Passeggiata notturna in piazza San Pietro
Sabato sera con mia moglie e due delle mie figlie ho fatto una passeggiata fino a piazza San Pietro, un luogo che ho visto migliaia di volte ma mi sorprende sempre per la sua bellezza e l’incanto che trasmette, specie di notte.
In quest’ultima occasione però è stato difficile non avvertire anche un forte dispiacere. Guardare in su, verso il palazzo apostolico, e non vedere la luce accesa nell’appartamento papale mi ha trasmesso un senso di vuoto, anche se forse la parola “vuoto” non dice tutto e non dice bene.
Lo so, lo so. Da più di sei anni l’appartamento papale è sfitto e la finestra viene aperta solo per l’Angelus domenicale, eppure mi è venuto spontaneo pensare al romanzo di Guido Morselli Roma senza papa, da me amatissimo, e mi sono sentito orfano di papa, oltre che di finestra.
Mi ha stupito anche non trovare più il presepe e l’albero di Natale. In passato, se non ricordo male, presepe e albero restavano in piazza fino alla vigilia della Candelora, a inizio febbraio. Invece quest’anno sono stati smantellati in fretta.
Infine, se proprio devo dirla tutta, mi ha trasmesso un’impressione sgradevole la scultura Angels Unwares (Angeli Inconsapevoli), posta sul lato sinistro della piazza (guardando la basilica), a ridosso del colonnato, un’opera in bronzo e argilla che raffigura un gruppo di migranti in piedi sopra una barca. Al di là del significato, mi è sembrata, così pesante e massiccia, avulsa dal luogo in cui si trova: una scura macchia di realismo socialista lì dove tutto, al contrario, è chiarore, eleganza, classe, finezza.
Forse ho proiettato sulla piazza quella che è la mia attuale disposizione d’animo nei confronti della Chiesa e del papato, ma non posso negare che me ne sono andato un po’ triste.
Ho letto da qualche parte che Federico Fellini, il celebre regista, nei suoi vagabondaggi notturni a Roma faceva spesso in modo di passare da piazza San Pietro proprio per poter guardare la finestra: sapere che il papa era là lo rassicurava. Anche per me, fino a Benedetto XVI, ha funzionato così, mentre adesso il palazzo apostolico, privo di luci e di inquilino, anziché rassicurarmi m’inquieta. Le sue stanze buie, fredde e vuole saranno abitate da fantasmi?
Nel romanzo di Morselli (che avrò riletto dieci volte) a un certo punto un personaggio dice: “Roma senza papa è una rovina. Una femmina senza marito”. Ora, io non sono romano, ma ambrosiano, e anche se vivo a Roma da tanti anni non saprei dire che cosa avverte un civis romanus di fronte alla finestra buia. Da semplice fedele, mi sale dal cuore una parola, ed è ancora una volta una parola morselliana: dissipatio. Ecco: “dissipazione” dice meglio di “vuoto”. È come trovarsi davanti a un grande tesoro andato disperso, a una fonte di energia che non trasmette più la sua carica, o la trasmette in modo debole e stentato.
Dopo la passeggiata torno a casa, accendo il computer e trovo la mail con un messaggio dell’amico che da tempo mi invita a riflettere sull’impossibilità di avere un papa emerito. La riassumo in parole povere (canonisti, chiedo scusa): siccome non si riceve una consacrazione a papa, quando un papa rinuncia al pontificato non può diventare papa emerito, perché non è più papa. Non torna a essere neppure cardinale, ma vescovo, e stop. Di conseguenza Benedetto XVI, con la rinuncia al ministerium ma non al munus (sarebbe a dire all’esercizio attivo, ma non al mandato) ha fatto qualcosa che non poteva fare e dunque la sua rinuncia è invalida. Ma se la sua rinuncia è invalida, è invalido anche il conclave che ne è seguito, e pure il papa uscito da quel conclave.
Mi gira la testa. E se l’amico avesse ragione?
Mi torna, di nuovo, alla mente il protagonista di Roma senza papa: mentre si aggira fra gli “steli colossali” del colonnato berniniano, si accorge di avere il cuore in tumulto. Che succede? Ecco, laggiù, un corteo con le guardie, i dignitari, i flabelli! Il papa! Ma no. È solo una ripresa in “3 D Movielife”, ovvero “sacra cinematografia in tre dimensioni”, comprensiva di effetto touch, per cui la mano del papa la puoi anche toccare. Ma, veramente, il papa non c’è.
Aldo Maria Valli
Foto di Claudio Gazzoli
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