Strano dunque vero / 16

Ben ritrovati con Strano dunque vero, la rubrica della Chiesa in uscita.

Visitor

Partiamo con il monastero certosino di Marienau a Bad Wurzach, in Germania, dove, da quanto si apprende, è in corso una visita-ispezione. E chi è il visitatore? L’ex abate benedettino svizzero Martin Werlen. E chi è Martin Werlen?

Ebbene, per farsene un’idea basti dire che Werlen, ex abate di Einsiedeln, nel Cantone di Schwytz, sostiene da tempo “innovazioni” quali: il coinvolgimento dei fedeli di una diocesi nella scelta del vescovo, il rilancio dei sinodi episcopali ma fuori dal controllo di Roma, la fine (ça va sans dire) del celibato dei preti, nonché una Chiesa più “femminista” e meno “maldestra e impotente” sulla questione gender.

Marienau è l’unico complesso monastico certosino esistente in Germania e lì alcuni giovani sacerdoti hanno incominciato a celebrare secondo il vecchio rito certosino in latino.

Da quanto risulta, dopo l’arrivo di Werlen i monaci hanno lasciato la certosa e sono svaniti nel nulla.  Per paura del visitatore? O forse perché hanno pensato di adottare alla lettera il metodo della Chiesa in uscita? Mah!

Come dite? Tutto molto strano? Certo, dunque vero.

E lo sventurato rispose

E passiamo al cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il quale, intervistato dall’Osservatore romano, ha fatto un quadro della situazione dei conventi a dir poco catastrofica: calo delle vocazioni, conventi che chiudono, abusi di potere e sessuali (anche tra suore), cattiva gestione dei beni, ex suore finite sulla strada a prostituirsi. Sotto il titolo Bisogna cambiare, la descrizione fatta dal prefetto è una sorta di galleria degli orrori, ma, in modo stupefacente, alla domanda finale, e cioè se vi sia speranza, il cardinale risponde: “Moltissima”.

Ma come “moltissima”? Se tutto va male? E perché il cardinale non fa un passo indietro? Mah!

Tutto molto strano. Dunque vero.

Taci, il cardinale t’ascolta

Eccoci ora al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, secondo il quale “criticare va bene, ma questo distruttismo no. Se a qualcuno non piace questo papa lo dica perché è libero di scegliere altre strade. C’è troppa gente che parla del papa. A a qualcuno io ho detto: fai la scelta di evangelico, se non ti va bene la Chiesa cattolica, se è troppo stretta questa barca. I nostri fratelli protestanti non hanno né il papa né il vescovo, ognuno faccia le sue scelte. Basta lamentele, tanto non servono a nulla”.

Interessante. Ma il cardinale Bassetti non è espressione della Chiesa dell’ascolto? E allora perché non ascolta e chiude la porta? Mah!

Come dite? Che loro ascoltano solo quelli che sono d’accordo con la “chiesa di Francesco” e che per gli altri è meglio tacere? Ah, ecco.

Però è strano. Dunque vero.

Fornelli & misteri

Eccoci ora al signor Rozario Jibon Manik. Chi è?

Il signor Rozario era cuoco alla nunziatura apostolica di Dhaka, nel Bangladesh, ma nel 2017, poco prima della visita di Bergoglio nel suo paese, fu mandato in Vaticano per “studiare le abitudini alimentari di Francesco” e scoprire “quali cibi preferisca il pontefice”. Solo che in Vaticano il signor Rozario non l’hanno mai visto. Nulla, svanito, svaporato.

Come dite? Che forse le abitudini alimentari di Francesco lo hanno talmente impressionato da indurlo alla fuga? Oppure, una volta giunto in Italia, si è reso conto che la cucina del Bangladesh, dopo tutto, non ha molto da insegnare alla nostra? Oppure che abbia approfittato dell’offerta vaticana per sbarcare in Europa e poi far perdere le sue tracce? O che abbia aperto, sotto mentite spoglie, uno dei tanti banglamarket che abbondano attorno al Vaticano? Mah!

Certo che è tutto molto strano. Dunque vero.

Don’t cry for me, Manila

E chiudiamo con le lacrime agli occhi. No, non parlo delle nostre ogni volta che ci occupiamo della Chiesa cattolica. Parlo delle lacrime di sua eminenza reverendissima il cardinale Luis Tagle, di recente nominato da Francesco prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

Durante la Messa nella cattedrale di Manila il cardinale Tagle si è sciolto in lacrime dopo aver detto, durante l’omelia, “si faccia di me secondo la tua parola”. E poi, alla fine, è scoppiato di nuovo a piangere quando il nunzio, monsignor Caccia, ha lodato Tagle come un dono delle Filippine per la Chiesa universale.

Tagle è noto come un cardinale piangente. Ma perché tutte queste lacrime? Forse per la tristezza di lasciare Manila? O forse perché Tagle, all’idea di essere il nuovo “papa rosso” (com’è soprannominato il prefetto di Propaganda Fide), si vede già nelle vesti di papa bianco? O perché sa che cosa l’aspetta in Vaticano? O perché sa qualcosa che noi non sappiamo? Mah!

Certo che è strano. Dunque vero.

Alla prossima!

A.M.V.

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