Multiculturali, interculturali, ecologiste. Ecco le superiori generali a convegno
Da oggi al 10 maggio è in programma a Roma la ventunesima assemblea plenaria della Uisg, l’Unione internazionale delle superiori generali, con il titolo Seminatrici di speranza profetica. L’assemblea, ha spiegato suor Carmen Sammut, presidente dell’Uisg, dovrà spingere tutte le partecipanti (850 superiore generali provenienti da ottanta paesi) a «riflettere su come le religiose possono essere segni di speranza in un mondo di divisioni e guerre e per le tante donne e bambini che soffrono». Gli ordine religiosi femminili, ha proseguito suor Carmen, devono «incarnare una Chiesa samaritana», capace di essere vicina a «molte vittime di violenza nell’indifferenza globale».
Difficile sottrarsi all’impressione di trovarci di fronte all’ennesimo rito ecclesialmente corretto, in linea con le parole d’ordine della «Chiesa in uscita».
L’aggettivo «profetico» è di per sé un marchio di fabbrica, una parola talismano secondo la definizione di Plinio Corrêa de Oliveira.
E poteva forse mancare il riferimento ai «ponti»? Certo che no. Infatti «le donne religiose [ma non sarebbe meglio dire le consacrate?] sono chiamate a essere costruttori di ponti tra persone di culture e religioni diverse», perché «vogliamo passare dall’essere multiculturali a rendere questa ricchezza qualcosa di importante per noi, promuovendo l’idea di interculturalità».
Nel comunicato di presentazione dell’assemblea si legge infatti: «Le riflessioni toccheranno temi importanti quali l’interculturalità, la visione di futuro della vita religiosa, l’integrità della creazione (Laudato Si’), il dialogo interreligioso».
L’agenda è insomma quella solita, sociale, ecologista, proiettata verso il rapporto con il mondo e con le altre fedi e culture. Si nota l’assenza di ogni pur minimo riferimento al trascendente.
Leggiamo ancora dal comunicato: «Prima e dopo la plenaria la Uisg offrirà sette workshop di formazione, approfittando della presenza a Roma di superiore generali provenienti da tutto il mondo. I temi sono: diritto canonico, protezione dei minori, comunicazione, cura dei minori nei contesti istituzionali (orfanotrofi)». Ora, ammesso che nel giro di due o tre giorni temi così vasti possano essere affrontati in modo adeguato, è difficile non vedere che siamo in pieno conformismo ecclesiale.
Dati i tempi, non poteva mancare la questione degli abusi (e infatti suor Carmen in proposito ha detto: «Il tema non è parte del programma ufficiale, vogliamo che le superiori siano libere di parlare, ma ci sarà qualcosa, lo affronteremo tra di noi”) né quella (autentico tormentone) del «ruolo della donna nella Chiesa», e in questo senso l’attesa delle superiori è rivolta verso l’udienza che il papa concederà alla plenaria venerdì 10 maggio, quando forse tornerà a parlare dell’ipotesi delle donne diaconesse. Tre anni fa, proprio in occasione della precedente assemblea, Bergoglio preannunciò che avrebbe costituito una commissione per studiare la questione dal punto di vista storico e ora le religiose si augurano che ci siano i risultati. «Sappiamo – dice suor Carmen – che la commissione ha studiato, ha finito e ha dato un rapporto al papa. Ma non siamo sicure di quale sarà il prossimo passo. Possiamo ipotizzare che egli dica qualcosa al riguardo durante l’udienza ma non siamo sicure, lui è libero e noi non abbiamo pretese su cosa possa accadere, aspetteremo. Dietro la questione ce n’è una che continuamente torna: qual è il posto delle donne nella Chiesa, come possiamo essere in posti dove vengono prese le decisioni? E suppongo che quella risposta in un modo o in un altro verrà: questa è la mia speranza».
La stessa suor Carmen è stata costretta però ad ammettere che le suore, in generale, non appaiono molto interessate al problema. «Ho una comunità in un Paese nella quale il vescovo, che nella sua diocesi ha molte altre congregazioni, invita le religiose a partecipare agli incontri con il clero. E una volta questo vescovo mi ha detto: “Solo la sua congregazione viene!”».
Aldo Maria Valli