Com’è andata la prima domenica italiana priva di Messe celebrate alla presenza di fedeli?
Quasi tutti i vescovi diocesani hanno celebrato Messe via streaming o tv, ma anche numerosi parroci si sono organizzati sfruttando le possibilità offerte dalla tecnologia informatica.
Non sono mancate le incongruenze (un lettore mi ha segnalato per esempio la presenza di un mercatino, con relativi avventori, proprio di fronte all’ingresso di una chiesa) ma più grave è ciò che è successo a Cerveteri, dove alcuni agenti della polizia locale sono entrati in una chiesa intimando l’interruzione di una Messa che era in diretta streaming, con la presenza di pochissimi fedeli all’esterno e a distanza di sicurezza l’uno dall’altro.
A Trieste il vescovo, monsignor Crepaldi, ha affidato la città alla Madonna della Salute con una cerimonia nel santuario di Santa Maria Maggiore.
La preghiera dice fra l’altro: “Madonna della Salute, come tante volte nella storia della nostra Trieste, veniamo a te smarriti e pieni di paura per chiedere il conforto della tua materna presenza che ci protegga dal pericolo del virus… Madonna della Salute, radunati sotto il tuo manto a te ci consacriamo, fiduciosi che, dopo questo periodo di sofferenza, farai tornare nella nostra Trieste, nell’Italia e nel mondo intero il tempo della tranquillità operosa e serena”.
La richiesta di consacrare le città italiane al Cuore Immacolato di Maria arriva dalla Pia Società della Beata Vergine del Rosario e dei SS. Bartolomeo e Sebastiano, che rivolgendosi alle autorità civili e soprattutto ai sindaci scrive: “Avendo appreso con gioia la notizia della consacrazione di Venezia al Cuore Immacolato di Maria ad opera del sindaco Brugnaro (ma anche il sindaco di Sassuolo ha affidato la sua città alla Vergine, ndr), chiediamo che le autorità pubbliche – e in particolare i sindaci – ora più che mai tributino il giusto onore a Maria Santissima Ausiliatrice e Soccorritrice, Mediatrice di tutte le grazie e Corredentrice, invocandone la protezione e consacrando le proprie città al suo Cuore Immacolato”.
Da Firenze un sacerdote americano incardinato nella diocesi, Mario Alexis Portella, notando che “nella storia della penisola italiana le Messe non erano mai state sospese e la Chiesa, anche durante la Seconda guerra mondiale, è sempre stata un punto di riferimento, anche per i non cattolici”, scrive che ora invece “il messaggio che la maggior parte della gente riceve è che non crediamo che Dio possa alleviarci da questa pandemia. Nella migliore delle ipotesi, può aiutarci a superarla”.
Tra le tante testimonianze ricevute da Duc in altum in queste ore, ecco quella di una lettrice che scrive: “Noi siamo fortunati. Il nostro parroco ha sempre tenuto aperta la chiesa ed è presente nella cappella laterale, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, per dare la comunione. Si entra uno alla volta e non mi sono mai trovata vicina ad altri fedeli”.
Altri propongono di scrivere ai vescovi della propria diocesi per manifestare, pur con il dovuto rispetto, tristezza e disappunto per l’impossibilità di ricevere i sacramenti: “Più lettere riceveranno e più sentiranno la pressione del popolo ancora rimasto cristiano”.
Rispondendo a un lettore di Roma che su Duc in altum chiedeva come sia possibile recarsi in chiesa senza contravvenire alle disposizioni governative antivirus che vietano spostamenti da casa se non per i noti motivi di necessità e urgenza, una lettrice scrive: “È necessario compilare il modello di autocertificazione barrando la voce situazione di necessità e dichiarando la necessità di preghiera personale in luogo di culto come da art.1, comma 1, lettera i del Dpcm 8 marzo 2020 e confermato successivamente. Mi sono letta il Decreto e le domande sul sito del governo, poi mi sono confrontata con altri. Logica vuole che se le chiese sono aperte ed è permessa la preghiera individuale (comunque nel rispetto delle distanze) sia possibile anche raggiungere la chiesa stessa come avviene per i supermercati”.
A Cagliari l’arcivescovo Giuseppe Baturi ha indetto una giornata di digiuno e di preghiera per oggi, lunedì 16 marzo, quando compirà un atto di affidamento nella chiesa di Sant’Efisio, per “chiedere al Signore onnipotente e ricco di misericordia di volgere il suo sguardo sulla condizione di sofferenza del nostro Paese, di confortare i nostri cuori e aprirli alla fede e alla speranza, di far ardere la nostra carità perché possiamo consolare i nostri fratelli e perché assumiamo con forza i nostri impegni e responsabilità verso la comunità degli uomini”.
A sua volta il presidente della regione Sardegna, Christian Solinas, scrive in un messaggio: “In questo momento così difficile per il mondo intero e per la nostra Sardegna, abbiamo messo in campo tutte le nostre forze per combattere il dilagare della pandemia. Tutti i nostri uomini, i nostri mezzi, le nostre energie sono impegnate senza sosta. Facciamo tutto ciò che è umanamente possibile. Ma come cristiano sento di dover testimoniare uno strumento in più: la mia fede e la mia umile preghiera. Per questo – continua il presidente Solinas – accolgo con tutto il cuore l’invito rivolto dall’arcivescovo Giuseppe Baturi e invocherò anch’io, insieme all’intercessione di Sant’Antioco e della Madonna di Bonaria, patroni massimi della Sardegna, l’aiuto straordinario del nostro amato Martire Efisio, affinché ancora una volta conceda il suo intervento risolutivo come ha fatto in passato”.
A.M.V.