Le radici cristiane del “tutto andrà bene”

Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui il mio intervento di oggi nella rubrica La trave e la pagliuzza per Radio Roma Libera.

A.M.V.

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“Tutto andrà bene” dicono i cartelli appesi ai balconi degli italiani in questi giorni di quarantena nazionale. Una frase che è diventata un po’ il simbolo della speranza coltivata, nonostante tutto, in un momento così difficile. Una speranza, potremmo dire, laica, fondata sulla tenacia delle persone, sulla capacità di resistenza alle difficoltà, sullo spirito di solidarietà e di abnegazione.

Molti quindi resteranno stupiti apprendendo che in realtà il “tutto andrà bene” ha radici cristiane. Si tratta infatti di un’espressione che possiamo far risalire a Giuliana di Norwich (1342 – 1416), mistica inglese, ricordata come santa sia dai cattolici (13 maggio) sia dagli anglicani (8 maggio).

Com’è storia comune a tanti mistici, Giuliana a un certo punto della sua vita (aveva circa trent’anni), si ammalò gravemente e incominciò ad avere visioni di Gesù Cristo. Il racconto delle visioni fu scritto ed è ritenuto il primo testo in inglese redatto da una donna.

“Questa rivelazione – scrive Giuliana – fu fatta a una creatura semplice e illetterata mentre viveva ancora nella sua carne mortale, nell’anno di nostro Signore 1373, il 13 maggio”.

La prima edizione stampata delle Rivelazioni risale al 1670, poi ci furono ristampe nel corso dell’Ottocento e del Novecento.

L’epoca di Giuliana di Norwich fu travagliata (la Chiesa era lacerata dallo scisma seguito al ritorno del papa da Avignone a Roma, il mondo era devastato dalla Guerra dei cent’anni fra Inghilterra e Francia, in Europa imperversava la peste nera), eppure la teologia della mistica è improntata all’ottimismo: l’amore di Dio è più forte di ogni difficoltà. Di qui il suo detto più conosciuto: “È stato necessario che esistesse il peccato; ma tutto sarà bene, e tutto sarà bene, ed ogni sorta di cosa sarà bene” (Rivelazioni, cap. 27). Concetto spiegato così: “Io posso compiere bene ogni cosa, Io sono in grado di compiere bene ogni cosa, Io voglio compiere bene ogni cosa, e Io compirò bene ogni cosa; e tu vedrai da te stessa che ogni sorta di cosa sarà bene” (Rivelazioni, cap. 31).

Occorre sottolineare che, secondo Giuliana, quando dice “io posso” il soggetto è il Padre; quando dice “sono in grado” il soggetto è il Figlio; quando dice “voglio” è lo Spirito Santo e infine quando dice “Io compirò” è l’intera Trinità divina.

Un’altra espressione di Giuliana, ripresa da papa Giovanni Paolo I, è: «Com’è vero che Dio è nostro Padre, così è vero che Dio è nostra Madre» (Rivelazioni, cap. 59).

Il poeta Thomas S. Eliot inserì il verso “E tutto sarà bene e / ogni sorta di cose sarà bene” nel terzo tempo del quarto poemetto dei Quattro quartetti, Little Gidding.

Va notato che il “tutto andrà bene” è comunque riduttivo rispetto al “tutto sarà bene” (all shall will be well) di Giuliana. “Tutto sarà bene”, infatti, significa non tanto che una certa vicenda andrà a finire bene, ma che qualsiasi cosa succederà sarà buona, sarà “bene” perché voluta da Dio, il quale non può volere che il bene delle sue creature. E in questa differenza di verbo c’è anche tutta la differenza tra una speranza semplicemente umana e una speranza che ha il suo fondamento in Dio.

Aldo Maria Valli

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