realtà perché si togliessero di torno e, fiaccati dalle difficoltà, si estinguessero.
Se non che i Cattolici su Marte – nome subito assunto dalla loro comunità – invece di disperdersi e sparire, crebbero di numero e divennero cattolici sempre più bravi e consapevoli. Finalmente liberi di proclamare la propria fede secondo i dogmi di sempre, senza la palla al piede dell’aggiornamento obbligatorio e la fissazione del dialogo con il mondo, i Marziani (com’erano chiamati in tono dispregiativo dagli ex cattolici, ora Rahneriani, che vivevano sulla Terra) ebbero modo di sperimentare la benevolenza di Dio nei loro confronti e di raccoglierne i frutti copiosi. Nonostante le difficoltà d’ambientamento e la dieta a base di space food liofilizzato, la comunità in breve tempo fiorì e tra i Marziani, che celebravano la Santa Messa con il rito antico sotto pressurizzazione, si ebbero numerose vocazioni religiose di ogni tipo. Le famiglie, applicando con amore gli insegnamenti dell’Humanae vitae (antica enciclica che sulla Terra era stata messa al bando dalla Chiesa Rahneriana e circolava solo sotto forma di samizdat) e il magistero di san Giovanni Paolo II (pontefice formalmente venerato dai Rahneriani ma di fatto dimenticato) si aprirono con gioia alla vita, così che nel volgere di alcuni anni (parliamo di anni marziani, ovviamente) poterono colonizzare nuove regioni del pianeta, ben al di là della piccola base permanente loro assegnata.
Inoltre, a differenza di quanto avveniva sulla Terra, tra i Marziani i preti avevano mantenuto il celibato (non potevano neppure sposarsi tra preti, cosa che sulla Terra fece scalpore), e non esisteva né il sacerdozio femminile né quello per il terzo sesso. Sarà per l’assenza di peso?, si chiesero i Rahneriani.
Dunque, in occasione del sinodo del 2068 i Marziani, tramite i segnali inviati alle antenne della Specola Vaticana utilizzando il sistema Spirit, si fecero sentire. Eccome. Contestarono la validità della Teologia della Chiesa in Uscita e, dati alla mano, dimostrarono che il Superdogma del Dialogo, applicato secondo le regole della Ripulita, della Multi e del Crac, aveva provocato soltanto confusione, contribuendo all’apostasia generalizzata e alla fuga dei cattolici verso l’ateismo o altre religioni.
Quando i gesuiti della Specola si resero conto di quanto fossero esplosive le dichiarazioni dei Marziani, chiesero alla Segreteria di Stato se non dovessero per caso applicare ai contenuti dei segnali marziani il metodo Mercy, che consisteva nel tradurre automaticamente ogni affermazione piegandola alle esigenze della teologia rahneriana nonché della Ripulita, della Multi e del Crac. Tuttavia dal Vaticano, con apparente magnanimità, fecero sapere di lasciare tutto com’era.
In realtà non c’era motivo di manipolare i messaggi marziani. L’Ecclesia Output semplicemente li ignorò. Ma certamente il fatto che quegli insolenti dei Marziani, lassù, avessero osato parlare tanto chiaramente mise in allarme i vertici della Chiesa Rahneriana.
Fine della seconda puntata. Appuntamento a domani!