Cari amici di Duc in altum, mentre molti di noi sono costretti a stare in casa, non ci farà male prendere in mano qualche buon libro. Ecco dunque dall’amico Aurelio Porfiri alcuni consigli di lettura. Partiamo con un’opera di Corrado Gnerre: La rivoluzione nell’uomo. Una lettura anche teologica del ’68, edito da Fede & Cultura.
A.M.V.
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Molti lettori che sono interessati all’apologetica cattolica avranno avuto modo di sfogliare l’una o l’altra opera di Corrado Gnerre, scrittore colto e abilissimo nel coinvolgere il suo pubblico. Possono essere trovati nei negozi specializzati o in formato ebook molti suoi lavori recenti. Qui ci occupiamo di un saggio di dimensioni contenute pubblicato da Fede & Cultura nel 2012, La rivoluzione nell’uomo. Una lettura anche teologica del ‘68. Un lavoro di dimensioni abbordabili ma che apre scenari importantissimi per ciò che riguarda la comprensione di un tempo così intenso come fu quello alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
Nella sua prefazione, Roberto de Mattei inquadra per noi il Sessantotto affermando: “Il Sessantotto, non fu una Rivoluzione fallita. Solo oggi, a quarant’anni di distanza, ci rendiamo conto di come la sua filosofia di vita abbia permeato, lentamente ma progressivamente, i costumi e la mentalità della società occidentale. Questo risultato va molto al di là del fatto che molti tra i protagonisti del Sessantotto occupano oggi importanti posti di potere, all’interno di quello stesso ‘sistema’ che avevano accesamente contestato. Alcuni di loro hanno rinnegato le posizioni giovanili, ma la Rivoluzione culturale da essi innescata ha seguito inesorabile il suo corso”.
Di questa Rivoluzione culturale, d’altra parte ben rappresentata da quella scatenata da Mao Zadong in Cina su altri orizzonti, ma sempre con in mente il principio della sovversione dell’autorità, ci dà conto Corrado Gnerre già dall’introduzione, in cui l’autore ribadisce quanto appena detto sul concetto di sovvertimento dell’autorità: “Dunque, il Sessantotto fu un movimento rivoluzionario che nacque per perseguire l’abbattimento di ogni forma di autorità e di vincolo giuridico e morale, ma attenzione: tanto sul piano sociale quanto soprattutto su quello individuale“.
Nel primo capitolo l’autore si dedica a sviscerare le tappe di una rivoluzione, cercando un senso in quegli eventi leggendoli anche alla luce della sua esperienza di contemporaneo, leggendo il Sessantotto alla luce della postmodernità: “La prima tappa è: Chiesa no – Cristo sì! Si tratta della cosiddetta Riforma protestante (meglio sarebbe definirla Rivoluzione protestante) con la quale si pretese accettare Cristo ma separandolo dalla Chiesa. La seconda tappa è: Cristo no – Dio sì! Persa la Chiesa, si perde anche Cristo. E infatti l’Illuminismo partorì il deismo, ovvero la convinzione che Dio esiste ma sarebbe così lontano da non preoccuparsi dell’uomo. Dunque, Dio sì, ma Cristo no; Cristo che è appunto il Dio che si rivela. La terza tappa è Dio no, uomo sì! Perso Cristo, si perde anche Dio. Il marxismo ha parlato di ateismo ‘scientifico’ e ha preteso farlo affermando che solo negando Dio si possa affermare l’uomo. La quarta tappa è Uomo no! Perso Dio, si perde anche l’uomo. Questa è una tappa che si esprime tanto nella postmodernità quanto in un evento che a nostro parere s’inserisce bene nella postmodernità: il Sessantotto”.
Ma di che rivoluzione stiamo parlando qui? Di una rivoluzione non solo a livello sociale, ma nell’uomo stesso: “Il Sessantotto è stato il tentativo di portare il concetto di rivoluzione dal piano sociopolitico a quello dell’interiorità umana, cioè dalla società all’uomo. Non più e non solo una rivoluzione politica, ma piuttosto una rivoluzione culturale che potesse riguardare tutto: anche l’uomo e i suoi giudizi”. Come ha potuto questa rivoluzione essere efficace? Servendosi di tre sotto-rivoluzioni: “La prima riguardante i costumi sessuali (rivoluzione sessuale), la seconda l’uso delle droghe (rivoluzione psichedelica), la terza l’uso di un certo tipo di musica (rivoluzione musicale). D’altronde un noto motto del Sessantotto fu appunto: sesso, droga e rock n’roll“.
Dopo aver sviscerato le tre sotto-rivoluzioni, l’autore ci guida nella comprensione dell’importanza in prospettiva storica parlando dei concetti di mistica rivoluzionaria, gnosi e utopia. Poi eccoci di fronte alla Scuola di Francoforte e alla sua importanza nell’evoluzione anno fatale: “Quando il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler divenne cancelliere, l’Istituto per la ricerca sociale si trasferì negli Stati Uniti, ma sembra che il trasferimento fosse stato già programmato indipendentemente dall’avvento del Nazismo. Rappresentanti significativi della Scuola di Francoforte riuscirono poi facilmente a occupare posti-chiave in importanti università americane e non solo. Questo grazie soprattutto all’Università della Columbia (che diventò una sorta di ‘patria americana’ della Scuola di Francoforte), a quella di Princeton, alla London School of Economics, alla Fabian Society britannica, alle Fondazioni Rockfeller, e grazie anche al noto pedagogista John Dewey (1859-1952)“. Poi si parla del ruolo del marxismo, di partiti e lobbies, di deriva delle nuove generazioni per gli influssi nefasti di quel periodo.
Ma qual è la soluzione? “C’è chi ha detto che per combattere la rivoluzione, non occorre una rivoluzione contraria ma il contrario della rivoluzione. Ed è vero. Quando si parla di rivoluzione s’intende sempre (come abbiamo già avuto modo di vedere) un rifiuto dell’ordine naturale delle cose; per cui sarebbe illogico – se non addirittura sciocco – credere che una rivoluzione si possa contrastare con un’altra rivoluzione. Piuttosto occorre il contrario della rivoluzione”. Molto interessante la parte finale in cui l’autore ci conduce attraverso gli slogan più in voga in quel tempo, da “Siate realisti. Chiedete l’impossibile” a “Dimenticate tutto ciò che avete imparato. Cominciate a sognare”.
Insomma, un testo veramente interessante e ben congegnato che ci accompagna attraverso anni che non possono non riguardarci.
Aurelio Porfiri
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Corrado Gnerre, La rivoluzione nell’uomo. Una lettura anche teologica del ’68, prefazione di Roberto de Mattei, Fede & Cultura