Il cardinale Gerhard Müller conferma: l’inchiesta vaticana a carico del cardinale Cormac Murphy-O’Connor non è stata completata. L’indagine è stata infatti bloccata per la mancanza dell’approvazione da parte del papa.
Il cardinale lo ha detto a LifeSiteNews a Washington (https://www.lifesitenews.com/news/cardinal-mueller-confirms-sex-abuse-investigation-against-uk-cardinal-was-s).
Quando LifeSiteNews ha chiesto al cardinale Müller se papa Francesco ha effettivamente fatto interrompere le indagini sul cardinale inglese Murphy-O’Connor (morto a ottantacinque anni nel 2017), l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organismo incaricato di indagare sui casi di abusi sessuali, ha risposto di essere tenuto al rispetto del segreto pontificio. Ha comunque aggiunto che “l’approvazione del papa è necessaria per le indagini” a carico di un cardinale, e quando poi LifeSiteNews ha chiesto di poter scrivere che l’inchiesta sul cardinale inglese è stata bloccata, Müller ha dato il suo assenso.
Nel suo documento del 29 settembre scorso l’ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, dopo aver sostenuto che la copertura di McCarrick da parte del papa “non sembra essere stato un errore isolato”, afferma: “Molti altri casi sono stati recentemente documentati dalla stampa, mostrando che papa Francesco ha difeso preti omosessuali che hanno commesso gravi abusi sessuali contro minori o adulti. Incluso il suo ruolo nel caso del padre Julio Grassi a Buenos Aires, l’aver reinstallato padre Mauro Inzoli dopo che papa Benedetto lo aveva rimosso dal ministero sacerdotale (fino al momento in cui è stato messo in carcere, e allora a questo punto papa Francesco lo ha ridotto allo stato laicale), e per aver fermato le indagini per accuse di abusi sessuali contro il cardinale Cormac Murphy O’Connor”.
Le circostanze in cui il papa avrebbe chiesto di bloccare l’indagine su Murphy O’Connor sono state rivelate da Marco Tosatti (https://www.marcotosatti.com/2018/09/24/il-papa-ha-bloccato-uninchiesta-per-abusi-sul-card-murphy-oconnor-conferme-dallinghilterra/), che ha raccontato di come il cardinale Müller nel giugno del 2013 fu raggiunto da una telefonata urgente del papa mentre celebrava la Messa nella cappella di Santa Monica, vicino alla sede della Congregazione per la dottrina della fede.
Nel bel mezzo della celebrazione, la segretaria di Müller disse al prefetto: “Il papa vuole parlarle”. “Gli hai detto che sto celebrando la Messa?”. “Sì, ma dice che vuole parlarle ugualmente”. Fu così che il cardinale andò in sacrestia e il papa, di pessimo umore, gli diede alcuni ordini circa un dossier riguardante un cardinale: appunto Murphy O’Connor, come è stato rivelato a Tosatti da una fonte “estremamente autorevole, che allora era nel governo della curia”.
Scrive Tosatti: “Chi ci ha raccontato questa storia, un alto esponente di curia, era sbalordito. Sia per il modo in cui era avvenuta la comunicazione, sia per il messaggio. Avrebbe dovuto dire: fatemi vedere il dossier, portatemi i risultati. Non si può ordinare all’inquirente di agire in un modo specifico a priori. Sono cose che lasciano molto perplessi. Aggiunse che anche se si fosse trattato di un caso di mitomania, l’inchiesta avrebbe dovuto essere conclusa secondo le regole”.
Le accuse a carico di Murphy O’Connor arrivavano da una signora inglese che non le rese mai pubbliche. Si sa comunque, riferisce Tosatti, che restò in contatto con le autorità ecclesiastiche per circa quindici anni, senza però che le sua accuse siano mai state sottoposte a una profonda indagine.
La signora fu vittima di abusi quando era una ragazzina (i fatti risalgono all’epoca in cui aveva tredici o quattordici anni) da parte di un prete noto abusatore, padre Michael Hill, condannato a più riprese dalla giustizia civile eppure trasferito di parrocchia in parrocchia da Murphy O’Connor, che infine lo mandò come cappellano all’aeroporto di Gatwick, dove Hill fu nuovamente accusato di abusi, questa volta su una teenager con difficoltà di apprendimento, che si era recata nella cappella dello scalo dopo aver perso un volo.
Murphy-O’Connor pagò le vittime di Hill, chiedendo in cambio il silenzio. Nella sua testimonianza, la signora sostiene che, quando fu abusata, oltre a Hill erano presenti altri sacerdoti, e Murphy O’Connor era uno di loro. Nel 2000 la vittima raggiunse un accordo con la diocesi di Brighton per gli abusi subiti da padre Hill e ricevette un risarcimento di 40 mila sterline.
Proprio nel 2000 Murphy O’Connor divenne arcivescovo d Westminster. Nota è poi la sua partecipazione al cosiddetto “gruppo di San Gallo”, che organizzò l’elezione di papa Bergoglio.
Ora è chiaro che, di fronte ad accuse di tale portata, la Chiesa deve seguire le regole e verificare, ma così, a quanto pare, nel caso del cardinale inglese non è stato.
Nella sua biografia di Bergoglio, The Great Reformer, Austen Ivereigh (che fu addetto stampa di Murphy O’Connor) scrive che un gruppo di cardinali, il “Team Bergoglio” avrebbe pianificato sin dalle dimissioni di Benedetto XVI l’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires, ottenendo il suo assenso. Del gruppo facevano parte i cardinali Murphy O’Connor, Kasper, Daneels e Lehmann.
In seguito, attraverso una dichiarazione dell’allora portavoce vaticano padre Lombardi, i quattro hanno negato di aver lavorato per l’elezione di Bergoglio. Tuttavia lo stesso Ivereigh racconta che all’indomani dell’elezione, quando il nuovo papa incontrò il collegio cardinalizio, abbracciò Murphy O’Connor con particolare affetto e, agitando l’indice in segno di finto rimprovero, disse con una risata: “È colpa tua! Che cosa mi hai fatto?”.
Poiché nel 2013 Murphy O’Connor aveva già compiuto gli ottant’anni di età, non era entrato in Conclave. Dunque la sua “colpa”, per usare la stessa parola impiegata dal papa, poteva risalire soltanto alla fase preparatoria.
Aldo Maria Valli