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Il coronavirus, la Chiesa e le distopie realizzate

Piazza San Pietro vuota per l’udienza settimanale del papa; Sante Messe senza fedeli e trasmesse in televisione; vescovi che benedicono gli uomini di scienza ma si guardano bene dall’implorare Dio onnipotente; un teologo cattolico che dice che la quaresima non è tempo di mortificazioni e di penitenza.

Fino a poco tempo fa un quadro del genere lo avremmo definito distopico, applicabile a un mondo futuribile nel quale la Chiesa esiste solo come facciata ma è internamente morta e i suoi stessi rappresentanti hanno adottato il linguaggio e le logiche del mondo.

Oggi vediamo che questa, invece, è semplicemente la realtà. E la vicenda del coronavirus, sviluppatasi proprio in concomitanza con l’inizio della quaresima, è servita a portarla alla superficie in modo ancora più evidente.

“I sacrifici e le penitenze centrano l’uomo su sé stesso, sulla propria perfezione spirituale, e nulla può essere più pericoloso e letale di questo ingannevole atteggiamento, che illude la persona di avvicinarsi a Dio quando in realtà serve solo ad allontanarla dagli uomini”. Scrive così il teologo secondo il quale la quaresima non è tempo di penitenza. Il male è allontanarsi dagli uomini. Buffo però che questa Neochiesa umanitaria, di fronte a un virus che decide di fare di testa sua, per prima cosa allontani i fedeli.

In varie città del Nord Italia in questi giorni i fedeli e i preti che non accettano di assoggettarsi all’imposizione di non celebrare Sante Messe pubbliche si ritrovano per Messe clandestine, e pare che siano alquanto frequentate. Anche questa una situazione che fino a poco tempo fa avremmo definito distopica: invece è sotto i nostri occhi. Chi vuole restare cattolico e continuare a ricevere l’Eucaristia deve farlo di nascosto.

Un lettore che è andato a una di queste Messe clandestine mi ha detto di non poter riferire qual è la chiesa: “Sa, il parroco potrebbe subire ritorsioni”. Capite? Un uomo di Dio potrebbe subire ritorsioni per aver fatto il suo dovere, per aver risposto alla chiamata del Signore e non a quella del prefetto.

A Milano la Santa Messa dell’arcivescovo per l’inizio della quaresima ambrosiana sarà trasmessa in diretta televisiva, senza la presenza dei fedeli, e tutti si congratulano per la bella scelta. Milano, la città di san Carlo, il pastore che lottò indomito contro la peste mettendosi totalmente nelle mani di Dio. Siamo alla Messa virtuale. Il prossimo passo sarà sostituire il celebrante con un ologramma.

Nelle Lettere di Berlicche il diavolo esperto dice: “È buffo che i mortali ci rappresentino sempre come esseri che mettono loro in testa questa o quella cosa: in realtà il nostro lavoro migliore consiste nel tenere le cose fuori della loro testa”. In questi giorni segnati dalla faccenda del coronavirus i pastori, tranne rare eccezioni, fanno a gara nel tenere ben fuori dalla nostra testa l’idea che Dio possa guarirci e salvarci. L’importante è applicare rigorosamente le indicazioni della prefettura. La “Chiesa in uscita” ha chiuso fuori i fedeli. La “Chiesa ospedale da campo” al momento buono ha scelto la sanificazione, non la santificazione. Amen.

Aldo Maria Valli

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