– Buongiorno ammiraglio.
– Buongiorno a lei.
– Complimenti per la sua divisa, è bellissima.
– Grazie, grazie.
– Dunque lei è ammiraglio del Vaticano, giusto?
– Giusto.
– E quanti navi ha il Vaticano?
– Nessuna.
– Nessuna?
– Esatto.
– Ma allora lei che ammiraglio è?
– Ammiraglio a tutti gli effetti, mio caro. Forse lei non sa che noi abbiamo un diritto marittimo vaticano e negli Acta Apostolicae Sedis c’è un decreto che regola “la navigazione marittima sotto bandiera dello Stato della Città del Vaticano”.
– Ma se non avete navi, a che vi serve un diritto marittimo?
– Beh, non si sa mai. Meglio essere pronti.
– A che?
– Per quando avremo le navi.
– Mah, non capisco. Comunque le volevo chiedere: ha visto la foto del papa con la spilla che dice “Apriamo i porti”?
– Sì sì, ho visto.
– E che ne pensa?
– Molto bene! Molto bella la spilla, e molto opportuna la scritta.
– Ma il Vaticano ha porti?
– Certo che no. Non avendo navi, non abbiamo neanche porti, mi sembra logico.
– Già. Ma allora, scusi, perché il papa dice “Apriamo i porti”?
– Beh, è una richiesta in generale. E anche in questo caso è meglio organizzarsi…
– In che senso?
– Non so se lo sa, ma fin dal 1951 noi, in Vaticano, ci siamo attrezzati prevedendo la possibilità di avere navi appartenenti allo Stato, per trasportare sia merci sia persone, sia verso il Vaticano sia dal Vaticano verso altre destinazioni.
– Ma se non avete navi né porti…
– Oh, ma lei è proprio fiscale. Mi lasci dire: nel decreto si specifica che il Governatorato è il porto d’iscrizione delle navi vaticane e, in quanto porto, ha l’obbligo di tenere un registro navale.
– Scusi se insisto, ma tutto questo, in assenza di navi, e di porti, che senso ha?…
– Deve capire che noi, ripeto, amiamo essere previdenti, anzi lungimiranti. Ora porti e navi non ci sono, ma in futuro chissà. E così ci siamo attrezzati. D’altra parte…
– D’altra parte?
– Pietro era un pescatore, andava in barca. E la Chiesa è spesso chiamata la barca di Pietro.
– Ha ragione, ma…
– E poi ci sono anche riferimenti storici più recenti.
– Cioè?
– Nel 1927 la questione fu discussa da noi con il governo Mussolini e si individuarono due località per eventuali porti vaticani.
– Davvero?
– Certo! Una località fu Fiumicino, nei pressi della Torre Clementina, e l’altra Torre Flavia, tra Ladispoli e Civitavecchia. Poi nei Patti lateranensi la questione dei porti non fu affrontata, ma in seguito…
– In seguito?
– Un missionario che stava a Hong Kong chiese al Vaticano il permesso di utilizzare la bandiera bianca e gialla su un’imbarcazione. Sicuro che quella bandiera potesse facilitare la sua missione, inviò la richiesta scritta all’“Ammiragliato vaticano”.
– E come andò a finire?
– Noi rispondemmo che non ci sembrava il caso. Non era opportuno, spiegammo, “coinvolgere la sede di Pietro nei traffici che con grande facilità si intrecciano nei mari d’Oriente”.
– Per cui?
– Per cui il missionario non poté usare la nostra bandiera sulla sua imbarcazione, per “non coinvolgere la sede di Pietro…”
– Ho capito. E invece adesso il papa dice “Apriamo i porti”…
– Certo, e ne ha tutto il diritto.
– Continuo a non capire…
– Ne ha tutto il diritto perché ora i porti non li abbiamo, ma li potremo avere. E quando li avremo li apriremo.
– D’accordo. Ma intanto la richiesta di aprire i porti è rivolta ai porti degli altri. E se gli altri non li vogliono aprire?
– Oh, beh, questo è un altro problema. Ma sul piano del diritto…
– Ancora con questo diritto…
– Esatto: sul piano del diritto il papa ha tutto il diritto (scusi il gioco di parole) di dire “Apriamo i porti”.
– Va bene, signor ammiraglio. Vedo che la conversazione si sta un po’ avvitando su se stessa.
– Ma non per colpa mia. Sul piano del diritto…
– Basta così, grazie. Solo un’ultima domanda…
– Dica…
– Ma lei i porti del Vaticano, dico gli ipotetici porti, li aprirebbe?
– Io obbedisco al papa. Se il papa dice di aprire i porti, i porti vanno aperti.
– Ma aprire i porti vuol dire far passare le persone. E poi le persone dove si mettono?
– Oh, ma non è un problema nostro!
– Cioè?
– Noi i porti mica li abbiamo.
– Va bene, basta così. La ringrazio per l’intervista.
– Grazie a lei. E buon vento!
Aldo Maria Valli