Cari amici di Duc in altum, le testimonianze su I cattolici al tempo del coronavirus continuano ad arrivare numerose, e anche oggi ve ne propongo una selezione. Da segnalare due fenomeni: uno è quello delle sante Messe clandestine, che si tengono, nonostante il divieto dei vescovi, per iniziativa di chi non si accontenta delle Messe trasmesse in streaming o in televisione; e l’altro fenomeno, che riguarda soprattutto i fedeli di Milano e zone limitrofe, è dato dai “transfrontalieri dell’Eucaristia”, che per aggirare il divieto vanno a Messa nel non lontano Canton Ticino. La necessità spirituale aguzza il santo ingegno! Continuate a scrivermi alla mia pagina Facebook.
A.M.V.
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Qui Lombardia
Prima domenica di Quaresima in una diocesi lombarda (come capite, non posso precisare la località). Una domenica strana. Il vescovo ha ordinato di non celebrare Messe pubbliche, con concorso di popolo. L’ha detto lo Stato, e lo Stato ha sempre ragione, spiegano i vescovi. Quindi i fedeli zelanti e tanto affamati dell’Eucaristia se ne facciano una ragione e la smettano di disturbare i manovratori.
Personalmente non me ne sono fatto alcuna ragione. Sono un ribelle per amore, per amore di Cristo, e non sono certo il solo. Insieme a una manciata di altri fedeli eccomi dunque qui, in una chiesa fredda e buia, che però si accende a un certo punto della fiamma della Presenza Reale. È una Messa clandestina, celebrata in disobbedienza ai dettami vescovili ma in obbedienza al mandato di Cristo. Era accaduto così anche secoli fa in Inghilterra, quando, di fronte agli ordini del re, l’episcopato obbedì, con la sola eccezione del vescovo di una piccola diocesi, Rochester, di nome John Fisher. E così da un giorno all’altro, pur restando il rito ancora molto simile, il popolo fedele si trovò a far parte di una chiesa “altra”: la Chiesa di Stato, la Chiesa anglicana. In seguito, sarebbero arrivati tutti i vari cambiamenti liturgici.
Ma qui, ora, in questa cappella che accoglie il piccolo gregge irriducibile, non c’è posto per questi pensieri, per queste considerazioni storiche: c’è posto solo per la commozione. Una Messa piana, sottovoce, senza canti, per non attirare l’attenzione all’esterno; una Messa come quelle che si celebravano in Messico durante la Cristiada, come quelle che si celebravano oltre la Cortina di Ferro prima della caduta del comunismo. Una Messa toccante, celebrata dal sacerdote con intensità e partecipata dal piccolo gregge con consapevolezza. Eccoci qui a ricevere il Vero Corpo di Cristo. Eccoci qui inginocchiati davanti a un tabernacolo, e non in poltrona davanti a uno schermo televisivo.
Le parole e le preghiere che recitiamo comunemente assumono ora un valore particolare. In una situazione che mai si sarebbe pensato di vivere, qui, in questo Paese che ospita la Santa Chiesa cattolica fin dai suoi inizi, si ha la sensazione che forse davvero siamo entrati nei tempi ultimi.
The Recusant
Lombardia
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Qui Cantù (Como)
Abito in diocesi di Milano e sabato, non avendo trovato alcuna Santa Messa “clandestina”, ho ripiegato con la mia famiglia su una prefestiva a Chiasso, nel Canton Ticino. Credo che da questa situazione i miei figli abbiano appreso (senza bisogno di parole) che noi cattolici non possiamo fare a meno della Santa Messa. Di questo ringrazio il Signore.
Inoltre, mi pare che i ragazzi abbiano ben capito la differenza che passa tra vedere una Santa Messa in streaming (molto sponsorizzata dalla nostra comunità pastorale) e dover “espatriare” per partecipare in prima persona al Sacrificio salvifico di Gesù.
Io sono di Cantù, che non dista molto da Chiasso (poco più di venti chilometri), tuttavia era la prima volta che i miei figli uscivano dall’Italia, ed è bello che questo “evento” sia capitato per una Santa Messa con la famiglia.
Aggiungo che la chiesa non era affatto piena (direi un quarto o forse meno della sua capacità), ma vi ho riconosciuto alcuni miei concittadini. È bello non sentirsi soli!
Claudio Bargna
Cantù (Como)
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Qui Milano / 1
Caro Aldo Maria, mentre i vescovi lombardi supplicano l’imperatore (la Regione) di concedere almeno le Messe feriali (e rammento che siamo nella patria di sant’Ambrogio!) ieri, domenica 1 marzo, sono andato a Messa oltreconfine, a Chiasso, nel Canton Ticino (diocesi di Lugano). Ero con sei amici e così abbiamo inaugurato il fenomeno dei transfrontalieri dell’Eucaristia!
Temevamo di trovare la chiesa (che sorge trecento metri dopo il confine con l’Italia) invasa da altri transfughi italici, provenienti da Como e dintorni, invece niente di tutto ciò. Molti posti vuoti e, da quanto ho visto, solo altri tre temerari come noi, mi sembra da Seregno.
Le allego anche una mia vignetta “milanese” fatta con Power-point (non so disegnare, purtroppo). Così, per sfogarmi un po’.
Un caro saluto.
Lettera firmata
Milano
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Qui Milano / 2
Caro Aldo Maria, siamo marito e moglie e ci tenevamo così tanto alla Messa di inizio quaresima ambrosiana e alle ceneri che abbiamo deciso di accettare l’invito di parenti e andare per le celebrazioni in Svizzera, a Manno, diocesi di Lugano. Personalmente mi sento un po’ in colpa e ho chiesto perdono al Buon Dio. Non so se si può considerare una forma di disobbedienza nei confronti del vescovo, ma da battezzata adulta non vedo l’ora di ricevere tutte le domeniche la Santa Comunione e inginocchiarmi in preghiera davanti a Gesù. La riflessione che abbiamo fatto, riprendendo la liturgia della prima domenica, è che questo tempo ci sta richiamando alla conversione sempre più autentica, per andare alla radice della nostra fede e della nostra speranza, a un rapporto più vero con Gesù. Un caro saluto e grazie!
Lettera firmata
Milano
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Qui Milano / 3
Caro Aldo Maria, con la mia famiglia sono riuscito, nonostante i divieti, a non perdere la Messa nella prima domenica di Quaresima. Come? Andando in Svizzera, nel Canton Ticino. Siamo stati accolti in una comunità francescana, è stato bellissimo e lo rifaremo. Dopo una settimana senza Messa, l’abbiamo proprio gustata! La chiesa era gremita.
Il divieto di celebrare le Messe mi risulta sempre meno comprensibile, visto che altri luoghi pubblici, come i supermercati e i mezzi di trasporto, sono aperti e funzionanti. Anzi, generalmente le chiese sono molto meno affollate di supermercati, autobus, tram e metropolitana. Sembra che da parte dei nostri vescovi la preoccupazione numero uno sia di evitare conflitti con le istituzioni civili.
Al tempo della peste di Milano, san Carlo pregò tanto e fece le processioni con il Santissimo Sacramento, e l’epidemia cessò, anche se non c’erano mascherine e igienizzanti per le mani.
Lettera firmata
Milano
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Qui Mantova
Qui a Mantova, senza alcun caso di positività al coronavirus, supermercati strapieni, bar e ristoranti affollati e… chiese chiuse. Trasmetto non solo il mio dispiacere, ma quello di altre sorelle e altri fratelli addolorati, interdetti, senza parole.
Le dirette streaming del nostro vescovo non ci sono di nessuna consolazione. Mi chiedo da cosa nasca veramente questa scelta di chiudere le chiese.
Elena Di Natale
Mantova
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Qui Liguria
Lo confesso: ho partecipato a una Messa “clandestina”. E non sono pentita. Anzi, ho trovato di positivo: 1) non dover scambiare il segno della pace (che sollievo!); 2) sono scomparsi gli avvisi parrocchiali.
Tutte le attività (la maggior parte delle quali completamente inutili), sono state sospese, e così si è potuta ricevere una benedizione senza “ricatti”.
Che questo virus stia scremando tutta la superficialità che aleggia attorno alle velleità di protagonismo di tanti preti?
Lettera firmata
Liguria
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Qui Vicenza
Caro Aldo Maria Valli, perché non chiediamo di poter celebrare le Messe nei centri commerciali? Là non sarebbe assembramento, pare. Oppure il problema è la Messa in sé?
Davide Lovat
Vicenza