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Caso Orlandi, appello al papa: “Mettere fine al silenzio” / Sit in a Roma

Il 14 gennaio scorso è stato il compleanno di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, quando aveva quindici anni.

Se Emanuela è viva, il 14 gennaio ha compiuto cinquantadue anni. Ma dov’è Emanuela? Più di trentasei anni dopo non siamo ancora in grado di dare una risposta. Uno scandalo. E un peso intollerabile per la famiglia.

Proprio in occasione del compleanno, un nuovo appello a papa Francesco è arrivato da Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi. Dopo che nel cimitero teutonico, in Vaticano, si sono fatte indagini su alcune tombe, è calato di nuovo il silenzio: “Torniamo ad appellarci al pontefice. Sono trascorsi mesi di silenzio assoluto, un muro di gomma contro cui si è scontrata ogni nostra richiesta: istanze legittime da parte di una famiglia che da più di trentasei anni aspetta di conoscere quello che è successo”.

Laura Sgrò chiede ”un’operazione di trasparenza totale dopo il rammarico per un silenzio che continua nel tempo”. E per domani, 18 gennaio, in piazza del Sant’Uffizio Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha organizzato un sit in a partire dalle ore dalle 17 per sua sorella.

”In questi mesi – dice Laura Sgrò – abbiamo sentito parlare di indagini finanziarie in Vaticano. Si parla molto di soldi, non si parla di persone. Emanuela è una persona, una ragazza scomparsa a quindici anni, una cittadina vaticana che manca da trentasei anni e la cui vicenda dovrebbe avere la precedenza assoluta su tutto. Io ho scritto di recente una lettera al pontefice – prosegue Sgrò – ma non c’è stata risposta. E oggi torno a chiedere al papa gli atti contenuti nel fascicolo che sarebbe detenuto dalla segreteria di Stato e su cui non abbiamo mai avuto risposta. Non si possono aprire gli archivi su Pio XII e non dare risposte alle nostre richieste. È un atto, prima che di giustizia, di pietà cristiana”’.

”Non abbiamo avuto nessun risposta – spiega l’avvocato – nemmeno alla nostra richiesta di esaminare in maniera approfondita le ossa che sono state selezionate nel cimitero teutonico in seguito all’apertura delle tombe. E da luglio ad ora sono passati più di sei mesi”.

Nessuna risposta, sottolinea l’avvocato, “nemmeno sul fronte dell’istanza di ascoltare i cardinali presenti in Vaticano all’epoca, tutti oggi in età avanzata, né sulle richieste investigative che abbiamo formulato in merito alla telefonata di cui ha parlato monsignor Carlo Maria Viganò in un’intervista al blog di Aldo Maria Valli. Viganò, che all’epoca lavorava nella segreteria di Stato vaticana, racconta che la sera della sparizione di Emanuela, quando arrivò la misteriosa telefonata, con lui c’era il cardinale Sandri e in relazione a questo io ho scritto proprio al cardinale chiedendo lumi sulla vicenda. Tenuto conto della gravità dei fatti narrati e delle possibili ripercussioni, ho ritenuto di dover chiedere direttamente a Sandri di confermare o smentire le affermazioni di Viganò chiedendogli di collaborare alla ricerca della verità, ma dal 3 dicembre, quando ho inviato la lettera, non ho mai avuto una risposta. E non dimentichiamo che Sandri ricopre in questo momento un ruolo apicale in Vaticano”.

A.M.V.

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