Coronavirus / L’infettivologa: “Il Signore è il Primario Assoluto. Dio ha l’ultima parola”
Dal mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi, un nuovo coronavirus (2019-nCoV) ha progressivamente colpito prima la Cina poi altri paesi del mondo. Le autorità sanitarie di diversi paesi del mondo hanno confermato la trasmissione da uomo a uomo al di fuori della provincia di Hubei e sono stati segnalati casi confermati anche tra gli operatori sanitari.
Per capire qualcosa in più sul coronavirus, e sulla modalità di affrontare le malattie e la professione medica con uno stile cristiano, La Fede Quotidiana ha intervistato la dottoressa Vittoria Graziani.
Specializzata in Malattie infettive nel 2004 all’Università degli studi di Chieti “Gabriele D’Annunzio”, la dottoressa Graziani ha lavorato come specialista presso il reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale civile “Spirito Santo” di Pescara, ha prestato servizio presso la Croce Rossa Italiana e presso la Casa di Cura “Villa del Rosario” di Roma.
Dottoressa Graziani, che cos’è il nuovo coronavirus?
“I coronavirus, virus a RNA chiamati così per la particolare struttura a corona della loro superficie visibile al microscopio elettronico, sono sempre esistiti e sono responsabili di infezioni delle vie respiratorie da lievi e limitate alle vie aeree superiori (tratto naso-faringeo, seni paranasali e gola) e in alcuni casi infezioni respiratorie gravi ed estese alle vie aeree inferiori (bronchi e polmoni). Il nuovo coronavirus è un ceppo che non è stato precedentemente mai isolato e che, storia attuale, è `stato identificato per la prima volta in Cina (2019-nCoV). Purtroppo fa parte nella natura intrinseca dei virus la possibilità di evolversi e causare epidemie, sia umane che veterinarie, grazie alla loro capacità di ricombinare, mutare e infettare più specie e tipi di cellule”.
Quali sono i sintomi che fanno pensare che una persona possa essere stata infetta da un coronavirus?
“I sintomi sono molto simili a quelli influenzali ecco perché dal mondo sanitario viene sollecitata a ‘gran voce’ la pratica della vaccinazione antinfluenzale come vaccinazione anche ‘di buon senso’, soprattutto nel caso venga a crearsi su grandi numeri una situazione di necessità di rapidità diagnostica differenziale. I sintomi possono iniziare con la febbre, tosse secca fino ad arrivare a polmonite e, quindi, insufficienza respiratoria. Non esiste al momento una cura o un vaccino specifico anche se ci si sta lavorando”.
Ci indica nel dettaglio quali cose ognuno di noi può fare per proteggersi dal coronavirus?
“Occorre applicare regole igieniche valide per tutte le infezioni virali compresa l’influenza alla quale faccio ancora una volta riferimento per rendere meglio l’idea più concretamente e che proprio in questo periodo tra l’altro sta attraversando la fase di massima diffusione. Regole come lavarsi spesso e accuratamente le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni alcoliche (cosa importantissima questa, per esempio, nelle fasi di incubazione in cui la malattia non è manifesta) evitando di toccare gli occhi, il naso o la bocca con mani non lavate, starnutire o tossire in un fazzoletto da gettare in contenitore chiuso o con il gomito flesso (da parte di chi è sintomatico quindi ostacolando l’emissione di micro-goccioline infettanti), evitare ovviamente contatti ravvicinati con persone malate o che mostrino sintomi di malattie respiratorie (tosse e starnuti), rimanere a casa se si hanno sintomi e contattare il medico, evitare carne cruda o poco cotta, alimenti non lavati, pulire e disinfettare oggetti e superfici potenzialmente contaminati, queste sono tutte regole che fanno parte del buon senso comune per evitare di ammalarsi in generale”.
Hai mai avuto paura ad esercitare la sua attività medica. La fede l’ha aiutata?
“È stata proprio la Fede la chiave di volta per svolgere al meglio il mio lavoro. Da quando da studentessa facevo la volontaria a Lourdes ho toccato, quasi con mano, che non esisteva la malattia ma il malato e che il Signore è il ‘Primario Assoluto’ al quale fare riferimento costantemente, specialmente nella nostra categoria che altrimenti rischia solo di inaridirsi. Nel corso dei miei studi, e fin dalle prime esperienze lavorative, mi sono accorta che non è possibile controllare tutto e che non sempre accade quello che scientificamente è previsto. Prima di avvicinarmi ad un paziente ho sempre chiesto istintivamente Lumi e solo poi avviavo il ragionamento clinico e spesso ho avuto delle intuizioni che sinceramente col senno di poi non erano nelle mie possibilità, soprattutto da neo specializzata, e ho capito che la vita di ognuno di noi è totalmente nelle mani di Dio il quale usa vari mezzi, compresi gli operatori sanitari, per condurre dove Lui vuole. In questa ottica, invece di avere paura mi sono sentita rassicurata perché ho capito che non ero mai da sola con il malato. Amo questo lavoro proprio perché se vissuto con gli occhi della fede diventa una lezione inesauribile di vita vera. Non è spesso così lineare però per un malato intuire nella malattia la stessa cosa, noi medici siamo più fortunati. Nella malattia si è inevitabilmente molto fragili e spesso si enfatizza la possibilità umana nella sola figura del medico senza ricordare che il Primario dei primari è Uno solo”.
Ci fa qualche esempio, relativo alla sua attività professionale, che ricorda con emozione?
“Da neo specializzata diagnosticai un tetano nelle primissime fasi in una anziana signora che, grazie a Dio, si salvò. Non avevo mai visto un caso del genere in vita mia, se non descritto nei testi. Se avessi ritardato a riconoscerlo sarebbe stato fatale. Per fare qualche esempio tratto dai miei ricordi, un paziente in dimissione fu all’improvviso stroncato da un infarto acuto senza avere fattori di rischio e con esami perfetti con totale meraviglia di tutti i sanitari. Ma ci sono stati anche pazienti segnati da parametri vitali al limite che sono durati oltre ogni previsione medica. E potrei continuare. È vero che la medicina viene considerata scienza empirica, ma in un’ottica più ampia ci si rende conto come la mano di Dio intervenga sempre per il singolo secondo i suoi disegni”.
Da cattolica che suggerimenti ci può dare per affrontare con spirito di fede le malattie?
“L’ultima parola spetta a Dio. Lui può veramente tutto e a Lui nulla è impossibile se si confida in Lui completamente. Di questo sono convinta e ho avuto la fortuna di capirlo proprio nel mio lavoro. L’uomo ha molti limiti e nonostante il delirio di onnipotenza che spesso lo tenta dovrà sempre confrontarsi con quello che non può controllare. Il mondo microscopico, come quello macroscopico, come la vita in generale, sono una realtà complessa e dinamica e solo Dio ne è il padrone assoluto. Ai malati dico di non disperare mai e non pensare di essere finiti anche quando l’uomo emette sentenze. Nello stesso tempo ognuno di noi dovrebbe ricordare che da un minuto all’altro può ritrovarsi ad affrontare una battaglia che inconsciamente pensiamo che non ci toccherà mai. È necessario un bagno di umiltà per tutti e, soprattutto, ricordiamoci che l’ultima parola è quella di Dio”.
Matteo Orlando
Fonte: La Fede Quotidiana
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