Chiose e postille di padre Giocondo / 13
Il foglio mancante
Caro dottor Valli, ho una notizia bomba per il suo blog Duc in altum.
Lei avrà sicuramente seguito, ieri sera, a partire dalle ore 18, la catechesi che papa Bergoglio ha letto in una piazza san Pietro vuota e spettrale, catechesi seguita poi da un tempo di adorazione, e dalla benedizione eucaristica urbi et orbi con tanto di indulgenza plenaria annessa.
Ebbene, lei deve sapere che il pontefice, in quella occasione, non ha letto tutta la catechesi così come gli era stata preparata, ma ha saltato la pagina finale.
Infatti, due ore prima dell’inizio della diretta, i suoi collaboratori gli hanno sottoposto il testo da leggere, per una verifica sui contenuti e la forma. Lui ha scorso velocemente il tutto senza particolari reazioni emotive, finché è arrivato in fondo: e qui si è corrucciato, ha scosso la testa e ha sbottato: «No, quest’ultima pagina no!».
Ciò detto, egli ha preso quel foglio, lo ha accartocciato ben bene, e lo ha gettato nel cestino del suo studio. E quel foglio accartocciato, caro Valli – lei forse non lo crederà –, alla fine, per vie traverse che non le sto qui a svelare, è giunto nelle mie mani.
Ecco il suo contenuto, parola per parola.
«Fratelli e sorelle, la riflessione che abbiamo fatto finora sulla traversata del lago in tempesta è rivolta essenzialmente alla società in generale: la crisi del coronavirus obbliga tutti e ciascuno a rivedere sia la mentalità che i comportamenti.
Ma questa crisi interpella anche la Chiesa in quanto tale, e più in particolare i pastori della Chiesa, e la mia stessa persona in quanto pastore dei pastori.
Questa piazza san Pietro così vuota e piangente mi spaventa! La basilica di san Pietro, che è alle mie spalle, così vuota e silente, mi spaventa! Le nostre chiese così vuote e desolate mi spaventano! Perché il Signore ha permesso tutto questo? Abbiamo forse sbagliato in qualche cosa? Io stesso, nel corso di questi sette anni, come pastore dei pastori, ho forse sbagliato in qualche cosa?
Fratelli e sorelle, queste sono le domande che mi pongo, davanti alla mia coscienza inquieta. E su queste domande io intendo riflettere profondamente nel corso di queste giornate di forzata inattività. E per operare un migliore discernimento, io mi impegno pubblicamente a chiedere consiglio anche al papa emerito, Benedetto XVI. Certo, nei suoi confronti, io ho mancato di rispetto qualche settimana fa, pretendendo di metterlo a tacere su una questione così importante come quella del celibato sacerdotale. Ne chiedo pubblicamente perdono a lui, a Dio e agli uomini! Non avverrà mai più! La sua parola sapiente, profonda e pacata sarà certamente in grado di evidenziare ciò che, in questi sette anni, è stato realizzato ragionando “non secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Fratelli e sorelle, termino questa catechesi facendo mie le parole che il re David disse all’angelo sterminatore che stava colpendo il popolo eletto con il flagello della peste: “Io ho peccato e ho commesso il male; costoro, il gregge, che cosa hanno fatto? Signore, Dio mio, la tua mano infierisca su di me e sul mio casato [cioè, i gesuiti], ma non colpisca il popolo!” (1Cro 21,17). Amen».
Caro Valli, io sono convinto che se questo foglio mancante fosse stato letto, sopra piazza san Pietro le nubi si sarebbero squarciate e, nel cielo già arrossato dalle luci del tramonto, sarebbe comparso come per miracolo un meraviglioso arcobaleno che avrebbe abbracciato Roma e il mondo intero, riconciliando ogni cosa con Dio.
Padre Giocondo da Mirabilandia