Continuano ad aumentare i cattolici americani che stanno perdendo fiducia in papa Francesco, soprattutto a causa del modo in cui questo pontificato sta affrontando la crisi degli abusi sessuali nella Chiesa.
È quanto sostiene il sondaggio più recente (https://www.lifesitenews.com/news/pope-francis-approval-rating-plummets-among-american-catholics-in-response) condotto dal Pew Research Center, centro di ricerca statunitense con sede a Washington che fornisce informazioni sui problemi sociali e gli andamenti demografici negli Usa e nel mondo.
Secondo il sondaggio, il 36% degli adulti cattolici americani ritiene che il pontefice stia facendo un lavoro insufficiente nel rispondere allo scandalo in corso. Nel 2014 il 54% dei cattolici americani pensava che Francesco stesse facendo un lavoro eccellente o buono.
In un’intervista alla rivista Crux , Alan Cooperman, direttore del Pew Research Center, spiega che la popolarità di Francesco sta precipitando: ventiquattro punti in meno in quattro anni, quattordici punti in meno dall’inizio del 2018. Nel contempo il numero di coloro secondo i quali il papa sta facendo un lavoro insufficiente è triplicato.
Secondo Cooperman i cattolici americani in generale “hanno ancora un atteggiamento favorevole” nei confronti di Francesco, ma i giudizi positivi sono in costante calo. Mentre nel gennaio 2018 solo il 9% dei cattolici americani giudicava il papa in modo sfavorevole, a settembre la percentuale era salita al 20%.
Sempre a giudizio di Cooperman, Francesco è molto lontano dai livelli di popolarità e gradimento di Giovanni Paolo II. “Per un po’ – spiega – ha avuto un gradimento molto più alto di Benedetto XVI, ma ora penso sia sceso ai livelli del predecessore o forse anche al di sotto”.
“Nel 2013, quando Francesco fu eletto, non c’erano differenze tra il giudizio dei cattolici americani politicamente schierati con i democratici e i cattolici repubblicani: nove su dieci, in entrambi i casi, davano giudizi positivi. Oggi invece c’è una notevole differenza in base allo schieramento politico: infatti, mentre Francesco è ancora visto positivamente dall’83% dei cattolici schierati con i democratici, raccoglie solo il 61% di giudizi positivi tra i cattolici repubblicani”.
Anche un altro sondaggio, condotto nel settembre scorso per conto della CNN, aveva mostrato che la popolarità di Francesco stava precipitando: meno della metà degli americani (48%) aveva un’opinione favorevole, un calo netto rispetto al 66% del 2017 e al 72% dei primi giorni del pontificato di Bergoglio.
“Siamo di fronte a un disastro sotto il profilo delle pubbliche relazioni”, commenta Steve Skojec del sito Onepeterfive. Un risultato grave per un pontificato che ha puntato moltissimo sull’immagine pubblica del papa.
A giudizio di Beverly Stevens del Regina Magazine un ruolo importante è stato giocato dai media alternativi, grazie ai quali gli americani stanno diventando sempre più consapevoli di “quanto vasta e profonda e, di fatto, criminale sia la cultura dell’abuso nella Chiesa cattolica”. Una consapevolezza, dice Stevens, che deriva dal lavoro dei social media e dalla copertura locale molto più che da quello della grande stampa mainstream.
Tuttavia, sempre a giudizio di Stevens, l’incontro della Conferenza episcopale americana a Baltimora può aver determinato una svolta. Lì, dice, “ho visto i volti dei giornalisti cambiare man mano che coprivano il meeting”. Particolarmente toccante è stata la testimonianza di James Grein, l’uomo che fu abusato dall’ex cardinale Theodore McCarrick da quando aveva undici anni: una terribile vicenda durata ben diciotto anni, anche dopo che McCarrick ricevette la consacrazione episcopale. “La legge di Gesù è molto più alta dei segreti pontifici. Non è la Chiesa di Francesco, è la Chiesa di Gesù Cristo”, ha detto Grein durante il raduno Silence Stops Now organizzato a Baltimora in concomitanza con l’incontro dei vescovi.
Secondo Stevens, il fatto che papa Francesco abbia vietato alla Conferenza episcopale Usa di prendere provvedimenti contro gli abusi, sostenendo la necessità di aspettare l’incontro convocato per febbraio in Vaticano tra i responsabili di tutte le conferenze episcopali del mondo, non farà altro che diminuire ulteriormente la stima e la fiducia nei confronti di questo pontificato.
Aldo Maria Valli