A proposito della sconcertante cerimonia che si è tenuta nei giardini vaticani il 4 ottobre, nel giorno di san Francesco, si è parlato di “orgia panteista”, di “sincretismo religioso”, di “delirio”. Il tutto con l’aggravante di aver utilizzato san Francesco.
Verissimo. Ma io mi permetto umilmente di aggiungere che è stata anche una profanazione. Certamente i giardini vaticani non sono, o per lo meno non lo sono interamente, terra consacrata. Però fanno parte della città in cui vive il papa, e da qualche anno anche il papa emerito. Sono a due passi dalla basilica che custodisce la memoria del primo degli apostoli e quello che è considerato il suo sepolcro. Si trovano a pochi passi dalle residenze dei due papi e dalla replica della grotta di Lourdes, dove Benedetto XVI si reca a pregare. I giardini sono stati frequentati da numerosi pontefici, che hanno passeggiato lungo i viali e lì hanno pregato e recitato il Santo Rosario, come ancora oggi fa papa Benedetto. Si trovano nell’area della sepoltura di cristiani dei primi secoli e ospitano numerosi simboli religiosi, come la statua di san Michele Arcangelo e quella di Nostra Signora di Aparecida, tanto per fare due esempi tra i più recenti.
Aver dunque realizzato quella cerimonia marcatamente pagana nei giardini vaticani, lo si può ben dire, equivale a qualcosa di sacrilego, un’azione empia che offende tutti i credenti e va riparata.
Molti lettori e amici mi hanno fatto notare che sulla tovaglia stesa su un prato, oggetto di adorazione durante la cerimonia, c’era la statuetta di una sorta di Priapo, e in effetti le immagini non lasciano dubbi. Non che la cosa renda più grave quella che è stata a tutti gli effetti una cerimonia di carattere idolatrico, ma la voglio annotare perché mi pongo una domanda: i cattolici che vi hanno partecipato come hanno potuto prostrarsi davanti alla tovaglia e ai simboli deposti sopra? Con quale spirito l’hanno fatto? Che cos’hanno pensato in quel momento? A chi veramente si sono rivolti con le loro “preghiere”? Chi hanno adorato?
Insomma, per dirla fuori dai denti: il dubbio che la cerimonia abbia avuto anche contenuti satanici, secondo me, ci sta tutto.
In una Chiesa cattolica che spesso invita a considerare superfluo o addirittura sconsigliabile l’inginocchiarsi in adorazione, il 4 ottobre abbiamo visto persone prostrarsi ripetutamente verso una tovaglia deposta su un prato e ricoperta di simboli, quanto meno, assai ambigui e, almeno in un caso, osceni.
Non so se quegli ecclesiastici che hanno partecipato al “rito” sanno che cosa sia il sacrilegio. Di sicuro hanno tradito il Sacro e il Santo che è Gesù Cristo, retrocedendo al paganesimo superstizioso e falso. È l’effetto del relativismo religioso penetrato ormai nella Chiesa.
Ho letto che le offerte degli indigeni alla Pachamama, la madre terra, comprendono il feto di un lama, con spargimento del sangue sul terreno, o di foglie di coca. La prossima volta avremo anche questi rituali? Se si vuole “inculturare” la fede, perché non spingersi fino in fondo?
Ma, ripeto, adesso occorre riparare. Tra i signori cardinali c’è qualcuno disposto a farlo?
Aldo Maria Valli