Cari amici di Duc in altum, desidero proporvi la lettera di un lettore che in modo semplice, con spontaneità, descrive il suo sconcerto di fronte alla situazione attuale e all’insegnamento “liquido” di una Chiesa che si sta consegnando al mondo. È un contributo che, mi sembra, intercetta il pensiero di molti. Il lettore mi scuserà se ho un po’ ridotto il testo.
A.M.V.
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Caro Aldo Maria, vado subito al dunque. Il Vaticano, ormai, è fonte inesauribile di notizie, gossip, trame e intrecci finanziari che superano di gran lunga quelli di Dinasty, Dallas e Beautiful messi insieme. Se prima di papa Francesco si sollevavano cori di voci che inneggiavano all’indipendenza della politica italiana dalle ingerenze della Santa Sede, oggi vediamo una convergenza di intenti e di scopi tale che sacro e profano vanno a braccetto.
Io ho quasi quarantasei anni, dunque non ho memoria della guerra fredda, non so effettivamente che cosa sia stata la cortina di ferro e che cosa significasse per il mondo quel muro di Berlino (di cui abbiamo appena ricordato il trentennale dalla caduta). Non ho nemmeno letto i libri di Giovannino Guareschi, ma ho visto e rivisto i film di don Camillo e Peppone, quelli con Fernandel e Gino Cervi. Ebbene, sono molto affezionato a quel piccolo mondo, in cui tutto era chiaro, ben definito: ciò che era buono e ciò che non era buono; che cosa era lecito e che cosa non lo era; dove stava il bene e dove il male. In quel piccolo mondo l’avversario era combattuto a viso aperto, sperando sempre nella possibilità di convertirlo al bene, e l’eterno scontro tra bene e male avveniva non annacquando le opposte visioni, non mescolandole e facendone una nuova religione, ma realizzando il bene per l’uomo dettato dal comandamento “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze e (in virtù di questo) il prossimo tuo come te stesso. Fa’ questo e avrai la vita eterna”. Nonostante le innumerevoli bischerate di Peppone e i sotterfugi a cui ricorreva Don Camillo per tirare fuori dagli inghippi l’eterno rivale, alla fine della storia ognuno dei due contendenti rimaneva della propria opinione senza però sottrarre valenza al pensiero dell’avversario. Quella che traspare dal paese di Brescello è una realtà pulita, semplice, che scalda il cuore, che rappresenta la realtà ferita dalle ideologie umane, ma sempre redenta dalla provvidenza divina.
Dall’agosto 2018, ovvero dalla lettera-denuncia di monsignor Carlo Maria Viganò (il momento in cui ho preso coscienza di ciò che sta avvenendo), ho capito che il mondo di prima è svanito e la Chiesa di don Camillo si è trasformata, come lei ha opportunamente scritto, nella Chiesa del “sì, ma anche”; del “no, però dipende”, del “no, tuttavia”, una Chiesa imbevuta di teologia liquida, che cerca di non dare fastidio a nessuno e si appiattisce sul politically correct smussando angoli, gettando ponti e ignorando l’evangelico “preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e colle sarà abbassato; le vie tortuose saranno diritte e quelle impervie, spianate”). Il papa stesso cavalca il cavallo di battaglia dell’ecologismo, come la passionaria Greta. Di Dio non si parla più, ma si tengono lezioni sul presunto riscaldamento globale.
Compito della Chiesa è portare l’uomo a Dio, rammentargli che siamo stati creati per amare, che la vita è un dono, che “siamo nati e non moriremo mai più”, ma tutto ciò è dimenticato. Niente più annuncio di Cristo risorto. Eppure resta vero che la condotta di tutti noi, nei confronti di nostra sorella madre terra come in tutti gli altri ambiti della vita, è conseguenza della nostra fede. Ricordiamo che san Francesco si è convertito, poi ha incominciato a parlare con gli animali. Prima si è convertito, poi ha lasciato tutti i suoi beni.
Il distacco dai beni è concetto poco chiaro in Vaticano. O meglio, è molto chiaro che cosa si fa con la destra (si ricevono le offerte per l’obolo di san Pietro), oscuro o poco limpido resta invece che cosa si fa con la sinistra (destinazione dell’obolo stesso). Il Wall Strett Journal ha scritto, senza essere smentito, che il dieci per cento dell’obolo è utilizzato per scopi benefici, mentre il restante novanta per cento in parte va a ripianare i debiti della Santa Sede e in parte è investito in immobili (vedasi l’appartamento di Sloane Avenue a Londra) o in produzioni cinematografiche (vedasi Rocketman). Ma speculazioni immobiliari (che nel caso specifico sono risultate in perdita) e investimenti in film che raccontano la vita di un omosessuale “sposato” con un uomo, promotore della causa Lgbt e utilizzatore della pratica dell’utero in affitto, è proprio in linea con l’insegnamento della Chiesa cattolica?
Se i fedeli di tutto il mondo inviano soldi per aiutare i poveri e se li vedono investiti nel modo sopra descritto, come essere sorpresi se poi la fiducia nella Chiesa viene meno?
Ora mi domando: sto giudicando indebitamente o sto prendendo coscienza di fatti oggettivi? Sono troppo ortodosso e poco misericordioso? Il mio animo è agitato e confuso. Come posso testimoniare la mia fede in unione con Pietro? Dove sta la koinonia? Mi sento perso!
Non essere in comunione col papa vuol dire essergli contro? Da che parte stare? È evangelico controbattere come un Acies Ordinata?
Siamo entrati in un periodo di sofferenza, caducità, corruzione. Cose già viste nella storia della Chiesa, certo, ma allora non ero presente, mentre ora le sto vivendo e subendo!
Gesù fornisce la risposta alle mie inquietudini: è inevitabile, è addirittura necessario che gli scandali avvengano. Sta a me credere che tutto questo concorra al bene, che a noi tocchi la battaglia e a Dio la vittoria. Prego che le mie braccia restino alzate come quelle di Mosè, per poter dire, dopo tutto questo travaglio: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”.
Tra pochi giorni sarà Natale. Sursum corda.
Con stima e affetto.
Luca Rossi
Mestre