Fare tutti i passi necessari per fermare le reti omosessuali nella Chiesa cattolica, in particolare quelle connesse con gli abusi recentemente venuti alla luce.
È quanto chiede una petizione lanciata da Pro Ecclesia, organizzazione cattolica laica svizzera, in vista dell’incontro dei capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo, chiamati a raccolta da Francesco il prossimo mese in Vaticano per discutere la questione degli abusi.
All’iniziativa aderiscono fra gli altri John Smeaton, The Society for the Protection of Unborn Children (Regno Unito); Markus Büning (Germania); Riccardo Cascioli, La Nuova Bussola Quotidiana (Italia); Christian Spaemann (Germania); Pedro L. Llera (Spagna); Anna Silvas (Australia); Donna F. Bethell (Stati Uniti); Peter A. Kwasniewski (Stati Uniti).
Anche in questo sito abbiamo più volte sottolineato come esista un collegamento statisticamente chiaro tra la crisi degli abusi sessuali nella Chiesa e la condotta omosessuale, una connessione segnalata autorevolmente, fra gli altri, dai cardinali Gerhard Müller, Walter Brandmüller e Raymond Burke.
Come scrive Riccardo Cascioli, la petizione chiede misure drastiche per punire il clero responsabile di abusi sessuali e di atti omosessuali, nonché l’applicazione severa delle norme che vietano l’ordinazione di preti con tendenze omosessuali.
La petizione, spiega Cascioli, «nasce dalla constatazione che c’è un tentativo di evitare di affrontare il problema alla base di gran parte degli abusi sessuali, ovvero l’omosessualità. Anzi, c’è un chiaro tentativo da parte di una lobby gay, sempre più potente nella Chiesa, di approfittare della crisi degli abusi sessuali addirittura per legittimare l’omosessualità, anche nel clero. Per questo è necessario che dal vertice vaticano arrivi un messaggio inequivocabile, visto che i dati dimostrano che l’80 per cento degli abusi sessuali da parte del clero sono in realtà atti omosessuali di cui sono vittime adolescenti e giovani adulti vulnerabili».
La petizione, che coinvolge anche Lifesitenews e Infovaticana, chiede in particolare la reintroduzione del canone 2359 §2 del Codice di diritto canonico del 1917 che stabiliva esplicitamente per i chierici responsabili di atti sodomiti la rimozione dall’ufficio, la privazione di qualsiasi privilegio e, nei casi più gravi, la riduzione allo stato laicale. Tale norma esplicita rivolta agli uomini ordinati è scomparsa nel nuovo Codice di diritto canonico, del 1983.
«Inoltre – spiega Riccardo Cascioli – nella petizione si chiede che il Pontificio consiglio per i testi legislativi si pronunci per chiarire che, sempre in riferimento al canone suddetto, quando si parla di “chierici” si comprendono anche vescovi e cardinali».
«Gli altri punti riguardano la richiesta al Papa di rimuovere dall’ufficio ogni vescovo che abbia coperto i sacerdoti abusatori; l’applicazione severa della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (2016) che vieta l’ordinazione sacerdotale di uomini con tendenze omosessuali; che la riparazione ed espiazione per le ferite alle vittime degli abusi, sia minori che adulti, sia fatta in modo credibile, “sia con lo spirito che con le azioni”; che vengano sanzionati anche quei preti, vescovi e cardinali che promuovono l’omosessualità o le reti omosessuali».
Spesso quando si parla degli abusi nella Chiesa si fa riferimento alla pedofilia, ignorando che nella stragrande maggioranza dei casi gli abusi sono commessi da omosessuali nei confronti di adolescenti e giovani uomini. E, circa le cause, si parla genericamente di «infedeltà», «clericalismo» e «abuso di potere», senza specificare in quale terreno affondano queste radici malate.
Dunque «con questa petizione si va finalmente al cuore della vicenda “abusi sessuali” con delle misure semplici e chiare, in assenza delle quali si continuerà a camminare nell’ambiguità, malgrado le roboanti dichiarazioni. È evidente infatti che mentre da una parte si proclama la “tolleranza zero”, dall’altra si evita accuratamente di affrontare il nodo omosessualità, che è alla radice degli abusi sessuali. Addirittura, l’attuale direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli, ha sostenuto che nemmeno nel caso del cardinale Theodore McCarrick si può parlare di omosessualità. E questo malgrado sia ormai più che documentato che abbia avuto rapporti omosessuali con seminaristi per molti anni. La tesi che si vuol fare prevalere è che in tutti i casi si tratti di clericalismo, abuso di potere. Non a caso nella lunga lettera ai vescovi statunitensi dello scorso 1 gennaio, papa Francesco solo due volte ha menzionato gli “abusi sessuali”, ma in entrambi i casi in coda all’espressione “abusi di potere e di coscienza”».
«Dall’altra parte, invece, sono stati i cardinali Walter Brandmüller, Gerhard Müller e Raymond Burke in recenti interviste a riportare il discorso sul problema omosessualità, sottolineando come nel caso degli abusi sessuali dei sacerdoti questo sia un tema inevitabile.
La petizione, che può essere firmata qui, resterà on line fino al 15 febbraio.
A.M.V.