Nel seminario delle ossessioni progressiste
Cari amici di Duc in altum, torna l’inchiesta sui seminari. Questa volta la testimonianza arriva da don A., che frequentò i corsi di formazione durante il pontificato di Benedetto XVI e ci racconta la sua esperienza.
Il contributo di don A. fa seguito a quelli già pubblicati, che potete trovare qui, qui, qui, qui e qui.
Per chi volesse inviare testimonianze, la nuova mail a disposizione è inchiestaseminari@gmail.com
A.M.V.
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Quella volta che Ratzinger divenne un “teologuccio”. E altri ricordi
Caro dottor Valli, sono sacerdote in una diocesi del Nord Italia da dieci anni e sto seguendo con grande interesse sul suo blog Duc in altum la serie di testimonianze di ex seminaristi sul loro percorso di formazione teologica e spirituale. Devo dire che quanto è accaduto e quanto sta accadendo ancor oggi nella formazione degli studenti di teologia che vogliono accedere al sacerdozio è davvero doloroso.
La mia esperienza è analoga a quelle da lei già pubblicate. Precisato che ho frequentato il seminario durante il pontificato di Benedetto XVI, vorrei solo aggiungere alcuni episodi che fanno capire qual è stata la realtà da me vissuta in quegli anni.
1) Tribunale
Io e altri seminaristi, in quanto appartenenti a un movimento ecclesiale considerato un po’ troppo conservatore e quindi non gradito, eravamo sottilmente perseguitati. Ricordo che c’era una specie di tribunale nel quale alcuni nostri colleghi, sobillati dai superiori, ci dicevano che dovevamo “aprirci” alla comunità del seminario. Io non ho mai reagito, ma ricordo bene che il rettore, che stava dalla parte di quelli “non del movimento”, una volta mi apostrofò così: “Ci sarà un motivo se il cinquanta per cento dei vescovi nel mondo ce l’ha con voi!”. Anche in quel caso non risposi, e mi consolai pensando che comunque l’altro cinquanta per cento, compreso il papa, era con noi!
2) Concilio
Siamo nel 2007. Lezione sul Concilio Vaticano II. Due anni prima, il 22 dicembre 2005, Benedetto XVI ha tenuto lo storico discorso alla curia romana sull’ermeneutica della continuità. Il sacerdote educatore affronta l’argomento e dice, in sintesi: “Prima del Concilio i fedeli erano tutti ignoranti. C’era integralismo e nessuno capiva nulla. C’erano il latino, la messa vecchia, i papi vecchi. Poi finalmente Giovanni XXIII ha aperto le finestre e nella Chiesa è entrato lo Spirito. Tutto nuovo!”
Alzo la mano contrariato. Non posso tacere di fronte a certe falsità. Racconto che è stata mia nonna, classe 1903, a educarmi alla fede. Non era istruita, faceva la contadina, andava alla messa in latino, ma aveva la fede. Aggiungo: “Se dovessimo misurare la sua fede preconciliare rispetto a quella di tutti noi qui presenti, credo che nessuno fra noi raggiungerebbe l’amore a Cristo di quella vecchietta”.
Quando poi gli rammento che nel discorso del dicembre 2005 papa Ratzinger raccomandò di non usare le categorie “prima” e “dopo” il Concilio, l’insegnante diventa tutto rosso, pieno di rabbia.
3) Teologuccio
“Ratzinger non è un teologo di spessore… Ratzinger è un teologuccio, non dice niente di nuovo, non è uno speculativo, ha l’idea della rotta ma è più che altro uno storico della teologia”.
4) Latino
Neanche l’ombra. Ricordo solo una religiosa che ci tradusse alcuni inni. Se qualcuno dimostrava interesse per il latino era considerato un tipo pericoloso, da guardare con sospetto.
5) Talare
Indossare la talare? Proibito! Chiesi: perché mai? Risposta: “È segno di separazione dal mondo!”
6) Eucaristia
La presenza reale? Risposta di un docente: “Non scherziamo. L’ostia è solo un simbolo. La presenza reale è nel povero e nella Parola!” (Come stupirsi se poi le celebrazioni eucaristiche erano sciatte e la Vittima sacrificale era trattata come un banale pezzo di pane?).
7) Teologia / 1
Si parla di un certo teologo e uno studente alza la mano: “Scusi professore, potrei sapere se questo studioso è cattolico o protestante?”.
Risposta del docente, stizzito: “Ma che problema c’è? Di che cosa avete mai paura? Da quando Ratzinger è papa siete diventati tutti sospettosi?”.
8) Teologia / 2
Tema: la sessualità. Svolgimento: “La legge naturale (Summa theologiae di San Tommaso d’Aquino) è impraticabile, dunque non si può proporre più”. E il peccato? “Una fissazione dalla quale liberarsi”. Punto.
9) Ecclesiologia
Analisi del docente: “Il papa è un vescovo come tutti gli altri, quindi deve essere in comunione con i vescovi” (risultato: durante il santo rosario alcuni seminaristi pregavano perché il papa fosse in comunione con i vescovi e non viceversa).
10) Messale di san Pio V
Il Summorum pontificum: “L’hanno fatto per i lefebvriani, che tanto non rientreranno. E comunque la messa di san Pio V non si può fare. C’è una visione di Chiesa sbagliata, vecchia, non comunionale”.
11) Summorum pontificum
Durante una lezione, nel 2006, restai esterrefatto dal livore con cui un docente reagì verbalmente davanti a noi alunni di propedeutica (anno scolastico introduttivo al biennio filosofico) al solo sentir dire che Benedetto XVI stesse lavorando sulla questione liturgica e in particolare sulla riaffermazione del messale mai abrogato.
12) Movimenti ecclesiali / 1
Durante le lezioni non mancavano mai gli interventi contro i movimenti ecclesiali, a eccezione di quelli di orientamento progressista. Motivo principale dell’attacco il fatto che i movimenti abbiano celebrazioni eucaristiche non legate alla parrocchia. Intervenni diverse volte presso i professori in forma confidenziale (non in aula davanti a tutti, come invece facevano loro, instillando negli studenti dubbi sull’autenticità della fede di alcuni di noi) affermando che i nuovi movimenti, nati, approvati e promossi dalla gerarchia e in primis da Giovanni Paolo II, non potevano essere assimilati ai movimenti ereticali del medioevo, come loro invece affermavano. Non risolsi niente, ma sono stato contento di essere una voce fuori dal coro.
13) Movimenti ecclesiali / 2
Quando Benedetto XVI in un incontro con i vescovi tedeschi raccomandò di andare incontro con molto amore agli aderenti ai movimenti ecclesiali, io e i miei compagni provenienti dai movimenti ci sentimmo galvanizzati, e quando chiedemmo di mettere a tema il testo di Ratzinger scatenammo le ire dei superiori, che risposero indispettiti accusandoci di “fare le vittime” e citarono a profusione documenti conciliari ovviamente presi e interpretati in chiave di discontinuità.
14) Ratisbona
Dopo lo storico discorso di Benedetto XVI a Ratisbona (12 settembre 2006) restai impressionato dal modo ingiusto, superficiale e strumentale con cui i docenti lo commentarono. Il papa fu accusato di volere lo scontro tra cristiani e musulmani e di non essere “dialogante”. Il papa, dissero, doveva tacere e non toccare certi tasti. Ci fu insegnato, insomma, che chi usa la ragione orientata alla verità vuole litigare e che per evitare scontri è meglio restare nella menzogna.
15) Cristo o Gesù?
Chiudo con un episodio che sembrerà incredibile.
Un giorno uno studente chiese a un altro: “Sei per caso di un movimento?”
“E perché me lo chiedi?”
“Perché dici Cristo invece di Gesù”
Cioè: dire Gesù significava avere una visione buona, dialogante, amica del mondo; dire Cristo significava averne una integralista. A tal punto erano arrivate le ossessioni instillate da certi docenti.
Mi fermo qui. Credo di aver reso l’idea.
Grazie per la sua inchiesta
Don A.