Brandmüller, il sinodo amazzonico e il destino della Chiesa

Cari amici di Duc in altum, torniamo a puntare l’attenzione sul prossimo sinodo amazzonico. Dopo aver pubblicato giorni fa l’intervento del professor Roberto de Mattei, oggi ho il piacere di proporvi una lettera che mi è stata inviata dal professor José Antonio Ureta. Riguarda l’accusa che il cardinale Walter Brandmüller ha mosso al documento preparatorio dell’assemblea, un testo che, secondo il porporato tedesco, “contraddice l’insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e quindi deve essere qualificato come eretico”. Non solo. Siccome il documento mette in discussione il fatto stesso della divina Rivelazione, a giudizio di Brandmüller “si deve anche parlare, in aggiunta, di apostasia”. L’Instrumentum laboris , conclude il cardinale, “costituisce un attacco ai fondamenti della fede, in un modo che non è stato finora ritenuto possibile. E quindi deve essere rigettato col massimo della fermezza”.

Rispetto a tutte le altre critiche mosse al sinodo e all’Instrumentm laboris, argomenta Ureta, l’attacco del cardinale Brandmüller può essere paragonato a un colpo esploso dalla Grande Berta, il supercannone tedesco utilizzato nella prima guerra mondiale.  Ma come rispoderanno, se risponderanno, i paladini dell’eco-indigenismo che tanto credito riscuotono a Santa Marta e dintorni?  

Del professor Ureta, studioso e conferenziere cileno, ricordiamo il libro Il «cambio di paradigma» di papa Francesco. Continuità o rottura nella missione della Chiesa? (Instituto Plinio Corrêa de Olivera), analisi anticonformista dei primi cinque anni di pontificato di Bergoglio.

A.M.V.

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La Grande Berta del cardinale Brandmüller

Gentile dottor Valli, poiché il suo blog si sta occupando ampiamente del sinodo sull’Amazzonia, vorrei trasmetterle alcune mie osservazioni circa la recente presa di posizione del cardinale Walter Brandmüller in merito all’Instrumentum laboris.  Spero che potranno interessare lei e i suoi lettori.

Con un atto degno di El Cid Campeador, il cardinale Walter Brandmüller è sceso nell’arena lanciando un guanto di sfida agli organizzatori del sinodo sull’Amazzonia e, indirettamente, a papa Francesco: accusa l’Instrumentum laboris nientemeno che di eresia e di apostasia.

Come negli spettacoli di un tempo, nei loggioni si è levato un gran rumore e i volti ora si girano con sguardi interrogativi verso il palco, dove si trovano le autorità che presiedono la celebrazione: chiameranno qualche eroe dello schieramento mistico-eco-indigenista per raccogliere il guanto e per difendere l’ortodossia dei loro propositi e del documento di lavoro anatemizzato? Si faranno una grassa risata invitando così a continuare la festa come se nulla fosse accaduto? Manderanno la guardia pretoriana a fare prigioniero l’audace che ha sconvolto il programma?

Nessuno lo sa. Ma una cosa è certa: il dibattito ha raggiunto un altro livello.

Riguardo al primo documento preparatorio e alle dichiarazioni rilasciate alla stampa da questo o quel prelato o rappresentante della rete panamazzonica (vera Wehrmacht di agitazione razziale-sociale che opera nella regione) erano apparsi alcuni articoli di maggior o minor peso per allertare l’opinione pubblica sull’offensiva in corso. Anche un sito specializzato nel monitoraggio dei lavori preparatori del sinodo ha dato il benvenuto a quegli articoli che sono sembrati più interessanti in diversi ambiti: inculturazione, ambientalismo, teologia india, tribalismo indigeno eccetera. Ma tutto ciò è stato un attacco di fanteria con l’aiuto di alcuni mortai.

Le ben calibrate bombarde della Grande Berta del cardinale tedesco hanno invece aperto non una, ma diverse e grandi brecce nel muro della prossima Assemblea speciale del sinodo dei vescovi. Eccole:

– I partecipanti al sinodo sono invitati a trattare principalmente questioni temporali che hanno un rapporto solo marginale con la Rivelazione e con la missione della Chiesa: deforestazione, impatto climatico, estrazione di minerali, biodiversità. Questa non è altro che una forma inaccettabile di “mondanità” e “clericalismo” .

– I partecipanti al sinodo sono invitati a lodare le religioni feticiste e i rituali di guarigione e a presentare gli indios che li praticano come modello di relazione con il cosmo e con Dio Padre-Madre.

– I partecipanti al sinodo sono invitati a considerare la foresta amazzonica come una manifestazione divina e a intonare l’inno di adorazione alla natura che entusiasmò i giovani nazionalsocialisti, ubriacandoli con la prospettiva di rinunciare alla loro individualità per fondersi nel tutto (pan-teismo …).

– I partecipanti al sinodo sono invitati ad alterare la struttura gerarchica della Chiesa e a canonizzare l’abolizione del celibato e l’introduzione del sacerdozio femminile, a cominciare dalle diaconesse.

In una parola, si invita i partecipanti al sinodo a trasformare il Corpo mistico di Cristo in una volgare ONG eco-comunista.

Come nella parabola del Vangelo di Luca, ma a parti inverse, il cardinale Brandmüller, fedele amministratore, si presenta rispettosamente davanti al suo ricco padrone e lo accusa: “Hai amministrato male il depositum fidei che ti è stato affidato. Redde rationem villicationis tuæ” (cfr. Lc 16,2).

Il porporato non presenta un dubium. Fa due affermazioni di potenza atomica: “L’Instrumentum laboris contraddice l’insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e quindi deve essere qualificato come eretico. Dato poi che anche il fatto della divina Rivelazione viene qui messo in discussione, o frainteso, si deve anche parlare, in aggiunta, di apostasia”.

Il Vaticano di papa Francesco (o alcune delle sue forze ausiliarie) dispone di qualche ombrello atomico in grado di salvare il prossimo sinodo?

Se nei prossimi giorni nessun paladino si presenterà a raccogliere il guanto di sfida, l’Assemblea speciale sulla regione panamazzonica dovrà iniziare con un certificato di morte: la data del decesso sarà il 27 giugno e porterà la firma del cardinale Walter Brandmüller.

José Antonio Ureta

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