Siamo a luglio, il caldo impazza e obnubila le menti, ma, per fortuna, possiamo sempre contare su uomini giusti ai posti giusti!
È il caso di un super-esperto che è anche un prete, o un prete che è anche super-esperto (ecco qua la sua lunga e non comune qualifica: direttore dell’Osservatorio sul pluralismo religioso a Torino, professore universitario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, coordinatore nazionale della sezione Sociologia della religione dell’ Associazione italiana di sociologia), il quale ha definito l’Asti Pride del 6 luglio “un bel momento di festa”.
Da quanto apprendiamo, il suddetto prete-esperto, o esperto-prete, “con i suoi studi su pluralismo e libertà religiosa rappresenta un punto di riferimento autorevole nel panorama culturale italiano e non solo”, e proprio dall’alto di tale autorevolezza ha espresso il suo giudizio, illuminando noi tutti: “Come sociologo ritengo che i Pride siano figli di questa società liquida in cui anche i concetti di identità di genere e identità sessuale sono liquidi. Con il passare degli anni molti diritti rivendicati dalle coppie omosessuali sono stati riconosciuti. I Pride quindi oggi sono diventati altro da quelle rivendicazioni. Qualcuno li definisce parate di dubbio gusto, ma io li definirei momenti di festa, di condivisione. Penso che la felicità per essere reale vada sempre condivisa con gli altri, non vissuta in solitudine”.
E poi, quando gli è stato chiesto se trattasi di valutazioni del prete o del sociologo, ha spiegato con pari autorevolezza: “Di entrambi”.
Come avrebbe detto Totò: perdindirindina!
Dopo questo inizio scoppiettante, eccoci al nostro secondo uomo giusto al posto giusto, ovvero il vescovo di Ferrara-Comacchio, il quale, dopo l’arresto della capitana Carola Rackete, ha proposto (ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?) di dedicarle il porto di Lampedusa.
“Disobbedire alla legge per salvare persone è un principio cristiano, e fondamentale sul piano umano. Ed è quello che ha fatto questa donna comandante”, ha dichiarato sua eccellenza – conosciuto anche come il “vescovo dei migranti” – secondo il quale la vicenda di Carola richiama per similitudine quella di Garibaldi, “braccato come brigante e assassino, che approdò assieme ai suoi nel porto di Comacchio”.
Ripeto la domanda di prima: come ho fatto a non pensarci prima?
Come dite? Vi piacerebbe sapere che c’entra la capitana Carola con l’eroe dei due mondi? Ma è semplice. Dice sua eccellenza: “Garibaldi, assassino e brigante contro lo Stato, oggi è un eroe. Lasceremo alla storia giudicare chi è il vero eroe: se chi chiude un porto e caccia o chi salva la vita delle persone”.
Molto molto bene. Mentre il caldo impazza e le menti bollono, alla ricerca di sollievo, e naturalmente di uomini giusti ai posti giusti, trasferiamoci in una ridente diocesi che si affaccia sul mare. Nella quale i preti diocesani, apprendiamo, hanno partecipato a una “convivenza sacerdotale” celebrata a conclusione del sinodo presbiterale.
Che bello! Apprendiamo poi che, giustamente, durante i giorni della convivenza, in diocesi (visto che tutti i preti stavano convivendo) non sono state celebrate le messe feriali nelle parrocchie e sono state sospese le altre attività pastorali in cui sono impegnati i parroci, onde “permettere al clero di partecipare all’iniziativa”.
Come dite? Che è curioso? Che sarebbe un po’ come se i tecnici dell’acquedotto, dovendo partecipare a una convivenza per i tecnici degli acquedotti, sospendessero l’erogazione dell’acqua per quei giorni? Oppure come se i panettieri, dovendo andare a una convivenza per panettieri, lasciassero la gente senza pane? E come dite ancora? Che se i preti sono i primi a considerare le Messe e i sacramenti come servizi non essenziali, non si vede perché i fedeli non dovrebbero fare altrettanto?
Guardate, questa volta mi ero imposto la calma, ma le vostre mi sembrano francamente obiezioni da fomentatori della coprofagia sgrana rosari pessimisti queruli disillusi vecchie comari. Che volete che sia qualche Messa in meno e quache estrema unzione rinviata a fronte di una doverosa convivenza? Non sapete quanto è importante l’aggiornamento permanente?
E adesso, siccome noi, come sapete, siamo sempre per le pari opportunità, le quote rosa e tutto il resto, chiudiamo il cerchio con il video della brava suora sacramentina (autentica suora giusta al posto giusto) che a Monza ha fatto sloggiare i cattolici impegnati in una preghiera in riparazione del gay pride.
Quando l’hanno vista uscire dal monastero e comparire in mezzo a loro, quei bigotti di cattolici hanno pensato: “Ma guarda, una suora che viene a pregare con noi! Forse non tutto è perduto”. Ma l’equivoco è durato poco. Infatti la reverenda madre ha subito precisato che lei non era uscita sul sagrato per pregare, ma per invitare i cattolici ad andarsene da un’altra parte. “Ho già chiamato i vigli”, ha precisato.
Molto molto molto bene. La Chiesa in uscita, è evidente, ha bisogno anche di suore in uscita!
Aldo Maria Valli