I cattolici in politica e la lezione di Augusto Del Noce
Nel trentesimo anniversario della morte di Augusto Del Noce (1910 – 1989) oggi e domani si tiene a Trieste (Palazzo della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Salone di rappresentanza, piazza dell’Unità d’Italia, 1) il convegno Augusto Del Noce, attualità del suo pensiero, con la partecipazione, fra gli altri, del vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, Virginia Coda Nunziante, Roberto de Mattei, Rocco Buttiglione, Renato Cristin, Marcello Veneziani.
Il filosofo cattolico viene ricordato oggi anche a Roma (ore 17:30, Sala San Filippo, via della Chiesa Nuova, 3) con la presentazione del libro di Luca Del Pozzo Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce. Assieme all’autore saranno presenti Gennaro Sangiuliano, Mario Sechi, Federico Mollicone, Luciano Lucarini.
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Sono passati trent’anni dal fatale 1989, quando cadde il Muro di Berlino. E trent’anni fa moriva Augusto Del Noce, il filosofo cattolico che previde la fine del comunismo e l’avvento di una società dominata dal pensiero nichilistico e ateistico. Il Muro fu abbattuto il 9 novembre, Del Noce morì il 30 dicembre. Eppure nei suoi scritti quel passaggio poteva già essere letto: al posto del comunismo il consumismo, al posto delle vecchie ideologie il dilagante edonismo della società sazia e disperata.
Per chi, come il sottoscritto, ha vissuto il pontificato di Karol Wojtyła, la filosofia di Del Noce è stata una guida utile per leggere e interpretare la portata del magistero del papa polacco. Anzi, Del Noce fece in un certo senso da battistrada. Basti pensare che Il suicidio della rivoluzione, il saggio nel quale Del Noce prefigurò il collasso del comunismo, uscì nel 1978, quando in Italia il Pci era fortissimo e proprio l’anno in cui fu eletto Giovanni Paolo II, il papa che al comunismo diede una spallata decisiva.
L’attualità di Del Noce è evidente sotto diversi profili. Soprattutto vide il nuovo totalitarismo che proprio oggi stiamo sperimentando, quello attuato non più con le armi e la repressione da regimi dispotici ma quello, apparenetmente non violento, tipico del pensiero unico, dominante nella società ormai pienamente secolarizzata, dove la tirannia ha il volto dell’umanitarismo e l’uomo «liberato» è in realtà schiavo di se stesso, all’interno di una società di massa nella quale la ricerca del piacere è il nuovo oppio dei popoli e il materialismo individualista, che vive solo nel presente, ha la meglio su quello di un tempo, di matrice marxista, che prometteva il paradiso in terra. Annullata la prospettiva del riscatto sociale, eccoci nel regno dell’egoismo utilitarista. Marx in soffitta, Wilhelm Reich (il profeta della rivoluzione sessuale) sugli scudi. Con inevitabile stato di depressione generale.
E poi c’è la riflessione sui cattolici in politica, che si può riassumere in una domanda: quale ruolo per i cattolici in questa società segnata dalla fine delle ideologie e dal dominio del binomio tecnocrazia-consumismo?
La risposta di Del Noce parte dal rifiuto della riduzione del cristianesimo a mero fatto intimo, privo di implicazioni nella storia. La Rivelazione cristiana è un fatto storco e la fede del cristiano si gioca nella storia. C’è dunque una necessità dell’impegno politico del cattolico, il quale non deve cadere nel dualismo religione-politica, ma non deve nemmeno cedere alla tentazione dell’identità di politica e religione. Il rapporto appropriato è quello della distinzione nell’unità. L’autonomia della politica va salvaguardata (no al confessionalismo), ma necessaria è anche la valutazione religiosa, ovvero il giudizio che nasce dalla fede e dall’adesione alla legge divina.
Bastano questi pochi cenni per intuire quanto stimolante possa essere ancora oggi la conoscenza del pensiero di Del Noce. E sotto questo profilo un contributo prezioso viene dal libro di Luca Del Pozzo Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce (Pagine editore, pp. 273, euro 18), opera che proprio prendendo spunto dal trentesimo anniversario della morte vuole mostrare l’attualità del filosofo cattolico sia sotto il profilo speculativo sia per quanto riguarda la traduzione politica della prospettiva cristiana.
Pensatore atipico, di difficile collocazione, Del Noce ha accettato la sfida del confronto con la modernità e ne ha tratto una lezione che va continuamente rimeditata. «Isolando la politica dalla religione, per i cattolici inizia una strada verso il suicidio» disse in un’intervista per Il Sabato nel 1987. Al cattolico non è dato di disinteressarsi della politica né può aggirare la questione di come declinare la visione cristiana in termini politici. Il tutto tenendo sempre ben presente che la storia non è il regno della necessità, ma della libertà.
Proprio a proposito della posizione politica del cattolico il libro di Del Pozzo offre, in appendice, uno scritto di Del Noce, risalente al 1945, nel quale il filosofo scrive: «L’ideale della politica cristiana deve, a mio credere, prospettarsi come un’eterna (nel senso di mai esaurita; il cristiano è sempre in lotta) restaurazione dei principi (da non confondere con la “restaurazione di fatti” propria della reazione) nel loro carattere eterno». «La “fedeltà” del cristiano assume così un significato nuovo; non più fedeltà a fatti e a istituti storici, dunque spirito di passività e negazione di critica; ma fedeltà a soprastorici principi, e perciò fedeltà creatrice, creatrice di soluzioni nuove alla problematica sempre nuova che l’esperienza storica offre». Dunque destra o sinistra? Né l’una né l’altra, risponde Del Noce, bensì centro, non nel senso di «compromesso» e di «politica flaccida priva di ideale», ma nel senso, appunto, di continua «restaurazione di principi».
È solo un piccolissimo assaggio, ma fornisce già tanti spunti di riflessione.
Aldo Maria Valli