Rieccoci con Strano dunque vero, la rubrica della Chiesa in uscita.
Partiamo con il vescovo di Belluno, Renato Maragoni, che ha sentito il bisogno di scrivere a divorziati e separati, e lo ha fatto così: “C’è una parola iniziale da confidarvi: scusate! C’è in questa parola la nostra consapevolezza di avervi spesso ignorato nelle nostre comunità parrocchiali. Forse avete anche sofferto per atteggiamenti tra noi di giudizio e di critica nei vostri confronti”.
“Spesso ignorato”? Ma se da un po’ di tempo non ci si occupa d’altro! “Atteggiamenti di giudizio e di critica”? Ma se nelle comunità cattoliche è tutto un gran parlare di accoglienza, tenerezza, comprensione, misericordia!
Il giudizio e la critica (ricordate il “non fare figli come conigli” pronunciato dal vescovo di Roma?) sembrano piuttosto riservati a tutti quei pazzerelli che ancora, chissà perché, si ostinano a vivere il matrimonio nella fedeltà e nell’apertura alla vita.
Prosegue il vescovo Marangoni: “Abbiamo anche per un lungo tempo dichiarato che non potevate essere pienamente ammessi ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, mentre in molti di voi c’era il desiderio di essere sostenuti dal dono dei sacramenti e dall’affetto di una comunità. In questo ci siamo irrigiditi su una visione molto formale delle situazioni familiari a cui eravate pervenuti.”
“Visione molto formale”? Oh bella! Ciò che la Chiesa ha sempre insegnato in materia di santità del matrimonio sarebbe una visione “molto formale”? E i sacramenti sarebbero qualcosa a cui si può essere ammessi solo perché vi è il “desiderio” di accedervi?
Parole strane, quelle del vescovo? Certo: strane dunque vere.
Come sono strane le seguenti: “A chi tra voi si è scoraggiato e ha lasciato le nostre comunità parrocchiali, siamo qui per confidarvi che ci mancate e che sentiamo di aver bisogno di voi e della vostra testimonianza di vita”.
Ci mancate? Ma non dovrebbe essere la Chiesa a mancare a loro?
Tutto molto strano? Dunque vero.
E se a Belluno il vescovo di scusa, a Vittorio Veneto il suo collega, Pizziolo, annuncia la novità: “Le coppie che non vivono pienamente il matrimonio cristiano potranno accedere alla partecipazione dei sacramenti”.
Accompagnare, discernere e integrare è il titolo dell’apposita iniziativa. Il che non è strano, visto che queste sono le parole del momento. Strano (e dunque vero) è che non si precisi mai chi accompagna chi e verso dove.
Ed eccoci al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga (nonché presenza quasi fissa nella nostra precedente rubrica Uomini giusti ai posti giusti), il quale in una recente omelia ha detto di non essere contento delle cifre fornite dall’Onu, secondo le quali l’85 per cento della popolazione mondiale ha una fede religiosa e la tendenza è in crescita. Oh bella, e perché un cardinale non dovrebbe essere contento di una tale tendenza? Perché lui, Marx, “sta avvertendo una crescente strumentalizzazione mondiale della religione per scopi politici e personali”.
Che il cardinale Marx sia onnisciente?
“La religione è rivoluzione”, ha poi detto il porporato.
Strano? Dunque vero (specie se lo dice Marx!).
E concludiamo con sua eminenza reverendissima il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, il quale, rispondendo a una precisa domanda dell’intervistatore Michele Brambilla sulla morte (“Lei come si immagina il dopo?”), ha risposto: “Come una luce. Una pienezza di luce senza diaframmi, in cui tutto si chiarisce e tutto si concilia. Anche il peccato, il buio, le cicatrici della nostra vita: tutto viene pienamente amato. E poi l’amore con gli altri: quello che divideva, scompare. Saremo tutti una cosa sola”.
Notare: niente Dio Padre, niente Volto Santo di Gesù, niente Spirito Santo, niente Maria Madre di Gesù. Niente di niente. Solo una luce, una generica, imprecisata “pienezza di luce”. Una visione New Age, a dirla tutta. Con una spruzzata di sentimentalismo (“l’amore con gli altri”).
Tutto molto strano, trattandosi di una cardinale di Santa Roma Chiesa? Certo. Strano dunque vero!
A.M.V.