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Per sempre tifosi

In un mondo in cui sembra non esserci più spazio per l’assoluto, forse solo i tifosi sanno ancora che cosa voglia dire “per sempre”.

Prendiamo il caso dei supporters dell’Union Berlin, squadra dell’ex Germania orientale che per la prima volta quest’anno, dopo un doppio spareggio contro lo Stoccarda, ha conquistato una storica promozione in Bundesliga, la massima serie tedesca.

Per gli affezionati dell’Union, che finora, dal lontano 1906, avevano visto la loro squadra disputare soltanto i campionati di seconda, terza e quarta divisione, un sogno diventato realtà, e c’è da credere che molti abbiano strabuzzato gli occhi in occasione dell’esordio contro il Lipsia.

E come festeggiare un avvenimento del genere? Bande musicali? Fuochi d’artificio? Discorsi? No, tutto troppo banale e scontato.

Per una giornata speciale ci voleva qualcosa di speciale e così i sostenitori dell’Union  hanno pensato a tutti i tifosi defunti, a coloro che per decenni hanno sognato la promozione in Bundesliga senza mai vederla.

È nata dunque l’idea: per la prima partita in casa, allo Stadion An der Alten Försterei, al costo di  tredici euro amici e parenti hanno potuto inviare foto dei propri cari e la società le ha stampate (in banner di 70 x 70 centimetri, realizzati con un tessuto in grado di resistere a strappi e intemperie) in modo da formare un grande collage all’interno dello stadio.

Il prezzo stabilito è lo stesso di un posto in piedi, e anche questa circostanza vuole confermare il motto dei tifosi: “Einmal Unioner, Immer Unioner”, ovvero “Una volta Unioner, per sempre Unioner”.

L’attaccamento nei confronti della squadra da quelle parti è davvero eccezionale. Forse perché si sono sempre sentiti  un po’ marginali rispetto ai cugini occidentali dell’Herta, i sostenitori dell’Union hanno sviluppato un amore viscerale per la squadra.

Pensate che quando si è trattato di ristrutturare lo stadio sono stati i tifosi a mettersi all’opera. Il comune aveva fatto tante promesse, mai mantenute, e il tempo passava. Dunque, senza pensarci due volte, artigiani, carpentieri, muratori, fabbri e saldatori si sono rimboccati le maniche. Tutti hanno dato una mano, regalando qualcosa come 140 mila ore di lavoro nei fine settimana. E se adesso  l’An der Alten Försterei (letteralmente “Alla vecchia foresteria”) è un gioiellino dal sapore vintage, con le tribunette a un passo dal campo, lo si deve proprio ai tifosi e a un presidente che è tale non perché è un riccone, ma perché ha passato la sua gioventù sui gradoni della “vecchia foresteria”.

Ovviamente non tutti i tifosi sono abili nei lavori manuali. Ma nessuno è rimasto fermo. Chi non ha potuto rendersi utile strumenti alla mano ha organizzato pranzi e cene, provvedendfo al sostentamento dei lavoratori. Ed è chiaro che i giocatori, sospinti da un amore tale, non potevano certamente essere da meno.

La promozione nella massima serie è arrivata così, sulle ali di un entusiasmo senza limiti. E come unico riconoscimento i tifosi-lavoratori si sono concessi una stele di ferro sormontata da un elmetto  da operaio, ovviamente rosso fiammante, il colore delle maglie dell’Union.

Un solo rammarico: tra coloro che hanno prestato la manodopera si sono visti pochi giovani. “In effetti, si è trattato soprattutto di tifosi della vecchia generazione”, spiega  Jens-Martin, quarantadue anni. “Le nuove leve del tifo sono di pasta diversa, subiscono il mito degli ultras, stanno un po’ cambiando la natura del nostro pubblico. Noi amiamo ancora tifare all’inglese, un tifo per, non un tifo contro”.

C’è da dire che i tifosi dell’Union non erano molto graditi dal vecchio regime comunista. Ai tempi della Ddr erano considerati ribelli. Basti pensare che, nonostante l’acerrima rivalità con l’Herta, pur di fare dispetto alla nomenklatura di regime cantavano “Union e Herta unite”, perché era come dire Est e Ovest uniti, senza il muro in mezzo.

Ecco perché nel nuovo stadio il vecchio tabellone manuale è stato conservato, fermo per sempre sul risultato di 8 a 0, un bel cappotto rifilato un paio d’anni fa ai veri nemici, quelli della Dinamo Berlino, la squadra affiliata alla Stasi, l’odiato servizio segreto comunista.

Un mondo che non c’è più? Sì, sotto molti aspetti. Eppure dentro la “Vecchia foresteria” si respira ancora un’aria speciale. E adesso che l’Union è finalmente approdata alla Bundesliga si può essere certi che anche i tifosi defunti, avendo qualche conto in sospeso con la storia, si faranno sentire.

Aldo Maria Valli 

Dedico questo articolo alla memoria del mio papà, grande tifoso interista, che mi ha contagiato con la sua passione.

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