I cattolici al tempo del coronavirus / 15
Cari amici di Duc in altum, torna la rubrica I cattolici al tempo del coronavirus, con nuove testimonianze dall’Italia e non solo. Scrivetemi sulla mia pagina Facebook. Ringrazio tutti per i numerosi contributi e ricordo di indicare sempre la località e di specificare se si vuole che la testimonianza sia firmata o anonima. Tutti gli interventi sono graditi. Un po’ meno graditi, sul piano umano, sono gli insulti. Non li pubblico, perché non sono edificanti. Sono però preziosi per l’anima. E dunque grazie anche a chi mi insulta.
“Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso” (Lc 6,32).
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Qui Bari
Caro Aldo Maria, devi sapere che io la domenica accompagnavo mia madre, ormai anziana, presso il santuario della Madonna del Pozzo, a Capurso. Mi piaceva la celebrazione dei monaci francescani, sobria e austera. Sono proprio bravi, anche nella spiegazione del Vangelo. Ma ora tutto è fermo.
Ogni domenica c’erano tanti malati, disabili, non vedenti, persone in sedia a rotelle. Per loro era l’appuntamento più bello e più atteso della settimana. Rifletti per un attimo solo: ora come si sentono queste persone? Alla sofferenza che vivono ogni giorno se ne aggiunge un’altra. Senza Messa, con preghiere silenziose e campane mute, si prova tanta tristezza.
Giuseppe Conte
Bari
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Qui Milano / 1
Caro Aldo Maria, voglio condividere con te un pensiero di Clemente Rebora, il celebre sacerdote e poeta. Lo scrisse poco prima di morire, nel suo letto d’infermità, e ben si attanaglia a questi tempi cupi: “La misericordiosa bontà di Gesù crocifisso mi tiene ancor sempre sacerdote attivo: non potendo più celebrare il sacrificio dell’altare, mi fa celebrare il sacrificio della croce”.
Mi piacerebbe pensare che i sacerdoti ai quali è stato vietato (non dallo Stato ateo, ma dai “pastori”) di impartire i sacramenti in tempi di epidemia come questi, in cui ce ne sarebbe più bisogno, abbiano la stessa fede da gigante che muove le montagne di questo meraviglioso prete poeta.
Grazie per il coraggio con cui raccogli le testimonianze dei fedeli come me, perplessi e abbandonati nel momento dell’estremo pericolo, della solitudine e del disagio.
Andrea Colombo
Milano
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Qui Milano / 2
Caro Aldo Maria, il nostro parroco trasmette la Messa quotidiana senza popolo su Facebook e fa suonare le campane tutte le sere alle 19 per invitare i credenti alla preghiera mariana (e i non credenti a un minuto di silenzio). Ma sa con quale motivazione? Dice che il tutto gli ricorda la resistenza antifascista!
Quanto alle cause della pandemia, il nostro buon prete esclude categoricamente l’idea del flagello divino e sostiene, in accordo col nostro arcivescovo, che il Signore “non risolve magicamente le cose: ci è compagno nel dolore e ci salva nelle tempeste, più che dalle tempeste”.
Insomma, non sia mai che qualcuno possa credere all’onnipotenza di Dio!
Lettera firmata
Milano
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Qui Vicenza
In questa quaresima distopica ci sono almeno due realtà che mi urtano particolarmente.
La prima è sapere che a molti viene negato il conforto dei sacramenti, in particolar modo del viatico del quale ogni cristiano spera di poter beneficiare. Mai accadde in passato, nemmeno in presenza di pestilenze assai più gravi e più letali dell’attuale contagio, che ai sacerdoti venisse impedito di prestare conforto ai morenti.
La seconda è, in apparenza, più sfumata, ma è come un cancro che da tempo si è insinuato nella Chiesa, fino a raggiungere i paramenti sacri. Mi riferisco al simbolo dell’umanesimo mondialista, del relativismo etico, del sincretismo religioso: l’arcobaleno.
Mentre la mancanza di pietà verso i fedeli con la sospensione delle Messe, nonché verso i morenti con la mancata assistenza spirituale, mi reca un dolore quasi fisico, questa seconda circostanza a ben riflettere mi fa presagire una minaccia più sottile e pericolosa.
Andiamo avanti, anche se è dura, e buona prosecuzione di questa difficile quaresima nel deserto.
Lettera firmata
Vicenza
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Qui Ungheria
I salesiani ungheresi hanno diramato le regole di comportamento per assistere alle Messe da casa. Eccole.
Prepara un altare in casa tua con una tovaglia e una candela accesa
Vestiti in modo dignitoso (no pigiama e vestaglia)
Spegni telefoni, radio e ogni cosa che possa disturbare
Prendi la comunione spirituale
Prega ad alta voce le parti che ti competono
Ricordati che Dio ci ama
Carlo Volpe
Mosonmagyaróvár (Ungheria)
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Qui Barrafranca (Enna)
Il coro Magnificat di Barrafranca (Enna), diocesi di Piazza Armerina, condivide tramite i social un canto a Maria, una preghiera di intercessione presso il Figlio, balsamo per le nostre preoccupazioni.
Tante le nostre voci si uniscono e si fondono in una sola lode che sgorga dal cuore. In questo tempo, come smarriti, siamo chiamati più che mai a guardare Maria, la Madre della speranza, a invocarla, a riscoprire la sua tenerezza materna e il suo amore per noi suoi figli.
Con questo canto vogliamo ricordare anzitutto i malati, coloro che sono stati colpiti da questa subdola pandemia, e poi ringraziare e dare sostegno agli operatori sanitari e a quanti in questo momento fronteggiano lo stato di emergenza.
Claudio, Nicolò, Giuseppe, Ludovico,Adriana, Angela, Jenny, Melania, Denise, Adalgisa, Chiara, Letizia, Dorotea
Barrafranca (Enna)
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Qui Rho (Milano)
Caro Aldo Maria, siamo veramente al rendiconto finale? Ai tre giorni di buio? Alla rivelazione dei dieci segreti? Alla seconda venuta di nostro Signore?
In questi giorni mi sto concentrando sulla preghiera, compresa quella notturna, dalle 3 alle 4, grazie a un sacerdote agostiniano, padre Massimo. Sono arrivato a nove notti di preghiera. Non lo dico per vanto, ma sto scoprendo quanto sia importante l’adorazione notturna. Preghiamo per i malati, per chi è in prima linea e per tutti i morenti, che lasciano questo mondo senza i conforti religiosi e senza poter essere avvicinati dai familiari e dagli amici.
Veramente in questo frangente la preghiera ci sostiene e ci rassicura.
Uniti nella preghiera
Lettera firmata
Rho (Milano)