Cari amici, mi ha scritto Guillaume Luyt, segretario generale del Coetus Internationalis Summorum Pontificum, l’organismo impegnato in diversi modi per l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI e della relativa nota interpretativa Universae Ecclesiae del 2011.
Nella lettera Guillaume torna sulla mia intervista a don Alessandro Minutella per inquadrarla nella situazione attuale della Chiesa, anche alla luce di quanto, con largo anticipo sui fatti attuali, scriveva un teologo e religioso argentino, padre Julio Meinvielle, poco noto in Italia, che già nel 1970 parlava di un papa “con attitudini ambigue” e dell’esistenza di “due Chiese”.
Buona lettura.
A.M.V.
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Caro Aldo Maria, la perplessità che in un primo momento mi ha colto nel vedere lo spazio che avevi deciso di regalare a don Minutella si è trasformata in un’ennesima dimostrazione della tua impareggiabile professionalità.
Primo, hai dato a un uomo emarginato la possibilità di esprimersi e di chiarire la sua posizione. Secondo, hai permesso ai tuoi lettori, fra cui alcuni molto più competenti di me (a cominciare da padre Giovanni Cavalcoli), di rispondere “in spirito di verità e di carità” a don Minutella e a tutti gli altri sacerdoti e fedeli spaesati dall’andamento della nostra benamata Chiesa. Terzo, mi hai permesso di venire a conoscenza di alcune righe che mi sembrano dipingere perfettamente la situazione odierna e che vorrei condividere ora con te, e se lo ritieni utile, con i tuoi lettori.
Mi riferisco al sacerdote argentino padre Julio Meinvielle (1905-1973), autore che molti probabilmente non conosceranno. Io l’ho conosciuto tramite la Fraternità San Pio X (FSSPX) e per anni ho pensato facesse parte di quegli autori di nicchia che solo gli addetti ai lavori leggono; in questo caso i “maledetti lefevriani”. Tuttavia, nel 2003 un amico romano mi fece conoscere l’Istituto del Verbo incarnato (IVE), argentino come padre Meinvielle e legato alla sua figura, almeno nella sua dimensione politica: autore antimodernista e controrivoluzionario per eccellenza, antiperonista, padre Meinvielle ha infatti avuto una forte influenza su tutta una parte del mondo cattolico e politico argentino, compreso padre Buela, fondatore del IVE (che pure mi è sempre sembrato un po’ schizofrenico, insegnando il Meinvielle controrivoluzionario mentre abbracciava la riforma liturgica e altre novità post-conciliari).
Non sarà un caso, probabilmente, se le pagine di padre Meinvielle paiono non solo profetizzare l’odierna situazione della Chiesa, ma anche offrire una chiave di lettura molto illuminante per chi pensa di consolarsi giudicando che Francesco non sarebbe il Papa. Ecco il testo (mia traduzione):
“Ci potranno essere due Chiese: la prima, la Chiesa della pubblicità, propagandata, con vescovi, preti e teologi mediatici, e pure con un Pontefice delle mosse ambigue; e l’altra, la Chiesa del silenzio, con un Papa fedele a Cristo nel suo insegnamento, appoggiato da alcuni preti, vescovi e fedeli, dispersi come pusillus grex attraverso tutto il mondo. Questa sarà la Chiesa delle promesse, e non la prima che potrebbe fare difetto. Un medesimo Papa presiederà entrambe le Chiese che, apparentemente e esteriormente, sarebbero solo una. Il Papa, con il suo atteggiamento ambiguo, favorirebbe l’equivoco. Perché da una parte, insegnando una dottrina impeccabile, sarebbe a capo della Chiesa delle promesse e, dall’altra, commettendo atti fuorvianti e persino riprovevoli, sembrerebbe incoraggiare la sovversione e la permanenza della Chiesa gnostica della pubblicità”. (*)
(Julio Menvielle, De la cábala al progresismo. EFFEDIEFFE ne ha pubblicato una traduzione italiana qualche settimana fa. Non sarà una coincidenza!)
Dopo aver letto e meditato queste righe, e visto contemporaneamente scomparire la Pontifica Commissione Ecclesia Dei e il vescovo diocesano di Coira aggregarsi alla FSSPX, sono ancor più convinto che Papa Francesco sia davvero il Sommo Pontefice voluto per noi dallo Spirito Santo. Per aiutarci a capire meglio il mistero d’iniquità.
Guillaume Luyt
segretario generale del Coetus Internationalis Summorum Pontificum
(*) Puede haber dos Iglesias, la una la de la publicidad, Iglesia magnificada en la propaganda, con obispos, sacerdotes y teólogos publicitados, y aun con un Pontífice de actitudes ambiguas; y otra, Iglesia del silencio, con un Papa fiel a Jesucristo en su enseñanza y con algunos sacerdotes, obispos y fieles que le sean adictos, esparcidos como “pusillus grex” por toda la tierra. Esta segunda sería la Iglesia de las promesas, y no aquella primera, que pudiera defeccionar. Un mismo Papa presidiría ambas Iglesias, que aparente y exteriormente no sería sino una. El Papa, con sus actitudes ambiguas, daría pie para mantener el equívoco. Porque, por una parte, profesando una doctrina intachable sería cabeza de la Iglesia de las Promesas. Por otra parte, produciendo hechos equívocos y aun reprobables, aparecería como alentando la subversión y manteniendo la Iglesia gnóstica de la Publicidad.