I cattolici al tempo del coronavirus / 13
Qui Mornago (Varese)
Carissimo Aldo Maria, seguo con molta attenzione tutti i suoi articoli, e la ringrazio per l’amore che mette nel fare emergere sempre la verità. Ora volevo raccontarle velocemente una cosa che da stamattina appena sveglia mi sta tormentando.
Ai tempi dei nostri nonni c’era un’usanza: quando il raccolto stava per essere compromesso per una tempesta, si cominciava a pregare trentatré Magnificat, e a breve ritornava il sole, senza grossi danni.
Ricordo che una volta un caro sacerdote, che doveva fare una processione di domenica, ma le previsioni non promettevano bene, invitò i parrocchiani a recitare interrottamente i Magnificat e tornò il sole.
Ora mi chiedo: quale miglior preghiera del Magnificat per fare tornare il nostro Sole divino?
Sicuramente Maria nostra Madre, che ha a cuore il nostro bene, intercederà per noi e accenderà, contro il virus, un’epidemia di amore.
Cominciamo da adesso?
Un caro saluto affettuoso.
Lettera firmata
Mornago (Varese)
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Qui Bari
Ho espresso all’arciprete le mie perplessità circa la sospensione delle Messe con partecipazione di popolo e ho detto: “I nostri avi di fronte a una pestilenza pregavano ancora di più”. Mi ha risposto: “La peste si poteva riconoscere, questo virus no”, poi ha sorriso.
Da noi c’è una statua di san Rocco, che fu invocato per salvare la comunità dal contagio. Ma adesso il santo se ne sta lì nella sua nicchia, da solo, nella penombra di una cappella laterale.
Lettera firmata
Bari
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Qui Roma / 1
Carissimo Aldo Maria, ho potuto partecipare a una Messa mattutina clandestina a Roma. Ci sono ancora sacerdoti coraggiosi che rischiano in proprio. Eravamo in una piccola cappella, a lato della sacrestia, alle sette del mattino. Un’esperienza indimenticabile. Mi sembrava di essere nello spirito dei primi cristiani.
Lettera firmata
Roma
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Qui Roma / 2
Stamattina ho dovuto questionare con un poliziotto che non voleva che entrassi a Santa Maria Maggiore. Secondo la sua interpretazione delle nuove disposizioni, la chiesa è aperta, ma possono entrare solo i dipendenti che ci lavorano. Ed io posso andare al lavoro, ma non ho una giustificazione valida per sostare in chiesa a pregare.
Quindi: i bar sono aperti, i ristoranti sono aperti, gli autobus circolano con passeggeri a distanza ravvicinata tra loro; solo le chiese sono un pericolo per la salute pubblica e quindi devono restare vuote.
Vede, non sono disposizioni di carattere solo sanitario. Sottintendono un giudizio, ed è questo: le attività inutili vanno terminate. E tutte le attività spirituali (e quindi le chiese e coloro che ci entrano per pregare) sono considerate inutili.
Prepariamoci: i tempi saranno sempre più duri.
Lettera firmata
Roma
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Qui San Michele Salentino (Brindisi)
Buongiorno, sono una fedele cristiana cattolica di una piccolissima comunità della provincia di Brindisi. Sono catechista, mi occupo del gruppo liturgico e dell’animazione della Messa anche con il canto. In più opero in oratorio per varie iniziative.
Le scrivo perché, dopo gli ultimi eventi in cui siamo tutti coinvolti, vederci togliere la Santa Messa ci ha portati a sconforto misto a un po’ di rabbia. Io non accetto che proprio la Chiesa ci abbia privati di quello che per noi cristiani è vitale, essenziale, il fulcro della nostra essenza di corpo mistico di Cristo. Non mi rassegno nemmeno al fatto che non si sia cercata una soluzione diversa dall’annullare le Messe. Perciò ho trascorso giorni in meditazione e preghiera e sembra che lo Spirito abbia soffiato e suggerito una possibile soluzione, almeno per non perdere il nutrimento celeste.
Potremmo seguire la Santa Messa in diretta col parroco via Internet ma successivamente ricevere l’eucaristia a casa, per il tramite dei sacerdoti, delle suore e dei ministri straordinari dell’eucaristia Una sorta di consegna a domicilio di cibo spirituale. In fondo il cibo materiale ci è consentito procurarcelo anche con consegna a domicilio, perché quello spirituale no?
Sarebbe la stessa cosa che si fa ordinariamente con gli ammalati: Gesù che raggiunge chi non può raggiungerlo nella sua casa.
Io sto provando a convincere il mio parroco, ma anche il vescovo. Forse però dovremmo muoverci da più parti d’Italia. Infatti, non sono mancati episodi, nel corso della storia della Chiesa, in cui le soluzioni sono sorte dal basso, dal corpo mistico della Chiesa vivo e pulsante nel popolo di Dio.
Non so se sarà una soluzione ma ho voluto condividerla anche con lei, persona che seguo e stimo, nella speranza che possa ritenerla una possibilità.
Il Signore la benedica.
Lettera firmata
San Michele Salentino (Brindisi)
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Qui Piemonte
Caro dottor Valli, scrivo dal Piemonte. Ieri ricorreva il decimo anniversario della morte di mia moglie. Per oggi era prevista da tempo la Messa in suffragio, e il sacerdote, sfidando i divieti statali ed ecclesiali, l’ha celebrata. Eravamo lui, un altro fedele ed io. È stata una grande e insperata grazia.
Lettera firmata
Piemonte
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Qui Firenze
Non appena ho saputo della sospensione delle Sante Messe ho chiesto all’arcivescovo della mia diocesi che desse disposizioni per poter ricevere, almeno, la Santa Comunione. Non ho ricevuto risposta. Grazie cardinale Betori.
Lettera firmata
Firenze