Il mistero di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana scomparsa nel nulla nel 1983, porta a una tomba custodita all’interno del Vaticano. È stata una segnalazione anonima, alcuni mesi fa, a indicare il sepolcro come luogo su cui indagare. La tomba si trova nel Camposanto Teutonico, area posta tra la basilica di San Pietro e l’aula delle udienze, proprio dove nell’antichità si trovava il circo di Nerone.
La segnalazione anonima è arrivata a Laura Sgrò, l’avvocato che assiste la famiglia Orlandi. E proprio a Laura Sgrò abbiamo chiesto di precisare i contorni della nuova vicenda.
Avvocato, a trentasei anni dalla scomparsa di Emanuela eccoci alle prese con nuovi sviluppi. Come ci si è arrivati?
Ho ricevuto una segnalazione anonima la scorsa estate, la foto di una tomba che mi veniva indicata come luogo in cui sarebbe stata sepolta Emanuela Orlandi, con un breve commento: “Cercate dove indica l’angelo”.
Che cosa fa pensare che l’angelo sia proprio quello sul quale vi siete concentrati? E che cosa ci può dire circa la missiva?
Ci è sembrato subito chiaro che il riferimento alla tomba fosse interno al Vaticano e, visto che i luoghi di sepoltura dentro le mura non sono numerosi, non ci abbiamo messo molto a trovarla. Corrispondeva esattamente alla foto. A quel punto abbiamo cominciato le nostre attività difensive e più fonti interne ci hanno riferito che avevano appreso che in quel posto sarebbe stata sepolta Emanuela. Ci hanno fatto notare che quel luogo di sepoltura era tenuto in ordine, che vi era sempre un lumino acceso e fiori freschi. Qualcuno ha riferito di una rosa bianca sempre poggiata sulla lastra. Visto che la tomba risalirebbe al diciannovesimo secolo, questa attenzione è quantomeno singolare.
Avvocato, ci può spiegare che cosa ha chiesto alla Santa Sede con l’istanza depositata il 25 febbraio?
Abbiamo chiesto ogni documento relativo alla tomba e l’apertura della stessa, alla presenza del nostro consulente di parte, il dottor Giorgio Portera. Abbiamo chiesto che vengano finalmente sentiti degli alti prelati che rivestivano ruoli apicali nella Santa Sede al tempo della scomparsa di Emanuela, che si sono negati alla magistratura italiana che aveva cercato di interrogarli mediante rogatoria internazionale già dal 1994, e abbiamo rinnovato la richiesta di avere copia di ogni documento su Emanuela Orlandi in possesso della Santa Sede anche già consegnato alle autorità italiane.
Lei si è rivolta anche al Governatorato della Città del Vaticano. Perché?
Si, ho fatto istanza al cardinale Bertello per avere dei chiarimenti sul cimitero teutonico, che alcune ricerche danno sul territorio italiano, nonostante sia dentro le mura vaticane. Abbiamo chiesto di conoscere se il camposanto è sito su suolo italiano o vaticano, se gode del privilegio dell’extraterritorialità e di quale livello. Infine abbiamo chiesto copia delle cartine allegate al Concordato del 1929, per avere chiara contezza di chi sia la giurisdizione sul cimitero teutonico.
Nell’istanza da lei depositata è ribadita la supplica della famiglia Orlandi al cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, perché le ombre che da subito hanno avvolto il Vaticano siano finalmente dissipate. In concreto che cosa chiede la famiglia? E quali sono realisticamente le speranze?
Verità e giustizia. Questo chiede la famiglia Orlandi da quasi trentasei anni. Invece negli anni si sono moltiplicati i silenzi, e i coni d’ombra sul Vaticano si sono solo intensificati. Questo lo hanno scritto i magistrati italiani, dicendo a chiare lettere che il Vaticano era in possesso di informazioni che non ha mai condiviso con le autorità italiane: non è certo un’idea solo mia o della famiglia Orlandi. Le speranze sono proporzionali alla effettiva volontà di voler finalmente fare luce su questa terribile vicenda. Ma chi sa vuole davvero che emerga la verità?
La Santa Sede custodisce ancora documenti inediti circa il caso Orlandi?
Si, esiste una documentazione su Emanuela Orlandi in possesso del Vaticano cui noi abbiamo chiesto accesso già dal giugno del 2017. Non abbiamo mai ottenuto formale risposta. Ecco perché, anche in questa istanza, abbiamo insistito nella richiesta. Sua Santità ha detto che saranno resi pubblici gli archivi di Pio XII e che la Chiesa non teme la storia. Lo prendo come un buon auspicio e attendo che mi venga rilasciata copia della documentazione su Emanuela. Perché la verità non è negoziabile, mai.
Aldo Maria Valli