Dalla santificazione alla sanificazione
La realtà supera spesso la fantasia, ma qualche volta anche l’ironia. Giorni fa scrivevo che la decisione di Bergoglio di non farsi baciare l’anello dai fedeli dipendeva dal non voler spargere germi. Ingenuo come sono, pensavo in quel modo di apparire un po’ sardonico. E invece ecco che adesso il portavoce vaticano fa sapere, urbi et orbi, che è andata proprio così: “Il Papa mi ha detto che il motivo per cui non faceva fare il baciamo a Loreto è per igiene. Non per lui, ma per evitare il contagio quando ci sono lunghe file di persone. A lui piace abbracciare la gente”.
Che con il mio presunto sarcasmo avessi in realtà colto nel segno ho incominciato a sospettarlo quando qualche lettore un po’ frettoloso, non avendo notato l’indicazione posta in testa al mio articolo, e nella quale avvertivo appunto che nel testo avrei fatto ricorso all’ironia, mi ha scritto chiedendomi come avessi saputo che il papa si preoccupava tanto per la salute della gente. Per quei lettori, evidentemente, era del tutto normale che il capo della Chiesa cattolica lo facesse per igiene.
E allora, stando così le cose, qui il discorso va un pochino ampliato.
In effetti, dal momento che il papa e la Chiesa, ormai, in cima alle loro preoccupazioni hanno non più la salvezza delle anime, faccenda troppo sfuggente, ma temi ben più concreti quali la questione ecologica, l’utilizzo dell’acqua, la qualità dell’aria, la battaglia contro le miniere, la sorte delle zone rurali, la tutela delle foreste, la conservazione dei biomi, i corridoi biologici, i boschi tropicali, i bacini acquiferi, le riserve di biodiversità, la salvaguardia degli oceani, i regimi climatici, le energie alternative eccetera, perché mai il papa non dovrebbe preoccuparsi dell’igiene dei fedeli in coda per salutarlo e baciargli l’anello? Perché mai dalla santificazione non si dovrebbe passare alla sanificazione?
Dopo tutto, il prossimo sinodo dei vescovi sarà dedicato all’Amazzonia, polmone verde del mondo, e il documento preparatorio sembra scritto da un manipolo di attivisti verdi più che da pastori di Santa Romana Chiesa. Dunque…
Dunque avanti così, nel segno dell’attenzione per la salute più che per la salvezza.
Ecco perché durante le Sante Messe, su decreto della neonata Congregazione vaticana per la salute e l’igiene pubblica, saranno distribuiti guanti usa e getta che i fedeli dovranno infilarsi a vicenda prima di scambiarsi il famigerato gesto della pace. E ogni volta che qualcuno starnutirà o tossirà nel bel mezzo della celebrazione, il sacerdote interromperà la funzione e un chierichetto appositamente incaricato provvederà a irrorare i fedeli con uno spray sanificante (di nuovo: ho detto sanificante, non santificante), mentre colui che si sarà reso responsabile dell’emissione di sostanze contaminanti attraverso le cavità orali o nasali verrà prontamente allontanato e, volendo, potrà continuare a seguire la Messa dall’interno di una capsula di plexiglass a tenuta stagna. E nei casi più delicati sull’assemblea i chierichetti spruzzeranno anche prodotti anti-acari, anti-cimici e anti-carie, mentre dai turiboli al posto dell’incenso sarà sprigionata anidride solforosa con funzione antisettica.
E durante la Messa crismale niente più olii santi, bensì olii essenziali, efficaci contro germi e muffe. E durante la lavanda dei piedi, tanto cara al papa Francesco, nella caraffa dell’acqua saranno introdotte generose porzioni di un prodotto, ben noto alle casalinghe, contro i batteri, così da evitare l’orrenda prospettiva di favorire la proliferazione dei temibili microrganismi, i quali, si sa, adorano certi luoghi e certe situazioni.
E il prete che distribuisce l’ostia indosserà guanti chirurgici in lattice, mentre una suora, con guanti senza lattice, sarà a disposizione dei fedeli che soffrono a causa di allergie e sensibilizzazioni dovute a questo materiale.
E nelle acquasantiere saranno immessi additivi igienizzanti che il sacrestano potrà scegliere (liquidi o tabs) e la Cei fornirà grazie all’otto per mille. E un incaricato laico, dopo ogni lettura, si recherà all’ambone e igienizzerà il microfono mediante apposite salviette (al gusto di limone o menta). E anche nei confessionali, prima e dopo il sacramento, saranno distribuiti prodotti in grado di limitare le tipiche infezioni da luoghi pubblici e, in casi estremi, sia il prete sia il penitente indosseranno mascherine protettive le quali, per ciò che concerne il penitente, potranno coprire tutta la faccia, così da garantire, oltre alla salute, anche l’anonimato, un po’ come succedeva quando c’era la grata.
E con l’istruzione De salute corporum il Vaticano sconsiglierà il bacio di icone, croci e immagini sacre in generale. Lo slogan sarà “sacro è bene, ma sano è meglio”.
Ecco qua, è più forte di me: ho fatto di nuovo dell’ironia. Anche se, a questo punto, non ne sono più tanto sicuro.
Aldo Maria Valli