Cari amici di Duc in altum, torniamo ancora una volta sulla lettera che alcune claustrali hanno indirizzato, tramite il quotidiano Avvenire, alle massime cariche dello Stato per schierarsi dalla parte dei “migranti senza voce”.
Come sapete, non tutte le claustrali d’Italia si sono riconosciute in quel documento. Dopo che, giorni fa, ho pubblicato la replica di un’eremita che si è detta “profondamente addolorata”, poi di una claustrale, la “Monaca guerriera”, che ha espresso tutto il suo dissenso e poi ancora di tre claustrali e di una laica che a loro volta si sono dissociate dalla lettera, oggi è la volta di una maestra che dice perché, a suo giudizio, le “sorelle d’Italia” con il loro appello non fanno veramente gli interessi dei migranti.
A.M.V.
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Care monache claustrali, “sorelle d’Italia e di migranti”, dopo aver letto la vostra lettera pubblicata da Avvenire e indirizzata ai presidenti della Repubblica e del Consiglio, con dolore devo constatare che anche voi, allineandovi a una quanto mai deleteria corrente di pensiero sostenuta da una parte dell’attuale Chiesa cattolica, vi siete messe a lanciare proclami politici di sapore politically correct, ma di levatura non eccelsa sotto il profilo religioso, filosofico, morale e sociale.
La cosa più grave, a mio avviso, è che non credo non siate a conoscenza dei ripetuti appelli di vescovi e cardinali africani i quali chiedono a gran voce ai loro giovani di non abbandonare i paesi d’origine, di non diventare schiavi delle nuove tratte e di non credere ai miraggi di fantomatici eldoradi. I migranti non sono tutti profughi che scappano dalle guerre, lo sapete bene anche voi. Tutti però sono sfruttati prima, durante e dopo i viaggi.
Care sorelle, io sono maestra elementare e per anni ho insegnato in scuole piene di stranieri di ogni origine, cultura e nazionalità. Ho amato, educato e servito tanto i bambini di origine straniera quanto i loro genitori, e ho ricevuto più di quanto abbia potuto dare. Ebbene, in base alla mia esperienza posso dire che il nostro compito, quali cittadini italiani ed europei, deve essere quello non di chiedere un’apertura indiscriminata dei porti e delle porte, ma di permettere a questi popoli di restare nelle loro terre e di essere liberi di possederle e abitarle. Invece i nostri governanti sembrano spesso desiderosi di allontanarli dalle nazioni d’origine, al fine di mescolare in modo insensato culture e religioni e di creare un’umanità informe e schiavizzata.
Vi prego, care sorelle, invece di parlare come femministe e di mettervi in linea con il pensiero di ispirazione massonica, pregate per tutti: per i popoli dei paesi che vedono partire i loro giovani e anche per noi. Non trasformatevi in assistenti sociali e non parlate il linguaggio della politica. Siate invece le nostre sentinelle e le nostre preziose protettrici, nella fede e nella fervida e incessante preghiera.
Vi domando poi: perché non avete mai speso una parola per invitare i politici a far cessare i numerosi aborti che da decenni ormai gridano vendetta al cospetto di Dio? Quanti innocenti, nostri figli, sono stati e sono uccisi ogni giorno dalle nostre stesse mani, con il beneplacito di gran parte dei governanti! Eppure in proposito non avete mai scritto lettere. Non posso credere che anche voi, come Bergoglio, pensiate che Emma Bonino sia una “grande italiana”!
Voi, care sorelle, con la grazia dello Spirito Santo, potete capire la storia indicandone il vero principio e fine ultimo, cioè Cristo e la salvezza. Potete mostrare che Gesù è buono e sempre ci accompagna e offre il suo sangue al Padre per noi. Questa è la vostra grande missione.
Meditiamo insieme sulla potenza salvifica del sangue di Cristo. Anneghiamo ogni giorno in questo mare di autentica misericordia, offriamoci come vittime insieme al nostro buon Maestro. Cerchiamo di essere quella “povera gocciolina d’acqua che sprofonda nel vino forte e prelibato” (omelia di Joseph Ratzinger del 1979 tratta dal libro Per amore) e impegniamoci non per una causa politica, ma per la salvezza nostra e del nostro prossimo.
Care sorelle, perdonate le mie troppe e ardite parole. Vi ricordo sempre nelle preghiere e mi auguro che voi facciate altrettanto.
La maestra Liana Bacchini