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Se si vuole rivoluzionare la fede…

Cari amici di Duc in altum, mi ha scritto un amico che, come dice lui, vuole restare  “temporaneamente anonimo”.

È un intellettuale cattolico ben conosciuto, che ricopre incarichi istituzionali e anche per questo preferisce non manifestarsi. 

Perché adesso? Perché l’amico, mi ha spiegato, vede nel documento di lavoro del sinodo amazzonico e nella prospettiva del prossimo incontro di Assisi nel 2020 (Economy of Francesco) “l’atto finale di un attacco, condotto dall’interno della Chiesa, contro la Rivelazione e la Dottrina sociale della Chiesa”.

A.M.V.

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Lamento di un “temporaneamente anonimo” 

Nelle sue Satire il grande poeta romano Orazio (65 – 8 AC)  invitò gli esponenti  della classe dirigente  dell’epoca  a lasciare Roma e ad andarsene da qualche parte nel mondo, per correggere i loro costumi corrotti. La mia tentazione è di rivolgere un analogo invito agli esponenti  di uno Stato che si trova all’interno di Roma e che – a questo punto è evidente –  sta operando per corrompere  il cattolicesimo in modo progressivo.

Tentativi simili, in duemila anni di storia, ce ne sono stati tanti. Ma fino a  sei anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che questa volta l’attacco sarebbe stato portato dai vertici della Chiesa cattolica. Invece è successo. Quello che vediamo è il tentativo di rivoluzionare dall’interno la fede nella Rivelazione cristiana.

Questione, badate bene, che non riguarda solo i cattolici. Perché rivoluzionare o negare il messaggio della Rivelazione comporterebbe la distruzione, con la fede cattolica, di un’intera civiltà e un’intera cultura, di un certo tipo di intelligenza scientifica, economica, sociale. Comporterebbe  la fine del diritto e del rispetto della dignità umana.

Poiché si direbbe che i promotori, o per meglio dire gli ideologi, di questa rivoluzione prevedono enormi vantaggi per l’intera umanità , vorrei provare (per ora in modo anonimo) a esporre gli altrettanto enormi rischi connessi a questo tentativo di rivoluzionare la bimillenaria fede nella Rivelazione cristiana.

Il primo rischio è collegato alla libertà di incoscienza  e al passaggio immediato a una forma più modesta di  protestantesimo, una religione che progressivamente, ma inesorabilmente, obbligherebbe noi tutti ad adottare un “pensiero libero” di tipo nichilista. Si confonderebbe il bene con il male e si scoprirebbe presto che se fare il male comporta più vantaggi personali, fare il bene ovviamente non conviene a nessuno. Quando fornicare, truffare e mentire saranno atti moralmente leciti (e persino approvati dall’autorità morale) avremo una forma di santità nuova, rovesciata, per cui le persone dovranno pentirsi di aver fatto il bene e anche di aver professato una fede (ora diventata eresia) in modo integrale e tradizionale. E l’essere fedeli integrali, di tipo tradizionale, comporterà la scomunica, o qualcosa di analogo. Conseguenza della rivoluzione, accettata anche nel sistema giuridico, sarebbe il rifiuto dell’educazione alla pratica delle (ex) virtù , quali la giustizia e l’onore, con la giustificazione che una tale pratica turberebbe gli animi di chi quelle virtù non le riconosce.

Non si sottovaluti poi la  quasi certa esplosione di un fanatismo che sarà portato a individuare nelle persone rimaste fedeli alla vecchia fede e alle vecchie virtù i residui di un mondo superstizioso da cancellare, ovviamente in nome del progresso, della libertà e del bene comune. Se anche fosse tenuta a freno la tentazione di ardere costoro come eretici, in alternativa si potrebbe pensare di spedirli in apposite strutture atte alla rieducazione e alla riconversione, così che la verità razionale possa avere la meglio su quella soprannaturale, sintomo  appunto di inutile e pericolosa superstizione.

Sto esagerando? Non credo. Già oggi, proprio  in questo nostro tempo, sebbene la fede nella Rivelazione non sia stata ancora del tutto cancellata e il soprannaturale non sia stato completamente negato in quanto “superstizione”, vediamo che la persecuzione verso che vive la fede cattolica integralmente è stata avviata ed è attuata ogni giorno, e proprio da parte di chi, invece, dovrebbe difendere la fede.

I promotori della rivoluzione, però, non si sono ben resi conto del fatto che una fede nuova non si impone con il terrore.  Se tu utilizzi il terrore e la minaccia, puoi provocare paura, silenzio, simulazione di obbedienza, apparente adeguamento alle direttive inaccettabili, ma non puoi certamente illuderti di imporre così una nuova fede.

Forse i promotori della rivoluzione in corso confondono la disponibilità della gerarchia all’obbedienza con la condivisione e l’assenso, senza capire che invece è solo sintomo di timore per le possibili ritorsioni e punizioni.

Un certo risultato, ovviamente, lo si raggiunge. La paura, operando in un cuore debole, fa diventare un uomo silenzioso proprio quando dovrebbe gridare, lo fa diventare vile quando  dovrebbe dimostrare coraggio, lo rende timoroso  quando dovrebbe mostrare fortezza. Ma poi? Se inviti la persona a essere moralmente disordinata, se le concedi di non sentirsi mai mancante, se la giustifichi sempre e comunque, se la fai sentire intelligente e sapiente secondo i costumi del mondo, se le eviti la scomodità dell’esame di coscienza e dell’autocritica, se la trasformi in un essere ambiguo e tiepido, se le instilli il dubbio che ciò in cui credeva prima non sia mai stato vero, se le fai rinnegare i doni dello Spirito Santo ed elimini la nozione di peccato, che cosa resterà? Non è questo un modo sicuro per andare verso l’autodistruzione?

Ora, secondo me molti non hanno ancora capito che cosa sta avvenendo in quello Stato che sorge nel bel mezzo di Roma, mentre molti altri, per un malinteso senso della prudenza e un autentica viltà, si sforzano di non capire.

Sappiamo ormai che reagire secondo le procedure codificate non serve a nulla. Sappiamo che i richiami e gli appelli, anche quando arrivano da persone molto autorevoli, sono puntualmente ignorati o ridicolizzati. Sappiamo che persistere  nella fedeltà alla tradizione, contro le trasformazioni imposte, significa essere commissariati ed emarginati a ogni livello, perché il cambiamento non può e non deve avere ostacoli. In pratica, sappiamo ormai che reagire in base a ciò che ci è sempre stato insegnato (e di cui siamo ben certi), per la gloria di Dio  e nella venerazione di Maria Immacolata, comporta la minaccia e poi l’esclusione da questa  Chiesa. E allora? Chi dobbiamo temere?

Persino un pagano come Orazio invitò i corrotti a lasciare Roma.

Un amico temporaneamente anonimo

Aldo Maria Valli:
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