La perversa “doppia pista” di Pechino: inneggiare all’amicizia con il Vaticano e soffocare la libertà religiosa
Cari amici di Duc in altum, l’atteggiamento della Cina nei confronti della Chiesa cattolica continua a suscitare preoccupazioni e indignazione. Da un lato il Partito comunista lascia filtrare notizie piene di entusiasmo sull’”amicizia” tra Pechino e il Vaticano, ma dall’altro la libertà religiosa subisce continui oltraggi e i cattolici cinesi sono sempre più sottoposti a un regime di repressione.
Un esame lucido della situazione è fornito da padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews, il quale mostra come Pechino stia seguendo una doppia pista e illustra la condizione di oggettiva persecuzione dei cattolici. Inoltre padre Cervellera mette a disposizione dei lettori italiani un documento, arrivato dal Fujian (il titolo è Lettera di impegno per i responsabili dei luoghi di culto e per le persone consacrate) che impone ai parroci una serie di incredibili condizioni, come impedire l’ingresso in chiesa ai minorenni, non organizzare corsi di formazione per bambini, non avere contatti con stranieri, non esporre immagini e cartelli a fini di evangelizzazione e perfino non cantare senza permesso.
E pensare che un alto esponente vaticano quale monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e consigliere di fiducia di Bergoglio, non molto tempo fa dichiarò che “in questo momento quelli che realizzano meglio la dottrina sociale della Chiesa sono i cinesi”.
A.M.V.
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Soffocare la Chiesa cinese mentre si applaude all’accordo Cina-Vaticano
Mentre si diffondono notizie entusiaste sulla “prima volta” di una mostra dei Musei vaticani a Pechino (fino al 7 luglio), o sulla “prima volta” di una conferenza su papa Francesco all’università di Pechino, ad AsiaNews giungono notizie di un soffocamento lento e inesorabile della Chiesa cinese, sia ufficiale che sotterranea. Il nucleo di questo soffocamento è il termine “indipendenza” a cui vescovi e preti ufficiali devono sottostare e a cui devono aderire anche i non ufficiali, se vogliono esercitare il loro ministero.
Per il governo cinese “indipendenza” implica il rifiuto dell’influenza di “potenze straniere”, compresa la Santa Sede (o come loro dicono: il Vaticano) e la sottomissione ai regolamenti statali sulle attività religiose, anche se questi danno ordini contrari al Vangelo. In questo modo sacerdoti e vescovi, ufficiali o sotterranei, vengono a essere isolati dalla Chiesa cattolica universale e incatenati al carro del Partito, che pur elargendo una minima libertà di culto (controllata!), toglie loro ogni slancio di evangelizzazione.
L’esempio viene da un documento giuntoci dal Fujian, dal titolo Lettera di impegno per i responsabili dei luoghi di culto e per le persone consacrate. Se firma questo documento, il sacerdote potrà essere parroco ed esercitare il suo ministero, nei limiti previsti, altrimenti rimarrà disoccupato e potrà essere rispedito a casa sua. Lo stesso per le suore, le “persone consacrate” (in Cina il governo non permette la vita religiosa maschile).
Fra le cose che fanno più impressione vi sono:
- L’aderire al fatto che si deve “proibire l’ingresso nella Chiesa ai minorenni”, o “non organizzare corsi di formazioni per i minorenni”. Come la coscienza di un parroco possa ubbidire a tale ordine è un mistero. Nel Vangelo Gesù dice ai suoi discepoli: “Lasciate che i bambini vengano a me” (Matteo 19,14). Inoltre quell’ordine è contrario anche alla costituzione cinese che garantisce la libertà religiosa senza porre alcun limite di età.
- In nome dell’indipendenza, “boicottare consapevolmente gli interventi degli stranieri; non contattare potenze straniere, non accogliere gli stranieri, non accettare interviste, formazioni o invito di convegni all’estero”. In pratica: rimanere isolati e non condividere la fede con altri cattolici sparsi nel mondo. Anche questo contravviene alle convenzioni Onu in materia di libertà religiosa e diritti civili, che pure Pechino ha firmato il 5 ottobre 1998, ma che non ha mai ratificato.
- Una serie di limiti all’evangelizzazione: non si può cantare senza permesso; non si possono esporre – a casa propria! – “manifesti e insegne” a “fini evangelici”; non si possono postare online argomenti religiosi…
Quanto avviene nel Fujan succede anche nell’Henan, nell’Hubei, nello Zhejiang. È proprio a causa di questa pressione sulla “indipendenza” – che è annientamento sotto il controllo dell’Associazione patriottica – che monsignor Guo Xijin, vescovo ausiliare di Mindong, ha ritirato la sua domanda di riconoscimento dal governo: essere riconosciuto significa far morire la Chiesa.
Tutto ciò avviene mentre in Italia e in Cina si applaude all’accordo fra Cina e Vaticano, che sembra conquistare nuovi spazi. Il Global Times (19 giugno 2019), giornale legato all’organo ufficiale del Partito comunista cinese, esalta che per la “prima volta”, i Musei vaticani abbiano esposto degli oggetti in una mostra a Pechino, che dura fino al 7 luglio. Per “la prima volta” si è tenuta una conferenza “su papa Francesco e la sua visione” all’università di Pechino, seguita da quaranta persone, a cura del gesuita Benoit Vermander; per “la prima volta” all’Accademia delle scienze sociali della capitale cinese si è tenuta una conferenza su Crescere in amicizia. Una prospettiva sulle relazioni sino-vaticane, a cura di Antonio Spadaro, gesuita, direttore della Civiltà cattolica.
L’impressione è che per la Cina i rapporti col Vaticano e il controllo della Chiesa vadano su due piste parallele: una non interroga l’altra. È possibile applaudire “all’amicizia con papa Francesco” e nello stesso tempo soffocare e eliminare la Chiesa locale, “indipendente” dal Vaticano, ma preda morente dei regolamenti cinesi.
Bernardo Cervellera
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Riportiamo qui sotto la traduzione integrale del documento del Fujian (traduzione a cura di AsiaNews).
Lettera di impegno per i responsabili dei luoghi di culto e per le persone consacrate
Secondo i “Regolamenti per gli affari religiosi” e altre leggi relative, la “Lista delle responsabilità ricoperte dai responsabili del Comitato amministrativo dei luoghi religiosi e dalle persone consacrate” e la “Lista negativa dei responsabili del Comitato amministrativo dei luoghi religiosi e le persone consacrate», in qualità di responsabile di…, prometto di impegnarmi a:
- amare la Patria e amare la religione, studiare e seguire consapevolmente le politiche sugli affari religiosi del Partito e le leggi e i regolamenti dello Stato, svolgere consapevolmente le attività secondo le leggi e regolamenti, proibire l’ingresso nella Chiesa ai minorenni.
- In nome dell’indipendenza, autonomia e autogestione, boicottare consapevolmente gli interventi degli stranieri; non contattare le potenze straniere, non accogliere gli stranieri, non accettare nessun delega dalle comunità o istituzioni religiose straniere, non accettare interviste, formazioni o invito di convegni all’estero, non violare i regolamenti dello stato accettando le donazioni nazionali e internazionali.
- Non commercializzare né distribuire gli stampati religiosi senza codice seriale.
- Accettare consapevolmente l’ispezione e il controllo dei superiori e pubblicare consapevolmente i bilanci mensili.
- Insistere sulla sinicizzazione, praticare consapevolmente i valori fondamentali del socialismo; rispettare le culture e le tradizioni locali, promuovere le culture e tradizioni nazionali, non diffondere le ideologie che sostengono l’estremismo, non finanziare le attività degli estremisti.
- Non organizzare corsi di formazioni per i minorenni, non svolgere attività religiose online, promuovendo le vocazioni o inoltrando i contenuti che violano le leggi.
- Non intervenire nell’amministrazione degli affari del villaggio né politici, non intervenire nella vita privata e personale del popolo.
- In assenza di permessi, le comunità, come il gruppo pastorale, il coro e la banda non possono tenere eventi pubblici, né possono, con il pretesto di visitare i malati, evangelizzare in luoghi pubblici come ospedali.
- Non affiggere manifesti e insegne nell’esterno e nei tetti a fini evangelici.
- Non installare altoparlanti all’esterno, mentre quelli interni non devono a loro volta disturbare gli abitanti; in caso di violazione, accettare volontariamente le sanzioni da parte dell’Ufficio per gli affari religiosi.