In preghiera silenziosa, a Monaco di Baviera, per il bene della Chiesa

Si svolge oggi, 18 gennaio, a Monaco di Baviera una manifestazione di preghiera di Acies ordinata, coalizione internazionale di laici cattolici fedeli alla Tradizione della Chiesa. Dopo le due precedenti manifestazioni svoltesi a Roma il 19 febbraio e il 28 settembre 2019, la città di Monaco di Baviera è stata scelta perché è la sede episcopale del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza episcopale tedesca. I vescovi tedeschi, dopo essere stati tra i promotori ideologici e finanziari del Sinodo sull’Amazzonia, costituiscono oggi la punta avanzata della rivoluzione nella Chiesa e il prossimo 30 gennaio si riuniranno in assemblea plenaria a Francoforte per discutere sul “cammino sinodale” da percorrere dopo il sinodo panamazzonico.  Per questo i partecipanti ad Acies ordinata (acies in latino significa linea, schiera, ma è anche la punta della spada), come già è accaduto nelle due precedenti manifestazioni, rimarranno in piedi per un’ora, schierati questa volta davanti alla Theatinerkirche, la grande chiesa dei Teatini, e oggi dei Domenicani, nel centro della città, in segno di   rispettosa ma ferma protesta contro la Conferenza episcopale tedesca e il suo presidente.

La manifestazione si concluderà con il canto collettivo del Credo, durante il quale, come è avvenuto a Roma, i partecipanti enfatizzeranno, alzando il tono della voce, le parole Et unam Sanctam Catholicam Ecclesiam. È infatti l’amore per la Chiesa cattolica, apostolica e romana che riunisce gli aderenti all’Acies ordinata. Ciò che è in gioco è il futuro non solo della Chiesa tedesca, ma della Chiesa universale. Papa Francesco non ignora le posizioni dei vescovi tedeschi né il loro obiettivo, che è quello di estendere alla Chiesa universale le decisioni “vincolanti” del loro “sinodo permanente”. Se egli condivide le loro deviazioni dottrinali, abbia il coraggio di dirlo apertamente.

Molti sacerdoti e conventi di clausura parteciperanno con la preghiera all’iniziativa di Monaco.

Qui vi propongo la versione italiana dell’intervista al professor Roberto de Mattei realizzata in inglese per il sito OnePeterFive.

A.M.V.

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Professor de Mattei, che cos’è, innanzitutto, Acies ordinata?

Acies ordinata è una manifestazione di laici cattolici che vogliono testimoniare pubblicamente la loro fedeltà alla Chiesa. Rimaniamo in piedi, in silenzio, per un’ora, con il rosario in mano, per esprimere la nostra resistenza al processo di autodemolizione della Chiesa. Ci sembra che sia giunta l’ora di svegliarci dal sonno (Rm 13,11), ricordando le parole di Pio XII: “È necessario che tutti i militanti cattolici stiano in piedi e combattano con le armi che sono consentite” (Radiomessaggio, 8 dicembre 1953).

Perché la manifestazione di oggi si svolge a Monaco di Baviera?

Perché Monaco di Baviera è la sede episcopale del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza episcopale tedesca. Il 1 dicembre 2019 il cardinale Marx ha avviato nel duomo di Monaco il “cammino sinodale” della Chiesa tedesca. La prossima tappa sarà il 30 gennaio 2020, nella cattedrale di San Bartolomeo a Francoforte sul Meno, dove è prevista la prima assemblea plenaria dei vescovi per discutere sul “cammino sinodale” da percorrere dopo il sinodo sull’Amazzonia. È l’amore per la Chiesa che ci riunisce, per elevare la nostra rispettosa ma ferma protesta contro la strada percorsa dai vescovi tedeschi.

Quali sono i pericoli di questo cammino sinodale?

Alla definizione di questo percorso sinodale ha contribuito, assieme alla Conferenza episcopale tedesca, il Zentralkomitee der Deutsche Katholiken (ZdK), un gruppo di laici tedeschi che promuove il cambiamento della morale sessuale della Chiesa, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiastici, il matrimonio dei sacerdoti e la benedizione delle coppie omosessuali. Tutte queste rivendicazioni fanno parte del processo sinodale avviato dal cardinale Marx.

Che cosa chiedete ai vescovi tedeschi ?

Il fine della nostra manifestazione è un appello alla chiarezza e alla coerenza alla vigilia dell’assemblea del 30 gennaio. Se i vescovi tedeschi vogliono persistere nei loro errori abbiano la coerenza di uscire dalla Chiesa.

Ma con ciò non li si spingete allo scisma?

Partiamo dal presupposto che lo scisma all’interno non solo della Chiesa tedesca, ma della Chiesa universale, già esiste, anche se non è formalmente dichiarato. Per questo io preferisco parlare dell’esistenza di due religioni all’interno della medesima Chiesa, piuttosto che di due chiese contrapposte. Perché, naturalmente, esiste una sola vera Chiesa, quella divinamente fondata da Gesù Cristo. Noi ovviamente non chiediamo lo scisma né a Dio né ai vescovi tedeschi. Chiediamo solo che i vescovi si assumano le loro responsabilità: l’ideale sarebbe che essi tornassero alla fede ortodossa della Chiesa, ma se vogliono percorrere il cammino sinodale fino in fondo si assumano la responsabilità anche formale di uno scisma, che purtroppo già esiste sul piano materiale. Non si può cooperare attivamente a nessun male, ma si può preferire che tra due mali si realizzi un male minore. E io ritengo che un eretico che rimane all’interno della Chiesa rappresenti un male maggiore di un eretico che esce da essa.

Il problema è che papa Francesco sembra proteggerli…

Probabilmente papa Francesco condivide l’obiettivo dei vescovi tedeschi ma vorrebbe arrivarci in maniera più graduale e ambigua di quanto essi non vogliano. In questa chiave si spiega la lettera al popolo di Dio pellegrino in Germania che ha inviato loro il 29 giugno 2019 (http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/06/29/0561/01164.html#de).

questo chiediamo chiarezza anche a papa Francesco. Egli non ignora le posizioni dei vescovi tedeschi né il loro obiettivo, che è quello di estendere alla Chiesa universale le decisioni “vincolanti” del loro “sinodo permanente”. Se egli condivide le loro deviazioni dottrinali abbia il coraggio di dirlo apertamente.  In questo caso però non si formerà una Chiesa romano-germanica, ma una Chiesa amazzonico-germanica, diversa dalla Chiesa cattolica apostolica romana. Noi non usciremo mai dalla Chiesa romana e mai entreremo in quella amazzonica.

C’è un rapporto tra il percorso sinodale tedesco e il sinodo sull’Amazzonia che si è concluso a Roma lo scorso 27 ottobre?

Il percorso sinodale tedesco è la prosecuzione del sinodo sull’Amazzonia, come ha affermato il vescovo Franz-Josef Bode di Osnabrück in un’intervista del 21 novembre 2019 al National Catholic Register. A loro volta le questioni che saranno sollevate dal percorso sinodale tedesco avranno conseguenze non nella sola Germania, ma in tutto il mondo.

Ma la vostra manifestazione non può sembrare un’ingerenza nella vita religiosa tedesca?

Ciò che è in gioco è il futuro non solo della Chiesa tedesca, ma della Chiesa universale.  Secondo il cardinale Müller “la “Chiesa Tedesca” rivendica l’egemonia sulla Chiesa Universale e si vanta orgogliosamente e arrogantemente di essere colei che decide la direzione che un Cristianesimo in pace con la modernità debba prendere”. La Chiesa cattolica non è una Chiesa nazionale, ma una Chiesa universale, alla quale appartengono, in spirito di amore fraterno, i cattolici di tutta la terra. Siamo laici provenienti da tutto il mondo che con la loro simbolica presenza a Roma, a Monaco di Baviera o in qualsiasi altra parte del mondo vogliono dimostrare che lo spirito militante non si è affievolito nella Chiesa e che c’è ancora chi combatte per il suo onore e per la sua gloria.

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