Cari amici di Duc in altum, vi propongo volentieri questo contributo di don Alberto Strumia. Una “parabola” che prende spunto dal gioco degli scacchi per arrivare a conclusioni che riguardano da vicino noi e l’attuale fase vissuta dalla Chiesa.
A.M.V.
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La “parabola” della partita a scacchi
Porto con me un ricordo molto caro di mio zio – il fratello di mio “babbo”, come si usa chiamare affettuosamente in Romagna il proprio padre – che da parecchi anni mi vede dal Cielo. E tra i ricordi di bambino e ragazzo conservo anche quello della sua figura come appassionato e abile giocatore di scacchi – in partite che si svolgevano al “circolo cittadino” che frequentava regolarmente alla sera – e vincitore anche di tornei locali.
A volte ci divertivamo, mio babbo ed io, a sfidarlo insieme (due principianti contro uno navigato) per imparare, da lui, a giocare meglio. La cosa curiosa e divertente era vederlo “lasciarci fare tutto”, dandoci l’impressione di essere noi a dominare la partita verso la nostra vittoria. Si faceva “mangiare” diversi pezzi, uno dopo l’altro, addirittura fino al “pezzo forte”, la regina. A quel punto iniziava a intervenire per davvero lui. Con poche mosse portava un pedone al fondo della scacchiera, venendo “promosso” come si dice in gergo, fino a riconquistare la regina precedentemente perduta. In un attimo, dopo alcune mosse ci aveva “inchiodato” dandoci scacco matto. A quel punto la partita era vinta a suo favore e la sproporzione tra la sua padronanza delle regole del gioco e la nostra fragile esperienza era incontestabile.
Ad alcuni decenni di distanza, nel tempo, mi è riaffiorato alla mente questo ricordo, non solo come qualcosa di delicatamente personale, ma addirittura in “chiave teologica”, quasi come una “parabola” (nel senso evangelico del termine, ma in questo caso le virgolette sono d’obbligo!) applicabile all’attuale situazione storica, civile ed ecclesiale che ci troviamo ad affrontare. Cerco di darne la spiegazione.
1) La scacchiera è il mondo.
2) La partita è la storia dell’umanità nella quale vive la Chiesa.
3) Il bianco è il colore del primo giocatore, Dio creatore, e il nero è il colore del secondo giocatore, che sono tutte le creature che vogliono sfidarlo per vincerlo e prendere il suo posto (gli angeli ribelli divenuti demoni e gli uomini dopo il peccato originale. Con la differenza che mentre noi due – io e il babbo – sfidavamo lo zio per gioco, nel mondo reale Satana e coloro che lo seguono fanno sul serio).
4) Il bianco ha la prima mossa (la creazione).
5) Il nero ha la seconda mossa (la ribellione del peccato).
6) Il primo giocatore, che è onnipotente e onnisciente, lascia che il secondo giocatore (Satana con i suoi angeli e gli uomini che si consegnano a lui) faccia il gioco che vuole, fino a pretendere di capovolgere le regole che Egli ha messo nella natura creata e nel profondo della natura umana (i comandamenti, la legge morale naturale). Si assumeranno essi la responsabilità delle conseguenze negative che ricadranno inevitabilmente su di loro.
7) Il primo giocatore, che è onnipotente e onnisciente, ai nostri giorni ha avuto la libertà e il “coraggio” di lasciar smantellare, in gran parte, anche la cosa più preziosa che suo Figlio, Gesù Cristo, ha ideato e fatto nascere nella storia degli uomini: la Chiesa.
8) Il lasciarsi “mangiare” la regina non si è ancora del tutto compiuto, ma verosimilmente potrà accadere e sarà la contraffazione dell’Eucaristia, del sacramento dell’Ordine e degli altri sacramenti. Già troppe profanazioni ci sono state e i luoghi sacri, le chiese, sono state adibite agli usi più profani e volgari.
Il prossimo sinodo sull’Amazzonia – se ci si deve basare sul documento preparatorio, definito come “apostasia” da alcuni cardinali e vescovi fedeli al depositum fidei che hanno invitato tutti noi al digiuno e alla preghiera perché non si arrivi a tanto – si presenta come un “colpo di mano” che prepara la strada alla realizzazione dell’ottavo punto di cui sopra.
Come è stato osservato, una sorta di “concilio Vaticano III” pare essere in attuazione, in una forma frammentata, attraverso più sinodi, a incominciare da quelli recenti sulla famiglia, quello sui giovani e il prossimo sull’Amazzonia. E forse altri ancora se i precedenti non bastassero (un paventato sinodo in Germania?). Non è forse un rituale magico-satanico quello che dovremmo imparare dalle “culture tribali” di alcune aree dell’Amazzonia? Lo scopo di questa operazione sarà quello di dissolvere gradualmente la Chiesa cattolica, in una prima fase (in parte già attuata) in una miriade di comunità simil-protestanti, e infine in una pseudo-religione gnostica, sincretista e magico-satanista.
Se tutto questo accadrà si potrà dire che il primo giocatore della “parabola”, quello del colore bianco, ha spinto il gioco fino a farsi “mangiare” la regina. A quel punto, stando sempre all’idea, forse fantasiosa ma non troppo, della “parabola”, Egli interverrà direttamente, in poche mosse riconquisterà tutto e darà scacco matto al secondo giocatore, quello del colore nero, Satana con i suoi angeli e gli uomini che hanno collaborato con lui.
Per ora la prudenza impone di non spingersi oltre con la fantasia (o sarebbe meglio dire con il coraggio del giudizio) e suggerisce di pregare seriamente, affidando la partita alla Vergine Maria e a tutti i santi del cielo perché ottengano l’abbreviarsi dei tempi dell’intervento diretto del primo giocatore, che ha già vinto la partita essendo lui l’inventore delle regole del gioco e il Creatore della scacchiera e dei giocatori. La croce di Cristo redentore, centro del cosmo e della storia, che campeggia nella sala nella quale viene giocata la partita ha già realizzato questa vittoria finale che noi attendiamo sia presto pienamente manifestata.
“Gesù, morendo per noi e risorgendo, ha già vinto il mondo con tutte le sue aggressioni e le sue sempre ripullulanti malizie” (cardinale Giacomo Biffi, Omelia in occasione della festa della dedicazione della cattedrale di San Pietro a Bologna, 19 ottobre 2000).
don Alberto Strumia